Tangenti per ottenere una casa popolare dell’Ater: in 45 a processo

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di Giulio De Santis

Coinvolti due impiegati del Comune e tre dell’ente per la concessione degli alloggi. Accertati pagamenti di mazzette da 165 mila a 15 mila euro. Sotto accusa anche 25 inquilini, tre mediatori e tre imprenditori

Da 165 euro a 15mila. È il prezzo delle mazzette pagate, a seconda delle singole situazioni, da 16 nuclei familiari a tre dipendenti dell’Ater e a uno del Comune per abitare nelle case popolari senza avere i requisiti previsti. Questa l’accusa per cui la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio di 36 persone tra cinque impiegati pubblici (uno accusato solo di falso), 25 inquilini, tre imprenditori e tre mediatori. I reati contestati: induzione indebita a dare o promettere utilità e falso in atto in pubblico. Il giro di mazzette – tra i condomini dei quartieri Casilino, Centocelle, Colle Salario, Prati, Trastevere e Trullo – risale al periodo tra il 2013 e il 2016.

È il 2014, quando una famiglia occupa già da due anni senza titolo un alloggio in via Giovanni da Castel Bolognese. La paura è di dover abbandonare la casa. Allora si rivolge, secondo l’accusa, a Francesco Censoni, noto con il soprannome di «capopalazzo», dipendente Ater. Ad aiutarlo, Umberto Sparaciari, anche lui impiegato dell’ente. I due promettono di regolarizzare la posizione della famiglia. ma in cambio vogliono denaro, sostiene il pm. Gli inquilini, per l’accusa, versano almeno 4. 500 euro.

Questo è il modus operandi classico nei 16 episodi ricostruiti dall’accusa. In alcuni casi, invece di Sparaciari, al fianco di «capopalazzo» ci sarebbe stato Giuseppe Labate, anche lui impiegato Ater. In queste manovre ha avuto un ruolo cruciale in sette occasioni pure Liliana Amendola, dipendente del dipartimento delle Politiche abitative del Comune. Infine si è ritagliato una parte da co-protagonista, seppure marginale, anche Stefano Marini, dipendente del V Municipio, accusato solo di falso. Alla sua porta avrebbero bussato gli inquilini, quando è stato necessario falsificare degli atti. Alcune mazzette pagate sono state di 165 euro. Ma in un caso il solo «capopalazzo» avrebbe preso 15mila euro per assicurare un contratto d’affitto.

Nell’inchiesta ci sono altri nove imputati (per un totale di 45), nessuno dipendente della pubblica amministrazione. Alcuni sono sotto accusa per aver truffato l’Ater facendo in modo che nell’appartamento alloggiasse un nuovo inquilino in seguito alla morte dei precedenti titolari, impendendo così all’ente di rientrare in possesso della casa. È il 2014 quando una coppia viene mancare. Il figlio si fa aiutare da cinque persone a trovare qualcuno disposto a versargli 20mila per lasciare l’alloggio. La persona viene trovata. Entra nella casa. Senza che l’Ater ne riprenda il possesso. «Si tratta di persone disperate – dicono gli avvocati Giampaolo Balzarelli e Domenico Pirozzi, difensori di due inquilini coinvolti nelle truffe -. Molti fatti saranno dichiarati prescritti».

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17 settembre 2022 (modifica il 17 settembre 2022 | 07:22)

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, 2022-09-17 05:39:00, Coinvolti due impiegati del Comune e tre dell’ente per la concessione degli alloggi. Accertati pagamenti di mazzette da 165 mila a 15 mila euro. Sotto accusa anche 25 inquilini, tre mediatori e tre imprenditori, Giulio De Santis

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