Tutti i referendum della storia della Repubblica: le scelte degli italiani

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di Paolo DecrestinaQuelli di domenica arrivano dopo i 73 referendum che si sono tenuti dal 1946 ad oggi. Scopriamo quali sono stati, cosa hanno deciso e che conseguenze politiche hanno avuto Domenica si vota per cinque referendum. Dal 1946 ad oggi, in Italia si sono svolti 73 referendum: 67 abrogativi, uno istituzionale, uno consultivo e quattro costituzionali. Lo strumento del referendum ha in sé una forza dirompente perché contiene una partecipazione diretta dei cittadini su scelte che possono essere decisive per il Paese. Non per niente i padri costituenti trattarono la materia con una certa delicatezza , escludendo per esempio i referendum propositivi e altri tipi di consultazione diretta (a parte le modificazioni territoriali delle regioni). Decisero così di limitare la tipologia ai referendum abrogativi (l’articolo 75 della Costituzione prevede che la richiesta possa venire da 500 mila cittadini o da 5 consigli regionali, oltre a un quorum del 50% più uno degli elettori) e a quelli confermativi di una riforma costituzionale (articolo 138, che non prevede quorum degli elettori). 1946: Monarchia o RepubblicaIl primo referendum della Repubblica non può che essere quello da cui la Repubblica è nata. Il 2 e 3 giugno del 1946 si vota per scegliere, appunto, tra Monarchia e Repubblica. Per la prima volta, in una consultazione politica nazionale, votano anche le donne (lo faranno più degli uomini): alla fine sono 12.717.923 i cittadini favorevoli alla Repubblica (54,3 per cento) , a fronte di 10.719.824 monarchici (45, 7 per cento). 1974: il divorzio Nel 1970, con l’introduzione del divorzio in Italia, il democristiano Amintore Fanfani volle che fosse contestualmente approvata la legge attuativa del referendum grazie alla quale abolire il divorzio. Per il primo scioglimento anticipato di ambedue le Camere, il voto slitta al 12 e 13 maggio 1974. L’affluenza è incredibile: vota l’87,7 per cento degli aventi diritti al voto. La parte del «no», tra cui radicali e cattolici di sinistra, vince con il 59,1 per cento. 1978: la legge Reale L’11 giugno 1978 si vota sull’abrogazione della legge Reale sull’ordine pubblico e sull’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti. Va a votare l’81,4 per cento degli elettori, che dicono no a tutti e due i quesiti: i no furono il oltre il 76 per cento sull’abrogazione della legge Reale e il 56 per cento sull’eliminazione del finanziamento pubblico dei partiti. 1981: l’aborto Il 16 e 17 maggio 1981 gli italiani sono chiamati a pronunciarsi su vari quesiti, il più importante dei quali trattava l’abolizione della legge che permetteva e regolamentava l’interruzione di gravidanza ed era promosso dal cattolico Movimento per la vita. Vinsero a stragrande maggioranza i no in tutti i quesiti (un altro sull’aborto per l’allargamento, tre per abrogare la legge Cossiga sull’ordine pubblico, l’ergastolo e il porto d’armi). Con questa tornata referendaria si chiude una prima stagione, quella che aveva al centro la battaglia per diritti civili. 1985: la scala mobile Il 9 giugno 1985 si tiene così il primo referendum «economico»: si vota sulla proposta di abrogare il taglio dei punti di scala mobile, deciso dall’esecutivo. Le firme sono raccolte dal Pci. Anche in questo caso la vittoria andrà ai No, con il 54,3%, un risultato che rafforza il governo Craxi. 1987: il nucleareL’8 novembre 1987 registra la prima vittoria del Sì al referendum. E sono ben cinque i sì ai quesiti promossi dai radicali, i più importanti riguardano il nucleare (che aveva tre quesiti, l’incidente di Cernobyl è dell’anno prima), la responsabilità civile dei giudici e la commissione inquirente. Ed è proprio da questa tornata referendaria che ancora oggi l’Italia non ha centrali nucleari sul proprio territorio. 1989: il primo (e unico) consultivo Il 18 giugno 1989 si tiene il primo, e finora unico, referendum statale di indirizzo nella storia della Repubblica Italiana. L’ scopo è sondare la volontà popolare in merito al conferimento o meno di un ipotetico mandato costituente al Parlamento europeo, i cui rappresentanti italiani venivano eletti contestualmente. Visto che, come detto prima, la Costituzione italiana prevede (oltre ai referendum regionali) solo tre tipi di referendum (abrogativo, costituzionale e territoriale), l’indizione del referendum è possibile grazie a una legge speciale. I Sì vincono con l’88 per cento. 1990: i referendum ambientalisti I Verdi, sull’onda della vittoria per il nucleare, lanciano assieme ai radicali, presentano tre quesiti sulla disciplina della caccia e l’uso dei fitofarmaci in agricoltura. Per la prima volta nella storia non si raggiunge il quorum. Eppure questo referendum ha influenzato le scelte del Parlamento negli anni successivi, che hanno visto soprattutto per quanto riguarda la caccia emanare una legislazione molto più restrittiva. 1991: le leggi elettorali Il 9 giugno 1991 si vota per abrogare le preferenze elettorali. Dopo una lunga battaglia giuridica, infatti, Mariotto Segni riesce a far passare solo uno dei tre quesiti proposti, e cioè quello sulla riduzione dei voti di preferenza da tre a uno (gli altri due respinti dalla Consulta erano sul sistema elettorale di Senato e Comuni). I Sì sono il 95,6%, i votanti il 62,2% e così fallisce quindi l’invito di Craxi ad «andare al mare». 1993: il sistema elettoraleIl 18 aprile 1993 si vota su otto referendum. Gli elettori rispondono con otto Sì. Il voto più importante è quello che modifica in senso maggioritario la legge elettorale del Senato. Aboliti tre ministeri (Agricoltura, Turismo e Partecipazioni statali), il finanziamento pubblico dei partiti, le nomine politiche nelle Casse di Risparmio. 1995: la tvL’11 giugno 1995 si vota per 12 referendum. Il no vince sui tre quesiti più importanti che riguardano la legge Mammì, e sulla richiesta di modificare il sistema elettorale per i comuni. 1997: nessun quorumIl 15 giugno 1997 niente quorum per i sette referendum superstiti (dei 30 iniziali). Si vota su Ordine dei giornalisti, golden share, carriera e incarichi extragiudiziari dei magistrati e altri temi minori. 1999: il proporzionale Il 18 aprile 1999 si vota per l’abolizione della quota proporzionale nel sistema elettorale per la Camera. Il quorum però viene solo sfiorato (49,6%). Tra i votanti il Sì ottiene il 91,5%. 2000: quorum lontanoIl 21 maggio del 2000 si vota per sette referendum abrogativi. Nessuno di loro raggiunge il quorum. La percentuale dei votanti oscilla tra il 31,9 e il 32,5%. Il Sì ha comunque la maggioranza nei referendum per l’elezione del Csm, gli incarichi extragiudiziali dei magistrati, la separazione delle carriere, i rimborsi elettorali, le trattenute sindacali e l’abolizione della quota proporzionale. Sono invece di più i No nel referendum sui licenziamenti. 2001: il primo costituzionaleIl 7 ottobre 2001 si tiene il primo referendum costituzionale nella storia della Repubblica, con il quale si chiede agli italiani la modifica al titolo V della parte seconda della Costituzione. A differenza del referendum abrogativo, quello costituzionale (che già prevede un lungo iter parlamentare) non prevede il quorum. Vince così il Sì (sostenuto dal centrosinistra) con il 64.2%, con un’affluenza al 34,1% dei votanti. 2003: l’articolo 18 Il 15 giugno del 2003 si vota per due distinti quesiti: la reintegrazione dei lavoratori illegittimamente licenziati dalle piccole imprese (l’articolo 18) e la servitù coattiva di elettrodotto. È la prima occasione in cui il voto degli italiani residenti all’estero si può esprimere per corrispondenza, a seguito dell’approvazione della cosiddetta Legge Tremaglia. Il quorum non viene raggiunto. 2005: la fecondazione assistitaIl 12 e 13 giugno del 2005 si vota per quattro distinti quesiti in materia di procreazione medicalmente assistita (la legge 40/04) . Il quorum non si raggiunge , l’80% di quelli che votano chiedono di cancellare le proibizioni su fecondazione assistita e ricerca sulle cellule staminali embrionali. Negli anni successivi i tribunali ne cancellano tre su quattro. E così oggi in Italia è possibile praticare la fecondazione eterologa, la fecondazione di più di tre gameti e l’accesso alla procreazione medicalmente assistita per le coppie fertili portatrici di patologie genetiche. 2006: il secondo costituzionaleIl 25 e 26 2006 giugno si tiene il secondo referendum costituzionale, che chiede la modifica della seconda parte della Costituzione. Il referendum (sostenuto dal centrodestra) vede la prevalenza dei no con il 61,29%, a fronte di un’affluenza alle urne pari al 52,46%. 2009: i premi di maggioranzaIl 21 e il 22 giugno 2009 si vota (insieme ai ballottaggi per le elezioni amministrative) su tre quesiti promossi da Mario Segni per abrogare specifiche disposizioni della legge elettorale (assegnazione del premio di maggioranza alla lista più votata, anziché alla coalizione, assegnazione del premio di maggioranza alla lista più votata, anziché alla coalizione, impossibilità per una stessa persona di candidarsi in più circoscrizioni). Il quorum non viene raggiunto: l’affluenza si ferma al 23%. 2011: torna il quorum Il 12 e il 13 giugno del 2011 torna il quorum: si vota su quattro quesiti. Gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, tariffa del servizio idrico integrato, nucleare e abolizione della legge sul legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei ministri e dei ministri. Il quorum si ottiene con il 54% e stravincono i Sì. 2016: le trivelleIl 17 aprile del 2016 si tiene il referendum abrogativo sull’abrogazione della disposizione con cui la durata delle concessioni per l’estrazione di idrocarburi in zone di mare (chiamato il referendum sulle trivelle). Il quorum è lontano, l’affluenza si ferma al 31%. 2016: la riforma Renzi-Boschi Nello stesso anno, il 4 dicembre del 2016, si tiene il terzo referendum costituzionale sulla cosiddetta la riforma Renzi-Boschi, che prevede il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione. Vince nettamente il No con il 59 %. Renzi, che nel 2015 aveva annunciato che in caso di sconfitta si sarebbe dimesso, lascia Palazzo Chigi. 2020: il taglio dei parlamentariIl quarto referendum costituzionale è originariamente previsto per il 29 marzo 2020. Per l’emergenza Covid si tiene il 20 e 21 settembre e chiede la modifica della costituzione per la riduzione del numero dei parlamentari. Vince il Sì, con il 69,96% dei consensi. Il no si ferma al 30%. 8 giugno 2022 (modifica il 8 giugno 2022 | 08:15) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-06-08 09:38:00, Quelli di domenica arrivano dopo i 73 referendum che si sono tenuti dal 1946 ad oggi. Scopriamo quali sono stati, cosa hanno deciso e che conseguenze politiche hanno avuto, Paolo Decrestina

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