Ruby ter, la difesa di Berlusconi chiede l’assoluzione: «Non c’è corruzione, al massimo è stato ricattato»

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di Giuseppe Guastella

È il giorno della difesa dell’ex premier. L’avvocato Federico Cecconi: «Non vi è nemmeno un germoglio dell’accordo corruttivo. Le ex Olgettine «non erano neppure testimoni, dovevano essere indagate già durante il processo»

Non solo non c’è stata alcuna corruzione da parte di Silvio Berlusconi dei testimoni dei processo Ruby e Ruby due, ma coloro che avrebbero ricevuto soldi secondo la Procura di Milano non erano neppure tecnicamente dei testimoni, perché dovevano essere sentiti come indagati. Aprendo l‘arringa difensiva al processo Ruby ter, in cui il Cavaliere è imputato di corruzione in atti giudiziari nell’ipotesi che avrebbe comprato le bugie e i silenzi di una trentina di persone su ciò che avveniva a villa San Martino nelle cene eleganti e nei dopocena del bunga bunga, l’avvocato difensore Federico Cecconi ritorna più volte al nodo centrale del processo in cui i pm Luca Gaglio e Tiziana Siciliano hanno chiesto 6 anni di reclusione per l’ex premier. Nodo che è quello dell’ordinanza con cui i giudici hanno affermato che già durante i processi i testimoni andavano sentiti come indagati, quindi con l’assistenza di un legale e la possibilità eventuale di non rispondere.

Un punto che rende inutilizzabili quelle testimonianze e quindi farebbe crollare l’accusa, secondo le difese. Ordinanza che dice «in modo insuperabile, che tutte le odierne coimputate di Berlusconi andavano indagate almeno dalla primavera del 2012» e demolisce «la falsa testimonianza, ma anche la corruzione in atti giudiziari», ha concluso il legale. Nel processo sono accusate di corruzione e falsa testimonianza di fronte ai giudici della settima sezione penale del Tribunale una trentina di persone.

Questo è «un processo per corruzione per “pubblici proclami” perché lo stesso Berlusconi ha detto, anche in epoca non sospetta, che procedeva ad aiutare le giovani», ha aggiunto aggiunge Cecconi. E ha proseguito: «Gli elementi di portata indiziaria dell’accusa, globalmente considerati e anche analizzati uno per uno, sono del tutto inidonei a ritenere provata aldilà di ogni dubbio». «Non vi è nemmeno un germoglio dell’accordo corruttivo», ha detto Cecconi, riferendosi agli indizi portati dai pm.

Gli «screenshot» delle giovani ex ospiti delle serate di Arcore, riunite in una chat da settembre 2014 e in cui parlavano di fare pressing per chiedere soldi a Berlusconi, non hanno «valenza» per il reato di corruzione in atti giudiziari, ma «possono al più e alla peggio» valere come un tentativo di «ricatto» ai danni dell’ex premier «parte offesa», che da parte dei pm «non si è mai voluto fare oggetto di accertamento». L’avvocato Cecconi ha spiegato che «vi è stata una forma di approfittamento» nei confronti di Berlusconi, «non condivisibile in termine etici e probabilmente rilevante in termini penalistici».

I numerosissimi messaggi depositati agli atti del processo in cui le Olgettine nel 2011, quando la vicenda Ruby divenne patrimonio della cronaca sui giornali, esprimevano offese gratuite nei confronti di Silvio Berlusconi, descritto con appellativi poco educati, per l’avvocato Cecconi dimostrerebbero che non c’era alcun accordo affinché dicessero il falso agli inquirenti. Solo nel 2012 Berlusconi decise spontaneamente di versare denaro a ciascuna (2.500 euro al mese) per risarcirle dei danni che subivano dallo scandalo Ruby. Dopo aver esaminato dettagliatamente gli elementi di prova che, secondo la procura, proverebbero la presunta colpevolezza di Berlusconi, l’avvocato Cecconi ha chiesto l’assoluzione piena del suo assistito «perché il fatto non sussiste». La prossima udienza del processo è prevista per il 2 novembre quando arringa difensiva sarà conclusa dall’avvocato Franco Coppi.

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17 ottobre 2022 (modifica il 17 ottobre 2022 | 15:29)

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, 2022-10-17 13:31:00, È il giorno della difesa dell’ex premier. L’avvocato Federico Cecconi: «Non vi è nemmeno un germoglio dell’accordo corruttivo. Le ex Olgettine «non erano neppure testimoni, dovevano essere indagate già durante il processo», Giuseppe Guastella

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