Mugello, il primato da «rifugio» dei paracadutati: Di Pietro, Rizzo, Giachetti

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verso il voto 15 agosto 2022 – 08:28 I precedenti dal 1994 a oggi. Il centro-sinistra ha quasi sempre pescato da fuori. Parrini unica eccezione di Giulio Gori All’improvviso Firenze si accorge dei paracadutati. E si ribella. Con il sindaco Dario Nardella che difende il suo candidato, l’assessore Federico Gianassi, dalle insidie dei big che da Roma, visto anche il taglio dei parlamentari, cercano un collegio sicuro. Ma basta spostarsi appena fuori città per trovarsi in territori in cui i paracadutati sono la regola. Collegi dove Roma e Firenze non si sono mai curate di accontentare le richieste locali. Come nel feudo rosso e «blindato» del Mugello, che vanta il poco invidiabile primato di 9 paracadutati su 10 eletti, nel suo travagliato rapporto con l’uninominale. Tutto comincia nel ‘94, la prima volta col Mattarellum, quando a scendere in campo è una coppia di fiorentini (di città): per la Camera, Francesca Chiavacci e, per il Senato, Enrico Falqui. Due anni dopo, si va a pescare molto più lontano: per Montecitorio corre il piemontese Marco Rizzo, premiato dalla logica dei patti di desistenza tra Ulivo e Rifondazione, e per Palazzo Madama il calabrese Pino Arlacchi. Il collegio del Senato, che arriva fino alla Piana, resta vacante nel ‘97 (Arlacchi va all’Onu). Sembra la volta buona per il territorio, ma D’Alema usa il paracadute per Antonio Di Pietro, che ha lasciato la magistratura. Sono le famose suppletive Di Pietro-Curzi-Ferrara, col Mugello e Sesto che finiscono sotto i riflettori nazionali per candidati che della zona non sanno nulla, tenuto conto dei tanti imbarazzi dei tre candidati nel rispondere alle domande sui temi del territorio. Si arriva così al 2001, un’elezione che il centrosinistra dà per persa in partenza. Ma la logica del paracadute non viene meno: al Mugello toccano di nuovo Marco Rizzo e, al Senato, Vittoria Franco, fiorentina (del capoluogo) d’adozione. Nel 2004, Rizzo viene eletto all’Europarlamento e lascia Montecitorio. Sarà la volta buona? Macché, il posto tocca al veneto Severino Galante dei Comunisti italiani. Nel 2006, col famigerato Porcellum, si torna al proporzionale; bisogna attendere quindi il 2018 per riavere ai collegi uninominali, grazie al Rosatellum. Stavolta almeno un candidato del territorio c’è: se alla Camera, in Mugello, si presenta il romano Roberto Giachetti, per il Senato c’è invece Dario Parrini: il nuovo collegio è così grande che prende 36 Comuni della Città metropolitana. E l’ex sindaco di Vinci (pur dall’altra parte della provincia) è il primo, e finora l’unico, a non essere arrivato da fuori. Ora, per le politiche 2022, Firenze difende i suoi candidati. E il braccio di ferro con Roma diventa più duro visto il taglio dei parlamentari e quindi dei posti disponibili. Per il Mugello, che vota con Prato e Pistoia alla Camera e con Firenze al Senato, comunque andrà la partita Nardella-Letta, l’idea di candidare un proprio esponente diventa ancora più un miraggio. La newsletter Se vuoi restare aggiornato sulle notizie di Firenze iscriviti gratis alla newsletter del Corriere Fiorentino. Arriva tutti i giorni direttamente nella tua casella di posta alle 12. Basta cliccare qui 15 agosto 2022 | 08:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-08-15 06:29:00, I precedenti dal 1994 a oggi. Il centro-sinistra ha quasi sempre pescato da fuori. Parrini unica eccezione,

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