Manfredi, è l’ora dei fatti

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Ieri si è svolto – a quanto riferiscono i giornali – un vertice di maggioranza, convocato dal sindaco Manfredi, con tutti i capigruppo che sostengono l’amministrazione. All’ordine del giorno, sembra, molte questioni: dai trasporti, alle nomine nelle municipalità – tema quanto mai scottante dopo il discutibile provvedimento del difensore civico regionale – al Patto per Napoli. Ma vogliamo sperare che, al di là di questi argomenti, di certo urgenti, questa sia stata anche l’occasione per una valutazione più generale su come sta procedendo il governo della città, a sei mesi dalla presentazione della nuova giunta. Il contesto politico nel quale si muove il sindaco è molto perturbato. All’evanescenza locale dei partiti che lo sostengono – a cominciare dal Pd, paralizzato da una crisi interna gravissima e forse irrimediabile – si è aggiunta l’estrema delicatezza (per dir così) dei rapporti con la Regione e con il suo presidente. Etichettato, all’inizio del suo mandato, come vicinissimo a De Luca, Manfredi si è dovuto accorgere ben presto – da persona avveduta qual è – che quella contiguità non lo avrebbe portato lontano, in nessun senso; e che il problema non era personale, ma politico e istituzionale, e che perciò l’unica via per lui percorribile era quella di rivendicare, senza clamore ma nei fatti, lo spazio della sua autonomia. Questa difficoltà di movimento e di collocazione (chiamiamola così), forse all’inizio imprevista, lo ha reso particolarmente cauto in questi mesi – e la cautela, del resto, gli è familiare: e si può capirlo. Ma ora è arrivata anche per lui e per la sua giunta l’ora di un cambio di passo: che è esattamente quello che Napoli si aspetta: con un po’ di scetticismo, ma probabilmente ancora con una certa speranza. E mi pare che il sindaco abbia adesso due strade da percorrere insieme, come in parallelo: entrambe con un respiro strategico. La prima è di improntare la sua amministrazione all’idea che oggi sia necessario più Città e meno regione: e di farlo in modo pacato, ma forte e ben riconoscibile. E questo – si badi – non per ragioni locali; non solo per Napoli (che pure sarebbe già tanto), e nemmeno per una scelta legata alla deriva personalistica nella guida della Regione Campania: che anch’essa esiste, ed è di non poco peso. Ma per una questione di interesse generale, che riguarda tutto il Mezzogiorno, e forse anche l’intero Paese. È il Sud infatti nel suo insieme – la Campania, la Calabria, la Puglia, la Sicilia – che ha bisogno di meno regionalismo e di maggiore spazio per i Comuni, per le città: è la loro autonomia quella su cui si deve puntare nel suo rapporto con lo Stato, a cominciare dai poteri di spesa legati al Pnrr. La gestione del Patto per Napoli può essere un momento di svolta, anche istituzionale: occorre farne la bandiera di un nuovo modo di governare il Mezzogiorno con trasparenza, efficacia, tempestività. E nello stesso tempo renderlo lo strumento per promuovere, attraverso la realizzazione dei suoi progetti, quella nuova classe dirigente di cui Napoli e il Meridione hanno un disperato bisogno (ne ha parlato Metteo Cosenza su questo giornale): forze che esistono, ma che vanno risvegliate, orientate, sottratte al «letargo delle coscienze» di cui ha detto il direttore Enzo d’Errico: riportate, per così dire, dentro le istituzioni. La seconda strada da percorrere per Manfredi è quella che chiamerei della politica della discontinuità e delle cose (alla quale ha appena richiamato Marco Demarco). Isoli, fra i tanti, alcuni nodi che Napoli si trascina con sé ormai da tempo immemorabile, e inizi a scioglierli: la cultura, i trasporti, la manutenzione urbana, Bagnoli, la legalità. Niente cabine di regia, niente discussioni e ricognizioni interminabili. Dibattiti brevi, se proprio è necessario, e poi subito decisioni limpide e provvedimenti conseguenti. Diventi, Manfredi, il sindaco delle cose fatte, e leghi a queste la sua fortuna politica. Saranno per lui la garanzia più efficiente nel mare agitato (e temo lo sarà sempre di più) della politica locale e nazionale: molto meglio che non misurare di continuo silenzi ed equidistanze. Nomini, il sindaco, finalmente, un assessore alla cultura degno di questo nome e della Città, con obbiettivi e con scadenze precisi (di questo abbiamo già parlato in un’altra occasione). Avvii un programma decente di maquillage cittadino, perché Napoli è ancora «una carta sporca», e il successo turistico, che può interrompersi da un momento all’altro, non lo fa dimenticare. L’itinerario che va, costeggiando il mare, da piazza Municipio a capo Posillipo è – per esempio – uno dei percorsi urbani più belli del mondo, ma seguirlo adesso è una discesa all’inferno. Affronti una volta per tutte il problema dei trasporti, sia quelli di superficie, sia per quanto riguarda la metropolitana e i suoi interminabili lavori: per esempio varando in tempi stretti un piano integrato per la mobilità cittadina, alternativo a quello che sembra l’evanescente proposito di costituire una indefinita holding regionale. Renda evidente la verità che con la criminalità non si convive, ma la si combatte, con ogni mezzo, a cominciare dal controllo del territorio nei quartieri borderline (che continuano a esistere, eccome, purtroppo, sia in centro, sia in periferia). Diventi il Sindaco che ha deciso finalmente su Bagnoli, che si sta ormai trasformando, da un decennio all’altro, un autentico scandalo europeo, creando un contesto istituzionale e di infrastrutture in grado di attirare congrui capitali stranieri. Credo insomma che il sindaco abbia una grande occasione, che però può consumarsi nel giro di pochi mesi: in parte offertagli dalle circostanze, in parte perché ha saputo costruirla. Deve coglierla ora, nell’interesse suo e di Napoli, anche se, per farlo, dovrà forse anche un poco cambiare sé stesso. Ma ne vale la pena. La Newsletter del Corriere del MezzogiornoSe vuoi restare aggiornato sulle notizie della Campania iscriviti gratis alla newsletter del Corriere del Mezzogiorno. Arriva tutti i giorni direttamente nella tua casella di posta alle 12. Basta cliccare qui. 29 aprile 2022 | 08:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-04-29 06:18:00, Ieri si è svolto – a quanto riferiscono i giornali – un vertice di maggioranza, convocato dal sindaco Manfredi, con tutti i capigruppo che sostengono l’amministrazione. All’ordine del giorno, sembra, molte questioni: dai trasporti, alle nomine nelle municipalità – tema quanto mai scottante dopo il discutibile provvedimento del difensore civico regionale – al Patto per Napoli. Ma vogliamo sperare che, al di là di questi argomenti, di certo urgenti, questa sia stata anche l’occasione per una valutazione più generale su come sta procedendo il governo della città, a sei mesi dalla presentazione della nuova giunta. Il contesto politico nel quale si muove il sindaco è molto perturbato. All’evanescenza locale dei partiti che lo sostengono – a cominciare dal Pd, paralizzato da una crisi interna gravissima e forse irrimediabile – si è aggiunta l’estrema delicatezza (per dir così) dei rapporti con la Regione e con il suo presidente. Etichettato, all’inizio del suo mandato, come vicinissimo a De Luca, Manfredi si è dovuto accorgere ben presto – da persona avveduta qual è – che quella contiguità non lo avrebbe portato lontano, in nessun senso; e che il problema non era personale, ma politico e istituzionale, e che perciò l’unica via per lui percorribile era quella di rivendicare, senza clamore ma nei fatti, lo spazio della sua autonomia. Questa difficoltà di movimento e di collocazione (chiamiamola così), forse all’inizio imprevista, lo ha reso particolarmente cauto in questi mesi – e la cautela, del resto, gli è familiare: e si può capirlo. Ma ora è arrivata anche per lui e per la sua giunta l’ora di un cambio di passo: che è esattamente quello che Napoli si aspetta: con un po’ di scetticismo, ma probabilmente ancora con una certa speranza. E mi pare che il sindaco abbia adesso due strade da percorrere insieme, come in parallelo: entrambe con un respiro strategico. La prima è di improntare la sua amministrazione all’idea che oggi sia necessario più Città e meno regione: e di farlo in modo pacato, ma forte e ben riconoscibile. E questo – si badi – non per ragioni locali; non solo per Napoli (che pure sarebbe già tanto), e nemmeno per una scelta legata alla deriva personalistica nella guida della Regione Campania: che anch’essa esiste, ed è di non poco peso. Ma per una questione di interesse generale, che riguarda tutto il Mezzogiorno, e forse anche l’intero Paese. È il Sud infatti nel suo insieme – la Campania, la Calabria, la Puglia, la Sicilia – che ha bisogno di meno regionalismo e di maggiore spazio per i Comuni, per le città: è la loro autonomia quella su cui si deve puntare nel suo rapporto con lo Stato, a cominciare dai poteri di spesa legati al Pnrr. La gestione del Patto per Napoli può essere un momento di svolta, anche istituzionale: occorre farne la bandiera di un nuovo modo di governare il Mezzogiorno con trasparenza, efficacia, tempestività. E nello stesso tempo renderlo lo strumento per promuovere, attraverso la realizzazione dei suoi progetti, quella nuova classe dirigente di cui Napoli e il Meridione hanno un disperato bisogno (ne ha parlato Metteo Cosenza su questo giornale): forze che esistono, ma che vanno risvegliate, orientate, sottratte al «letargo delle coscienze» di cui ha detto il direttore Enzo d’Errico: riportate, per così dire, dentro le istituzioni. La seconda strada da percorrere per Manfredi è quella che chiamerei della politica della discontinuità e delle cose (alla quale ha appena richiamato Marco Demarco). Isoli, fra i tanti, alcuni nodi che Napoli si trascina con sé ormai da tempo immemorabile, e inizi a scioglierli: la cultura, i trasporti, la manutenzione urbana, Bagnoli, la legalità. Niente cabine di regia, niente discussioni e ricognizioni interminabili. Dibattiti brevi, se proprio è necessario, e poi subito decisioni limpide e provvedimenti conseguenti. Diventi, Manfredi, il sindaco delle cose fatte, e leghi a queste la sua fortuna politica. Saranno per lui la garanzia più efficiente nel mare agitato (e temo lo sarà sempre di più) della politica locale e nazionale: molto meglio che non misurare di continuo silenzi ed equidistanze. Nomini, il sindaco, finalmente, un assessore alla cultura degno di questo nome e della Città, con obbiettivi e con scadenze precisi (di questo abbiamo già parlato in un’altra occasione). Avvii un programma decente di maquillage cittadino, perché Napoli è ancora «una carta sporca», e il successo turistico, che può interrompersi da un momento all’altro, non lo fa dimenticare. L’itinerario che va, costeggiando il mare, da piazza Municipio a capo Posillipo è – per esempio – uno dei percorsi urbani più belli del mondo, ma seguirlo adesso è una discesa all’inferno. Affronti una volta per tutte il problema dei trasporti, sia quelli di superficie, sia per quanto riguarda la metropolitana e i suoi interminabili lavori: per esempio varando in tempi stretti un piano integrato per la mobilità cittadina, alternativo a quello che sembra l’evanescente proposito di costituire una indefinita holding regionale. Renda evidente la verità che con la criminalità non si convive, ma la si combatte, con ogni mezzo, a cominciare dal controllo del territorio nei quartieri borderline (che continuano a esistere, eccome, purtroppo, sia in centro, sia in periferia). Diventi il Sindaco che ha deciso finalmente su Bagnoli, che si sta ormai trasformando, da un decennio all’altro, un autentico scandalo europeo, creando un contesto istituzionale e di infrastrutture in grado di attirare congrui capitali stranieri. Credo insomma che il sindaco abbia una grande occasione, che però può consumarsi nel giro di pochi mesi: in parte offertagli dalle circostanze, in parte perché ha saputo costruirla. Deve coglierla ora, nell’interesse suo e di Napoli, anche se, per farlo, dovrà forse anche un poco cambiare sé stesso. Ma ne vale la pena. La Newsletter del Corriere del MezzogiornoSe vuoi restare aggiornato sulle notizie della Campania iscriviti gratis alla newsletter del Corriere del Mezzogiorno. Arriva tutti i giorni direttamente nella tua casella di posta alle 12. Basta cliccare qui. 29 aprile 2022 | 08:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA ,

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