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Lodo Guenzi show: racconto la mia appartenenza a un mondo di artisti

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di Laura Martellini

All’Ambra Jovinelli il frontman dello Stato Sociale protagonista di «Uno spettacolo divertentissimo che non finisce assolutamente con un suicidio»

N on è facile ridurre ad unità Uno spettacolo divertentissimo che non finisce assolutamente con un suicidio, come non è semplice mettere ordine in quel torrente in piena che ne è il protagonista, Lodo Guenzi: attore teatrale e cinematografico, frontman della band Lo Stato Sociale,giudice a «X Factor», conduttore di due edizioni del Primo Maggio dove è stato cinque volte sul palco («sono molto affezionato, ma è ora di fermarsi»). Lodovico detto Lodo sarà in scena giovedì 21 e venerdì 22 aprile all’Ambra Jovinelli con la regia dell’«amico del cuore» Nicola Borghesi.

Il titolo è volutamente ambiguo, spiega: «È nato ancor prima dello spettacolo. Racconto la mia appartenenza a un mondo di artisti privilegiati, eterni sfigati, in cui ci si invidia e si è in competizione ma nonostante tutto si è a bordo della stessa barca, e questo crea fratellanza». Il suicidio del titolo? «È vero, purtroppo. E la dice lunga sul nostro baraccone. Un giorno assisto al saggio finale dell’Accademia Nico Pepe di Udine dove mi sono diplomato, e mi colpisce un giovane che recita Il risveglio di Primavera di Wedekind. Io sono seduto sul palco delle semi celebrità. Tempo dopo quello stesso ragazzo in un teatrino di Pisa interpreta uno di quegli spettacoli con tante stanze e uno spettatore per ciascuna performance. Lui stringe al collo la corda, solo che non è per finta. Muore per davvero, davanti a una studentessa di Medicina. Finiti gli studi sembra di avere il mondo in mano, ma fuori è un brutto mondo, come dicono da me, a Bologna». Precisa: «Siamo persone fragili che provano a dare un senso al tempo di chi ci guarda. Alle spalle storie complicate che chi è al governo non considera, anche se il vuoto di diritti riguarda chi il palco lo monta, piuttosto che chi sale sopra».

A emergere tanti ricordi, anche personali: «A 11-12 anni venivo menato dai compagni, forse perché mi mettevo in vista per fare il simpatico, in modo anche cretino. Ma succede da sempre: la violenza fa parte della vita. Non era perché fossi una vittima predestinata, vengo da una famiglia medio-borghese di una città di Sinistra. Bisogna sempre andare a vedere il contesto, ma oggi non si usa più. Lo denunciava già Gaber. Le parole hanno perso senso, l’ingiustizia non è più ingiustizia, si è persa la distanza fra le percezioni individuali. Un virus pericoloso. Con lo Stato Sociale stiamo lavorando a questo, un disco sulla libertà d’espressione contro l’appiattimento delle idee. È il tema del nostro prossimo lavoro. Noi lontani? Ma no, con gli altri continuiamo a scrivere. Ma visto che con la pandemia i live si sono interrotti, anche se non avevo un passione spiccata mi sono dedicato al cinema e ho scoperto un’atmosfera bellissima. Si fanno amicizie sul set che durano per sempre». Est-Dittatura last minute, è stato un gioiellino visto da molti: «In quel momento era una scommessa. Ho girato Il giorno più bello di Andrea Zalone, Criminali si diventa di Trovellesi Cesana e Tarabelli, La California di Cinzia Bomoll, in cui mi vedrete con una cresta punk».

C’è il rischio di un innamoramento definitivo: «L’importante è avere cose da dire, chiamiamola onestà. Niente sostituirà mai la musica. X Factor? Non lo rifarei, il mondo musicale è diverso, escono ogni mese cinque lavori inediti, non c’è spazio per le cover. Bisogna piuttosto fare attenzione a ciò che esce di alternativo al mercato». Si sprecano le definizioni, per Lodo. Imprevedibile, sfrontato, brillante: «Non sono così geniale, solo ho deciso di mettermi in gioco in idee che mi sembrano bellissime».

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17 aprile 2022 (modifica il 17 aprile 2022 | 08:21)

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, 2022-04-17 06:22:00, All’Ambra Jovinelli il frontman dello Stato Sociale protagonista di «Uno spettacolo divertentissimo che non finisce assolutamente con un suicidio», Laura Martellini

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