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La mappa della ricchezza a Milano dopo il Covid: si allarga la forbice, il centro sale e le periferie soffrono

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di Gianni Santucci

Nel 2019-20 «scomparsi» oltre 31 mila contribuenti. Milano resta la città più facoltosa ma la fascia al di sotto dei 30 mila euro ha ridotto i guadagni. Cresciuti quelli sopra i 60 mila. In provincia: Basiglio al top

Il primo dato che emerge, in qualche modo brutale, è il numero delle «persone scomparse» per l’agenzia delle entrate, e cioè i contribuenti che c’erano nel 2019 e dei quali non c’è più traccia nel 2020: sono 31.450 (rispetto a un totale che, l’anno prima della pandemia, era sopra il milione). Vuol dire persone decedute, magari proprio a causa del Covid-19, oppure (secondo gli analisti) potrebbe trattarsi di piccoli o piccolissimi imprenditori che, a causa dei costi non più gestibili a fronte di lockdown e zone rosse, hanno preferito o sono stati costretti a chiudere.

Milano resta anche nel 2020 il capoluogo più ricco d’Italia (reddito pro capite medio di 31.778 euro), seguito da Monza (28.265 euro) e Bergamo (27.243 euro). Ma proprio tra le grandi città, nel confronto tra la ricchezza del 2020 e quella del 2019, Milano è quella che ha perso di più: meno 552 euro medi, sempre sul reddito pro capite (meno 495 Monza e meno 434 Bergamo). Ecco quanto è stato pesante l’impatto della pandemia. Con sostanziali differenze interne: perché i quartieri a redditi medi più alti, dai 30 mila euro in su, hanno perso pochissimo reddito, sono rimasti in una situazione di sostanziale stabilità, e in qualche caso hanno «guadagnato»; chi aveva già un reddito sopra i 60 mila euro ha avuto invece un aumento di ricchezza, anche di un migliaio di euro; mentre invece la massa dei redditi sotto i 30 mila euro si è quasi tutta ridotta.

«Milano era già una delle città con le differenze di reddito più marcate tra il centro e la periferia», riflette Aldo Cristadoro, ceo di Intwig, la società che ha elaborato il report sulle differenze di reddito negli anni della pandemia lavorando sui dati diffusi dal Ministero dell’Economia. La fotografia di Milano racconta che la ricchezza già alta è crescita in modo più incisivo tra Brera, Castello, Sant’Ambrogio, San Vittore, Citylife, Pagano, ma anche in zone meno centrali come Dateo, Buenos Aires e Lambrate.

Le periferie invece nel 2020 hanno subito un generalizzato calo del reddito, anche se la zona in cui è calato di più è quella super centrale (Duomo-Crocetta). «Vediamo dei trend abbastanza generalizzati a livello nazionale — continua Cristadoro — i pensionati sono cresciuti un po’, anche se in basse proporzioni; i lavoratori autonomi hanno avuto una copiosa perdita di reddito, intorno all’8 per cento; i dipendenti hanno subito una contrazione, ma contenuta. Come è ovvio, la pandemia ha colpito i meno garantiti, indipendentemente dalla fascia di reddito: e quindi con proporzioni diverse l’impatto è stato forte sia sui professionisti nel centro di Milano, sia sui lavoratori magari precari e impiegati nei settori dei servizi, dalle pulizie, all’organizzazione dei grandi eventi, all’indotto della ristorazione. Milano si è fermata a lungo nel 2020 e in molti ambiti i sostegni del governo o la cassa integrazione hanno coperto soltanto una parte del calo di reddito».

Anche la Lombardia, come Milano, resta la Regione più ricca d’Italia, ma anche quella che ha perso di più (in media, meno 477 euro a contribuente). Una qualche sorpresa emerge dai Comuni nella provincia di Milano, per come si collocano nella classifica dei più ricchi d’Italia: primo torna Basiglio (44.684 euro di reddito pro capite), secondo Cusago, quinto Arese, sesto Segrate, al settimo posto (era al 12esimo nel 2019) entra San Donato, e Milano sale dall’undicesima alla nona posizione.

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16 aprile 2022 (modifica il 16 aprile 2022 | 08:21)

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, 2022-04-16 06:21:00, Nel 2019-20 «scomparsi» oltre 31 mila contribuenti. Milano resta la città più facoltosa ma la fascia al di sotto dei 30 mila euro ha ridotto i guadagni. Cresciuti quelli sopra i 60 mila. In provincia: Basiglio al top, Gianni Santucci

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