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Giudicare Manfredi? É ancora prematuro

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lo dico al corriere
Mezzogiorno, 12 marzo 2022 – 08:46

Le lettere al Corrmezz, risponde il direttore Enzo d’Errico

Caro direttore, il lavoro del sindaco è molto ingrato. Tuttavia mi aspettavo di più dal professore Manfredi. Mi pare che questa Giunta lavori di rimessa: al di là dei grandi programmi è sul quotidiano che aspettiamo risposte immediate. Siamo ben oltre i cento giorni e in tema di trasporti, vivibilità, servizi al cittadino, pulizia non ci sono segnali veri.Gennaro Artiano

Caro signor Artiano, questo giornale non ha mai fatto sconti ai protagonisti della vita cittadina. Seguiamo esclusivamente il corso dei fatti, non riteniamo di «anticipare» pure il Vangelo a dispetto dei quattro apostoli e della verità (capita anche questo nel nostro mestiere) e proviamo a formulare qualche riflessione sugli avvenimenti. Tutto qui. Accadeva prima con Marco Demarco e Antonio Polito, i due direttori che mi hanno preceduto, e accade ora. Nulla di eccezionale. Lasciamo ad altri l’idea di essere gli eredi, formato tascabile, di Carl Bernstein e Bob Woodward. Le dico questo perché, in base alle notizie, ritengo prematuro formulare giudizi sull’operato della giunta guidata da Gaetano Manfredi. E non per eccesso di cautela o, peggio ancora, di conformismo ma perché il disastro lasciato da dieci anni di inadempienze amministrative è un’attenuante inoppugnabile. L’ex rettore si è trovato a dover rimettere in sesto una città che era abbandonata a se stessa, priva di servizi pubblici decenti e disarticolata nel corpo sociale. Aggiungiamoci la pandemia e le mille emergenze quotidiane e vedrà che il nuovo sindaco, al momento, merita un ampio sconto sulla valutazione del suo lavoro. Detto ciò, è pur vero che la politica ha bisogno di simboli per affondare le radici e far rifiorire l’entusiasmo. Ecco, se dovessi muovere un appunto a Manfredi lo centrerei su questo: faccia più politica, che significa riaccendere il senso di appartenenza a una comunità attraverso cose concrete, visibili, immediate. Costruire dalle fondamenta è giusto ma bisogna anche tracciare la strada che condurrà al palazzo, altrimenti quel cantiere resterà accessibile a pochi. Accentuando il disincanto che da un bel pezzo tramortisce Napoli. Non guasterebbe, forse, arruolare più energie «meticce» e rinunciare a qualche professore universitario di troppo. Ma è presto per azzardare verdetti. Lasciamo prima germogliare i fatti. Enzo d’Errico

12 marzo 2022 | 08:46
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