Città di carne e di poesia, la Roma di Pasolini: «Una vita violenta» in edicola con il «Corriere»

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di CRISTINA TAGLIETTI

Sabato 12 marzo la seconda uscita della collana dedicata a PPP nel centenario della nascita. L’Eur, Trastevere, il Pigneto, Monteverde…: lo scrittore e la capitale

«Non c’è stata scelta da parte mia, ma una specie di coazione del destino: e poiché ognuno testimonia ciò che conosce, io non potevo che testimoniare la borgata romana», scriveva Pier Paolo Pasolini in uno dei testi raccolti in Storie della città di Dio, il volume, curato da Walter Siti per Guanda, che raccoglie racconti e cronache romane dal 1950 al 1966. Sono scritti pubblicati su riviste e quotidiani che narrano la città intorno allo scrittore attraverso le forme diverse che lo stesso PPP ha praticato: la letteratura, il cinema, la fotografia, il reportage, perché nessuno ha saputo mescolare, maneggiare, sperimentare e reinventare generi e linguaggi quanto lui.

In quel volume è contenuta anche la definizione storico- urbanistica del set principale del dittico Ragazzi di vita e Una vita violenta. Nel secondo romanzo, che sabato 12 marzo arriva in edicola con il «Corriere della Sera» nella collana che ne celebra il centenario, Pasolini abbandona la coralità del primo per concentrare nella vicenda del protagonista Tommaso un’odissea individuale esemplare, feroce e violenta che si lega alla condizione di diverso, di escluso sperimentata dallo stesso scrittore; ma è la forza centrifuga che dal centro lo trascinava verso la periferia, dal punto di vista personale e letterario, il motore della narrazione. La borgata, scrive Pasolini, è un agglomerato nato dagli sventramenti fascisti «che non obbedivano solo a un ideale estetizzante-dannunziano, evidentemente: ma erano — in sostanza — operazioni di polizia». Continua lo scrittore: «Forti contingenti di sottoproletariato romano, formicolante al centro, negli antichi quartieri sventrati, furono deportati in mezzo alla campagna, in quartieri isolati, costruiti non a caso come caserme o prigioni». È lo «stile» della borgata: il fondo, di tipo classicheggiante, è imperiale, «ma ciò che è tipico è il ripetersi ossessivo di uno stesso motivo architettonico: una stessa casa è ripetuta in fila cinque, dieci, venti volte».

La scoperta — nel 1950, quando dal Friuli si trasferisce nella capitale con la madre — di quell’umanità ferma in una realtà «umile e sporca, confusa e immensa», il contatto con il sottoproletariato e tutte le sue peculiarità, a cominciare da una lingua «regredita» la cui adozione è «un’imperterrita dichiarazione d’amore» nei confronti del mondo reale (come scrisse Gianfranco Contini), porta con sé una sorta di statuto mitico che aggrega quanto c’era in PPP di viscerale e di ideologico, di sublime e di triviale.

All’inzio Pasolini, che era e amava dirsi bolognese, visse con la madre Susanna in piazza Costaguti, nel Ghetto. «Quella delle strade intorno al Portico di Ottavia era al tempo una Roma molto bella e allegra, che offriva continue avventure. In quelle strade si aggirava anche Sandro Penna, come Kavafis ad Alessandria d’Egitto», rievocò Nico Naldini, cugino, amico, sodale dello scrittore, in un’intervista con Antonio Debenedetti pubblicata sul «Corriere della Sera» del novembre 2000 in occasione dei 25 anni dalla morte. Naldini ricostruiva le peregrinazioni romane di PPP: dopo il Ghetto, quando il padre Alberto raggiunse moglie e figlio, i Pasolini andarono ad abitare a Ponte Mammolo, una borgata operaia dove «c’era molta miseria ma non era la miseria del sottoproletariato». Poi Monteverde, prima in via Fonteiana in una residenza popolare, e poi in via Carini, nella stessa palazzina agiata e borghese dove era alloggiata la famiglia del poeta Attilio Bertolucci, e infine l’Eur. Ma Pasolini conobbe bene anche Ciampino, dove il poeta dialettale abruzzese Vittorio Clemente, grato allo scrittore che lo aveva incluso nella sua antologia, lo aiutò a trovare un posto in una scuola media parificata.

Nei tragitti da Ponte Mammolo a scuola, PPP scrisse i versi de Le ceneri di Gramsci. Appartengono a quella «stupenda e misera città» i ragazzi di Trastevere dove «appare ancora dolce la sera»; il Pigneto dove gira Accattone («Via Fanfulla da Lodi, con le casupole basse, i muretti screpolati, era di una granulosa grandiosità, nella sua estrema piccolezza; una povera, umile, sconosciuta stradetta, perduta sotto il sole, in una Roma che non era Roma»); Casal Bertone e il Quadraro che fanno da sfondo a Mamma Roma; i lungoteveri, con quel «profumo di asfalti lontani (il Pincio, corso Trieste, la Città Giardino, i quartieri meridionali), di pattume, di erbe odorose e di pisciatoi» di cui parla nel racconto Squarci di notti romane, contenuto nel volume Alì dagli occhi azzurri.

E naturalmente l’Idroscalo di Ostia dove lo scrittore più discusso, commentato, contrastato del Novecento viene ucciso il 2 novembre 1975, quasi offerto alla «vera morte», come scriverà il giorno dopo sul «Corriere della Sera» Pietro Citati, «la morte atroce e immotivata, non quella lenta e pacifica che noi sopportiamo nei nostri letti educati».

Una collana realizzata dal «Corriere della Sera» in collaborazione con Garzanti e Guanda, che propone in edicola 21 opere di Pier Paolo Pasolini: una alla settimana, da sabato 5 marzo, giorno esatto del centenario della nascita (ogni uscita a euro 8,90 oltre al costo del quotidiano). La biblioteca pasoliniana, inaugurata con il romanzo Ragazzi di vita, proposto con un testo di Emanuele Trevi e la prefazione di Vincenzo Cerami, prosegue sabato 12 marzo con il secondo romanzo, Una vita violenta, con la prefazione di Giuseppe De Robertis. La collezione proseguirà proponendo ogni settimana, fino al 23 luglio, molte opere della produzione di Pasolini, con le raccolte di editoriali su costume e politica (sabato 19 marzo, sarà la volta degli Scritti corsari, una collezione di articoli che Pier Paolo Pasolini pubblicò tra il 1973 e il 1975 sul «Corriere della Sera», «Tempo illustrato», «Il Mondo», «Nuova Generazione» e sul quotidiano romano di area comunista «Paese Sera»), i celebri diari di viaggio (il 26 arriverà in edicola L’odore dell’India), novelle (il dittico postumo Amado mio sarà disponibile il 9 luglio con la prefazione del poeta Attilio Bertolucci) e inoltre raccolte di recensioni (le Lettere luterane, in edicola il 2 aprile), sillogi poetiche (Le ceneri di Gramsci uscirà il 16 aprile). E poi il teatro, raccolte di recensioni, saggi politici, racconti (Alì dagli occhi azzurri, con un testo introduttivo di Cristina Taglietti, il 14 maggio), sceneggiature cinematografiche (il Vangelo secondo Matteo avrà la prefazione di Paolo Mereghetti, il 28 maggio) e altro ancora. Tutte integrate da importanti prefazioni e con le copertine originali realizzate dallo Studio XxY.

11 marzo 2022 (modifica il 11 marzo 2022 | 20:29)

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