Bonelli e Fratoianni, il pacifista caparbio e il mediatore del G8: i volti della sinistra gentile

Spread the love

di Alessandra Arachi I due leader di Alleanza Verdi-Sinistra protagonisti in questi giorni della trattiva con il segretario dem Letta per l’alleanza nella coalizione di centrosinistra Tutto si può dire di Angelo Bonelli e di Nicola Fratoianni tranne che non siano stati sempre coerenti con le loro idee, sin dai tempi dell’adolescenza. Ecologista in ogni possibile sfaccettatura, il primo. Rivoluzionario diplomatico al servizio dei «perdenti», il secondo. Tutti e due gentili, gli va riconosciuto. Non erano noti al grande pubblico prima di questa campagna elettorale. Di certo: non così tanto da conquistare ogni giorno titoli nei quotidiani e prime serate nelle tv. Sessantenne romano Bonelli, cinquantenne pisano «emigrato» al sud Fratoianni. Per capire i loro caratteri forse è sufficiente risentire le loro uscite pubbliche di questi giorni, protagonisti di un duello a distanza con il leader di Azione. Bonelli: «Calenda mi definisce frattaglia? Io gli rispondo con un sorriso». Fratoianni: «Calenda mi attacca su Twitter? Gli rispondo che parlerei volentieri con lui, io parlo con tutti». Vero: ha sempre parlato con tutti, Fratoianni. Mediatore anche nei giorni bollenti del G8 di Genova, quando da alter ego di Luca Casarini ha sempre invocato giustizia senza essere violento. «Prepariamoci a bloccare porti, aeroporti, autostrade, stazioni, ma facciamolo a mani alzate, nudi per rendere nudo il potere», suggeriva pacifista ai compagni no global per le manifestazioni dopo il G8 di Genova, quelle che preoccupavano non poco l’allora ministro dell’Interno del governo Berlusconi Claudio Scajola. Tessitore per definizione Fratoianni si trasferisce in Puglia nel 2004 e finisce tra le braccia di Nichi Vendola. E qui sfoggia la sua diplomazia facendo vincere a Vendola le sue battaglie a cominciare dalle primarie del 2005 contro Francesco Boccia. Eletto alla Camera nel 2013, Fratoianni siede ancora lì. Bonelli no, non si può dire che sia un abile tessitore, entrato alla Camera nel 2006 ne è uscito nel 2008 e non vi è più rientrato. Ma la potente passione del suo agire ha caratterizzato tutta la sua attività politica. Ed è il suo ardire che lo ha portato a diventare più volte bersaglio di minacce violente. Nel 2000 danno fuoco alla sua casa di Ostia. Nel 2016 gli arriva un pacco con parti di animali. Lo scorso anno la scritta «infame» sulla porta di casa. Aveva messo i bastoni tra le ruote alle mafie e ai gruppi violenti locali. Ma lui, combattente: «Non mi arrendo». Non si arrende mai Bonelli, battagliero ma con un piglio anche lui sempre pacifista. La sua difesa ad oltranza per il verde, il suo odio inveterato per il nucleare. Il suo amore smisurato per l’Amazzonia e per i suoi amici indios. E poi: la sua dedizione per gli animali. Dai levrieri di viale Marconi a Roma ai beagle di Montichiari a «Green Hill», pur di difendere i cani Bonelli manifesta accanto a quella che diventerà la sua competitor, Michela Brambilla. Poi, nel 2014, l’uccisione dell’orsa Danzica, in trentino. Un affronto per Bonelli che arriva a chiedere «la testa» dell’allora ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti. 5 agosto 2022 (modifica il 5 agosto 2022 | 11:08) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-08-05 09:08:00, I due leader di Alleanza Verdi-Sinistra protagonisti in questi giorni della trattiva con il segretario dem Letta per l’alleanza nella coalizione di centrosinistra, Alessandra Arachi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.