Zelensky sfida ancora Putin e cita Winston Churchill: combatteremo fino alla fine, per mare e per terra

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di Andrea Nicastro, inviato a Dnipro

Il presidente, ex attore di successo, si è rivelato la vera anima della resistenza contro l’invasione delle truppe di Mosca. E adesso è diventato una sorta di eroe nazionale

Zelensky, la barba e le occhiaie di chi soffre come tutto il Paese, è stato determinante per sopravvivere a due settimane di guerra. Se avesse fatto come Ashraf Ghani lo scorso agosto a Kabul, se avesse accettato il «passaggio» offerto dagli americani, se non fosse entrato più volte al giorno nei telefonini degli ucraini con i suoi messaggi anti-istituzionali, la storia sarebbe stata diversa. Ora saremmo qui a giudicare la sconfitta dell’Ucraina per implosione. Perché così avrebbe dovuto andare, secondo Mosca e secondo quasi tutti quelli che guardavano alla fragile Ucraina dei litigi politici, della corruzione, delle correnti stabilite più dai finanziamenti degli oligarchi che non dalle idee. Invece Zelensky è rimasto, lui un attore, senza neppure i muscoli del palestrato, ha tenuto su la testa. Nessuno l’ha tradito, nessuno ne ha messo in dubbio la leadership. Venisse ucciso, esautorato oggi, la sua leggenda gli sopravviverebbe. Per questo, sembra, la squadra negoziale russa starebbe valutando di lasciarlo in carica, ma alle condizioni di Mosca. Bisogna piegare Zelensky per piegare l’Ucraina.

L’attore è diventato presidente perché recitava in tv il ruolo di un professore eletto presidente per un video rubato in classe e diventato virale sui social. Zelensky sta tenendo insieme il Paese perché i suoi video sono virali. Dal successo di finzione è arrivato a gradimenti, reali, altissimi. Il presidente con la T-shirt verde militare ha un’ottima squadra di ghost writer, un team che gli cura le uscite social che meriterebbe ogni giorno un premio, ma soprattutto ha il coraggio di essere Zelensky. L’uomo o il personaggio non importa, ormai è tutt’uno. Integro, passionale, diretto, «uno di noi». Non un cervellone, non un macho, non un paperone, il suo fascino è di essere un uomo qualunque che nel momento decisivo fa la cosa giusta, eroica. Non c’è scuola politica che possa insegnare ad essere Zelensky, bisogna nascerci.

Solo ieri il presidente Zelensky è stato attore, diplomatico e tribuno. Al mattino, mentre scendeva la neve, ha registrato un suo video, con la camera frontale del telefonino, e lui a capo scoperto che si lamenta perché «questa è la primavera che quest’anno tocca all’Ucraina, ma — e strizza l’occhiolino per uscire dalla metafora — vinceremo». All’ora di pranzo il momento diplomatico. In un’intervista alla tv americana Abc, si è detto disponibile a discutere le richieste di Vladimir Putin. Tutte: Donbass, Crimea e adesione alla Nato. «Ma sono pronto per il dialogo, non per la capitolazione» ha chiarito. «Possiamo trovare un compromesso sui territori occupati durante questa invasione e sulle pseudo-repubbliche del Donbass non riconosciute da nessuno tranne che dalla Russia. Dobbiamo solo decidere come vivranno questi territori». Anche sull’adesione all’Alleanza Atlantica Zelensky è possibilista, come è sempre stato del resto. «Ho raffreddato la questione molto tempo fa, dopo aver capito che la Nato non è disposta ad accettare l’Ucraina». Quindi se servisse a risparmiare vite, ad interrompere la carneficina, a restituire la pace, si potrebbe anche mettere nero su bianco.

A sera è arrivato il momento tribunizio del presidente eroe in collegamento video con il Parlamento britannico. Ha pescato a piene mani da Shakespeare e da Churchill come avrebbe fatto qualunque sceneggiatore. «Tra essere o non essere abbiamo scelto di esistere e vivere». «Combatteremo fino alla fine, per mare e per terra. Combatteremo nelle foreste, nei campi e nelle strade». L’aula l’ha applaudito in piedi. Maggioranza e opposizione completamente conquistati e Westminster ha gridato «Slava Ukraini», gloria all’Ucraina.

9 marzo 2022 (modifica il 9 marzo 2022 | 02:00)

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