Sfruttamento minorile, in Italia troppi schiavi invisibili senza accesso a scuola e servizi: lallarme di Save the Children

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Save the Children lancia l’allarme sui casi di sfruttamento minorile in Italia. I dati relativi al 2021 parlano di 757 vittime di tratta e sfruttamento e in più di un caso su tre si tratta di minori, con una prevalenza femminile (168) rispetto ai maschi (96). Nel 2022 sono state prese in carico dal sistema anti-tratta 850 vittime, ancora una volta con una netta prevalenza femminile. Il principale paese d’origine è la Nigeria (46,7%) e tra le forme di sfruttamento prevale quella di tipo sessuale (38%) e lavorativa (27,3%). Il rapporto “Piccoli schiavi invisibili” mette in evidenza i minori che vivono in territori caratterizzati dallo sfruttamento del lavoro agricolo, come ad esempio a Latina o Ragusa. Qui i minori vivono in alloggi di fortuna nei terreni agricoli, in condizioni di isolamento e con un complicato accesso alla scuola e ai servizi sanitari e sociali.

Si tratta appunto di soggetti “invisibili” alle istituzioni, non censiti all’anagrafe ed è dunque arduo fare una stima della loro presenza sul territorio. In certi casi si arriva all’abbandono scolastico già verso i 12-13 anni, vista anche l’assenza di scuolabus comunali, attivi solo per la scuola primaria e secondaria di I grado. E da lì parte lo sfruttamento lavorativo con paghe che si aggirano intorno ai 20-30 euro al giorno. Per molti, nel periodo del Covid, la scuola è stata completamente sostituita dal lavoro, poi si è tornati tra i banchi ma il pomeriggio si continua ad aiutare nelle serre, con una grossa difficoltà nel fare i compiti e un aumento delle bocciature.

“E’ fondamentale innanzitutto riconoscere l’esistenza di questi bambini, assicurare ad ognuno di loro la residenza anagrafica, l’iscrizione al servizio sanitario e alla scuola e i servizi di sostegno indispensabili per la crescita” spiega Raffaella Milano, direttrice Programmi Italia-Europa di Save the Children. “Per questo chiediamo al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali di integrare il Piano Triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato con un programma specifico per l’emersione e la presa in carico dei figli dei lavoratori agricoli vittime di sfruttamento, da definire con parti sociali e terzo settore. Chiediamo inoltre ai Prefetti dei territori dove il fenomeno è più presente di attivare un coordinamento con gli uffici scolastici provinciali, i servizi sociali, l’associazionismo e le organizzazioni sindacali per una sistematica azione di monitoraggio della presenza dei minorenni nei territori agricoli”.

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