Scuola 2023: aumenti di stipendio, nuovi concorsi, docente tutor, riforma del sostegno e maturità: tutti i temi caldi

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Si chiude il 2022, un anno che per la scuola ha visto diverse tappe importanti e novità introdotte. Adesso si guarda al 2023, che già si prefigura ricco di nuovi appuntamenti che riguarderanno personale scolastico, dirigenti e studenti. Vediamo in rassegna i temi più caldi.

Aumento stipendi personale scolastico

A novembre un blitz del nuovo Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha portato a conclusione il rinnovo contrattuale del comparto scuola.

Interessati un milione e 200 mila dipendenti pubblici del comparto Istruzione e Ricerca, di cui oltre 850mila insegnanti.

  • un’anticipazione relativa alla parte economica
  • una disponibilità di 100 milioni di euro per il 2022 da destinare alla componente fissa della retribuzione accessoria per l’anno 2022, nella misura di 85,8 milioni per i docenti e 14,2 milioni per il personale Ata.
  • inoltre sono destinati a decorrere dall’anno 2022 89,4 milioni di euro per gli incrementi del personale docente e 14,2 milioni di incrementi per il personale Ata.
  • l’impegno a reperire ulteriori risorse finanziarie, anche nell’ambito della manovra di bilancio 2023, da destinare alla retribuzione tabellare del personale scolastico.

Si è trattata di una sequenza contrattuale, con una parte di fondi già disponibile sbloccata immediatamente e resa disponibile al personale e l’altra da aggiungere successivamente entro il mese di gennaio. Considerato che nella manovra di bilancio approvata non sono stati aggiunti fondi per il rinnovo contrattuale, saranno utilizzati gli oltre 300 milioni della valorizzazione del docente sbloccati quando a Viale Trastevere c’era ancora Patrizio Bianchi. Il nuovo Ministro Valditara aveva intanto congelato quei fondi in attesa di capire se nella legge di bilancio potesse esserci nuova disponibilità di risorse. Ma non è andata così e quindi per completare l’aumento medio di 126 euro circa per gli insegnanti si attingerà a quel piccolo tesoretto.

Il testo dell’accordo politico

IL NOSTRO SPECIALE SU AUMENTI E ARRETRATI PER DOCENTI E ATA

Fra le novità che riguardano la scuola nel 2023 si registra l’introduzione del docente tutor, la figura fortemente voluta dal Ministro Valditara legata alla riforma dell’orientamento scolastico.

Ogni istituzione scolastica e formativa, si legge sulle linee guida del Ministero dell’Istruzione e del Merito sull’orientamento, individua i docenti di classe delle Scuole secondarie di I e II grado, chiamati a svolgere la funzione “tutor” di gruppi di studenti, in un dialogo costante con lo studente, la sua famiglia e i colleghi, svolgendo due attività:

  • aiutare ogni studente a rivedere le parti fondamentali che contraddistinguono ogni E-Portfolio personale;
  • costituirsi “consigliere” delle famiglie, nei momenti di scelta dei percorsi formativi e/o delle prospettive professionali.

“A me piace molto l’idea di un insegnante tutor, molto formato anche in pedagogia e che in una logica di team con gli insegnanti della classe, si prenda cura di chi ha difficoltà e di chi ha bisogno di accelerare, perché in classe si annoia, è molto bravo. Deve essere un insegnante più pagato e formato. Valorizzare il merito degli insegnanti deve passare da questo”, ha spiegato Valditara in uno dei commenti sul tema.

Riforma sostegno

Il Ministro dell’istruzione e del Merito, però, ha anche delle prospettive per riformare il sostegno. Ancora non si sa molto su questo progetto ma l’intenzione è stata più volte ribadita: “E’ un tema di civiltà, di umanità nel senso più pieno e più alto del termine. Il grado di civiltà di un Paese, di una società, si misura certamente anche dal modo in cui vengono realmente incluse le persone con disabilità“, ha riferito nel corso di un’intervista ad Affariitaliani.it.

Pertanto, secondo il Ministro, “dobbiamo concentrarci su tre problemi. Il primo è quello della discontinuità del rapporto tra alunno e insegnante di sostegno, a causa dei troppi cambi di insegnante che avvengono durante il ciclo scolastico. Il secondo è quello dell’insufficienza numerica dei docenti di sostegno. Il terzo è quello della loro disomogenea, e tuttora scarsa, formazione specializzata. Grazie ai fondi previsti per l’edilizia scolastica, provvederemo infine alla rimozione di tutte le barriere architettoniche nelle scuole italiane”.

Risulta evidente che un passaggio fondamentale è la continuità didattica che con le supplenze, specialmente con i posti in deroga, difficilmente si potrà raggiungere.

Per farlo serve una stabilizzazione del personale già specializzato e per l’anno prossimo dovrebbe vedere la luce la procedura riservata di assunzione sui posti di sostegno residuati dalle annuali immissioni in ruolo (ivi compresa la Call veloce), prevista dall’articolo 1, comma 980, della legge n. 178/2020 (legge di bilancio 2021), che ha modificato l’articolo 1 del DL n. 126/2019, convertito in legge n. 159/2019, introducendo i commi  18-novies, 18-decies e 18-undecies. Questa  sarà disciplinata da un apposito decreto, che il Ministero ha già diffuso. Si attende quindi la modalità per la presentazione della domanda.  Cosa prevede.

Bisogna comunque considerare che nell’anno scolastico 2023/24 per effetto della legge di bilancio 2021 la dotazione organica dei posti di sostegno sarà incrementata di ulteriori 9.000 posti. Il decreto.

C’è poi tutto il capitolo dedicato al TFA sostegno, dunque a formare nuovi insegnanti.

Nel 2021, con il Ministro Bianchi alla guida, il MEF ha dato l’ok all’attivazione di 90.000 posti per i TFA sostegno del triennio accademico 2021/24.

Di questi sono già stati attribuiti

Se è innegabile la carenza di docenti di sostegno, questa necessità deve trovare un equilibrio con la capienza delle Università, cioè i posti che possono mettere a disposizione per erogare un corso di qualità.

C’è inoltre da capire cosa succederà alla “norma Pittoni” che prevede l’accesso al corso senza selezione per docenti con tre anni di servizio. Una norma, già presente, ma che necessita di una revisione se l’obiettivo è quella di estenderla al maggior numero possibile di aventi diritto.

Concorsi

Il 2022 è stato sicuramente l’anno dei concorsi. Nel 2023 non si prevede la stessa situazione ma le procedure non mancheranno.

Molto atteso il concorso per diventare dirigente scolastico: il Ministero dell’Istruzione ha predisposto il regolamento che disciplinerà il concorso per diventare dirigenti scolastici. Atteso il bando di concorso con le date di presentazione della domanda.

Il concorso si articola in:

  • eventuale prova preselettiva (se il numero dei partecipanti, a livello regionale, supera di quattro volte il numero dei posti messi a concorso)
  • prova scritta
  • prova orale
  • valutazione dei titoli

Concorso Dirigenti Scolastici: il Regolamento è pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Ecco i requisiti per partecipare e le prove da superare

Concorso di religione cattolica

Il decreto milleproroghe 2022, approvato dal Governo il 21 dicembre scorso, ha prorogato al 2023 la possibilità di bandire il concorso di religione cattolica, già previsto dal 2019.

Per quanto riguarda il concorso per insegnanti di religione cattolica, il 14 dicembre 2020 è stata siglata l’intesa fra il Ministero dell’Istruzione e la CEI per far partire il nuovo concorso di religione cattolica,previsto dall’articolo 1-bis della legge 159/19.

Il requisito principale per accedere al concorso, ricordiamo, è il possesso per i candidati della certificazione dell’idoneità diocesana: “è prevista la certificazione dell’idoneità diocesana di cui all’articolo 3, comma 4, della legge 18 luglio 2003, n. 186, rilasciata dal Responsabile dell’Ufficio diocesano competente nei novanta giorni antecedenti alla data di presentazione della domanda di concorso”.

Da evidenziare che il testo dell’intesa prevede come i posti messi a bando nella singola Regione per il “personale docente di religione cattolica, in possesso del riconoscimento di idoneità rilasciato dall’Ordinario diocesano, che abbia svolto almeno tre annualità di servizio, anche non consecutive, nelle scuole del sistema nazionale di istruzione” corrispondano a quanto stabilito dall’articolo 1-bis, comma 2, del decreto-legge n. 126 del 2019“.

Altro aspetto importante riguarda la riserva dei posti messi a concorso: una quota non superiore al 50 per cento potrà essere riservata al personale docente di religione cattolica, sempre in possesso del riconoscimento di idoneità diocesana, che abbia svolto almeno tre annualità di servizio, anche non consecutive, nelle scuole del sistema nazionale di istruzione.

Il nuovo reclutamento

La legge 79/2022 riforma il percorso per diventare insegnanti con i nuovi concorsi. Ne consegue che adesso, in base al nuovo regime normativo, il nuovo sistema di formazione iniziale e accesso al ruolo per i docenti della scuola secondaria si articola in:

  1. un percorso universitario e accademico abilitante di formazione iniziale corrispondente a non meno di 60 CFU/CFA
  2. un concorso pubblico nazionale, indetto su base regionale o interregionale
  3. un periodo di prova in servizio di durata annuale con test finale e valutazione conclusiva

Nell’ambito del nuovo sistema, la partecipazione al concorso rappresenta il secondo step per diventare docenti nella scuola secondaria di primo e secondo grado. I concorsi, ricordiamolo, ai sensi dell’art. 59/10 del DL 73/2021 (convertito in legge n. 106/2021) vanno banditi con cadenza annuale.

Requisiti ordinari

Ai sensi del novellato articolo 5 del D.lgs. 59/2017, come modificato dall’articolo 44 del DL n. 36/2022 (convertito in legge n. 79/2022), possono partecipare al concorso gli aspiranti in possesso dei seguenti requisiti:

1. per i posti comuni:

  • laurea (magistrale o magistrale a ciclo unico oppure diploma AFAM di II livello oppure titolo equipollente o equiparato, coerente con le classi di concorso vigenti alla data di indizione del concorso) + abilitazione specifica per la classe di concorso di partecipazione (abilitazione che si consegue tramite il percorso universitario e accademico abilitante di formazione iniziale di cui sopra);

2. per i posti di ITP:

  • laurea oppure diploma AFAM di I livello (oppure titolo equipollente o equiparato, coerente con le classi di concorso vigenti alla data di indizione del concorso) + abilitazione specifica per la classe di concorso di partecipazione (abilitazione che si consegue tramite il percorso universitario e accademico abilitante di formazione iniziale di cui sopra);
  • sino all’a.s. 2024/25 (ai sensi dell’articolo 22/2 del D.lgs. 59/2017), titolo di studio che dà accesso alla classe di concorso, ossia con il solo diploma;

3. per i posti comuni e di ITP:

  • titolo di studio d’accesso alla classe di concorso + tre annualità di servizio (ai sensi dell’art. 11/14 della legge 124/99), anche non continuative, svolte negli ultimi cinque anni presso le scuole statali, di cui una specifica ossia prestata nella classe di concorso di partecipazione (il predetto servizio va maturato entro il termine di presentazione delle istanze di partecipazione al concorso);

4. per i posti di sostegno:
– titolo di specializzazione per le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità.

Requisiti fase transitoria

Il DL 36/2022 prevede anche una fase transitoria di assunzione sino al 31 dicembre 2024. Durante tale fase, possono partecipare al concorso gli aspiranti in possesso dei seguenti requisiti:

  • titolo di studio d’accesso alla classe di concorso + almeno 30 CFU/CFA del percorso universitario e accademico di formazione iniziale (tali aspiranti completeranno il predetto percorso e conseguiranno l’abilitazione durante il primo anno contratto a tempo determinato);
  • titolo di studio d’accesso alla classe di concorso + 24 CFU (richiesti quale requisito d’accesso al concorso secondo il previgente ordinamento) conseguiti entro il 31 ottobre 2022 (tali aspiranti completeranno il percorso universitario e accademico abilitante di formazione iniziale e conseguiranno l’abilitazione durante il primo anno contratto a tempo determinato).

Concorso: prove

Il concorso (ai sensi del D.lgs. n. 59/2017, come modificato dal DL n. 73/2021, convertito in legge n. 106/2021, e dal DL n. 36/2022, convertito in legge n. 79/2022) si articola in:

  • prova scritta, consistente in più quesiti a risposta aperta (ciò per i concorsi banditi a decorrere dalla data di entrata in vigore della legge 79/2022 e in attesa che vengano emanate le linee guida sulla metodologia di redazione dei quesiti, da parte dell’apposita commissione istituita con decreto del Ministro dell’Istruzione);
  • prova orale, nella quale si accertano, oltre alle conoscenze disciplinari, le competenze didattiche e l’abilità nell’insegnamento anche attraverso un test specifico;
  • valutazione dei titoli;
  • graduatorie di merito degli abilitati, stilata in base ai punteggi delle prove e dei titoli, in cui entrano a far parte anche gli idonei (provvedimento quest’ultimo previsto sempre dal DL 36/2022, che ha novellato al riguardo il DL 73/2021);
  • graduatorie di merito dei non abilitati, stilata in base ai punteggi delle prove e dei titoli; sottolineiamo che il DL 36/2022 ha previsto l’inserimento in GM degli idonei solo per la graduatoria degli abilitati.

Evidenziamo che, sino al 31 dicembre 2024, la prova scritta può essere preceduta da una prova preselettiva d’accesso (alla medesima prova scritta);  a tal fine, entro trenta giorni dal bando di concorso, il Ministro dell’Istruzione propone la predetta prova preselettiva al Presidente del Consiglio dei Ministri, che emana il relativo decreto.

Maturità 2023: si torna al passato

Dopo l’anticipazione da parte del Ministro Valditara è arrivata la nota ministeriale che definisce il prossimo esame di Stato: si tornerà alle regole pre-covid.

Lo svolgimento delle prove Invalsi tornano ad essere requisito di ammissione di esame. L’esame sarà costituito da due prove scritte più il colloquio.

La valutazione finale, secondo normativa vigente, si definirà con il riparto dei 100 punti a disposizione della commissione, come segue: credito scolastico massimo 40 punti; primo scritto massimo 20 punti; secondo scritto massimo 20 punti; colloquio massimo 20 punti. Il punteggio minimo complessivo per superare l’esame di Stato è di sessanta centesimi.

Le commissioni dell’esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione torneranno ad assumere l’ordinario assetto e saranno composte da un presidente esterno all’istituzione scolastica, tre membri interni all’istituzione scolastica e tre membri esterni.

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