La doppia vita, i debiti per colpa di Baudo e Carrà: così il killer Michele Profeta iniziò a odiare il mondo

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di Federico Ferrero

Prima l’omicidio di un tassista e, 10 giorni dopo, il ritrovamento del corpo di un agente immobiliare. In mezzo una lettera anonima alla polizia: Datemi 12 miliardi o uccider ancora. Disse che la sua rovina era cominciata a causa di un concerto (saltato) con Pippo Baudo e Raffaella Carr: non era riuscito a restituire i soldi dei biglietti

Il racconto pi terrifico del docufilm Michele Profeta: il killer di Padova , andato in onda sul canale 119 di Sky per la regia di Gabriele Bianchini, affidato a Leonardo Carraro. Un agente immobiliare che, per via di quel trauma, perse i capelli in tre giorni e tuttora, prima di andare a dormire, ritrova davanti a s lo sguardo gelido di un uomo che terrorizz il Veneto in un inverno di inizio millennio.

Il mistero

Tutto inizi con la morte di Pierpaolo Lissandron, trentotto anni, un tassista di Padova. Il 29 gennaio 2001 alcuni passanti lo trovarono riverso sul volante della sua Citron siglata Pisa 14. Qualcuno lo aveva ucciso con un colpo di pistola alla nuca. Intanto, alla questura di Milano era arrivata una lettera scritta col normografo.

Poche righe: si chiedevano dodici miliardi di lire per evitare che l’anonimo uccidesse persone a caso, in qualsiasi citt. Il testo invitava ad accondiscendere alla richiesta pubblicando sul Corriere della Sera – cosa che peraltro avvenne – un’inserzione: Offresi tornitore specializzato, dodici anni di esperienza. E, per firmare il delitto di Padova appena scoperto, l’autore si identificava come Padova Uno.

Il secondo morto

L’11 febbraio, in una palazzina del centro patavino, venne scoperto un altro morto ammazzato. A essere colpito tre volte nella regione occipitale del cranio, la sera precedente, era stato Walter Boscolo, trentasei anni, un collega di Carraro. Ucciso nel corso di una visita con un cliente. Il killer aveva lasciato due carte da gioco sul tavolo del salotto e una lettera: annunciava che neanche quella era stata una rapina ma un’esecuzione e che, per informazioni in merito, sarebbe bastato chiedere alla questura di Milano. Padova aveva a che fare con un serial killer. Il meticoloso signor Boscolo si era segnato una telefonata ricevuta dal cliente, tale signor Pertini, con tanto di ora e minuto: lo sviluppo dell’utenza port a una scheda prepagata e a una cabina telefonica dalla quale era partita la chiamata, di fronte all’ospedale di Noventa Vicentina. L per l si pens a qualcuno legato alla struttura ma non emersero indizi. Dodici i giorni di distanza tra un omicidio e l’altro, dodici i miliardi di lire chiesti dall’assassino per placarsi, dodici gli anni di esperienza del fantomatico tornitore: ad agire pareva un esoterista come il killer dello Zodiaco in California. Ma quello nostrano non era stato cos accorto e, prima della scadenza per una terza vittima, la stessa scheda telefonica usata per prendere contatti con Boscolo rivel un aggancio: il chiamante aveva parlato con un utente di Palermo, una signora anziana che aveva legami col Veneto. Da anni, un suo figlio risiedeva ad Adria. Si chiamava Michele Profeta.

L’errore

Intanto, Carraro si era presentato in questura raccontando di quello strano cliente che aveva accompagnato a visitare un appartamento. Lo riconobbe, da un album con altri quattro individui, come il signor Pertini. Il 16 febbraio, Michele Profeta venne bloccato sotto casa e non fece resistenza. Nel veicolo e in casa vennero repertati una moltitudine di elementi decisivi: il mazzo di carte da gioco, il normografo usato per la lettera al questore, la pistola degli omicidi Lissandron e Boscolo. Era certo di non poter essere individuato. La moglie, sconvolta, accenn una difesa, poi capitol. Emerse una doppia vita, divisa tra la famiglia ufficiale con due figli adolescenti e una convivenza, a Mestre, con una signora che Profeta aveva conosciuto in giovent in Sicilia: anche l’altra donna lo scaric e lasci il Veneto. Caso chiuso: Michele Profeta era, indubitabilmente, il mostro di Padova. Ergastolo confermato fino alla Cassazione ma pochi anni di pena: il 16 luglio 2004, mentre sosteneva il primo esame di Storia della filosofia, mor di infarto a San Vittore.

I simboli

Ed qui che il docufilm rallenta e tenta di scardinare il nucleo occulto di un caso che, dal punto di vista criminale, venne risolto senza alcun sussulto. Perch mai il signor Profeta, all’apparenza persona mite e di buona cultura, incensurato, si sarebbe dovuto dare alla carriera del killer seriale? Sia l’imputato, sebbene a lungo silente nel corso del processo, sia la difesa – che nomin Vittorino Andreoli come perito di parte – offrirono una lettura psicopatologica. La simbologia del mazzo di carte, la numerologia, l’ossessione per le letture bibliche rivelata nelle udienze tendevano a ritrarre l’incriminato come un uomo preda di un delirio spirituale di onnipotenza. Profeta raccont, oltretutto, di aver agito guidato a uccidere da una voce: quella di una defunta madrina. Il guaio di un’interpretazione simile, mirata alla concessione di infermit mentale, era fare i conti con altro genere di moventi, smaccatamente pi terreni e consequenziali.

I nessi col passato

In un aneddoto marginale sembra, difatti, nascondersi la chiave dei delle imprese criminali di Profeta: narrando dei suoi anni palermitani, spieg che nel 1972 aveva avviato, a Palermo, un’attivit commerciale con un amico. Per promuoverla, avevano organizzato un concerto invitando il re e la regina del nazionalpopolare, Raffaella Carr e Pippo Baudo. La serata venne annullata per il maltempo e Profeta non riusc, per varie vicissitudini – forse la passione per il gioco d’azzardo – a restituire i soldi dei biglietti, n la somma garantita dallo sponsor. Per giunta, il socio lo lasci a piedi di l a poco, con l’argomento che la societ era di fatto, in realt intestata solo a lui. Ebbene: che mestiere esercitava Profeta col socio, a Palermo? L’agente immobiliare. E quale ditta aveva pagato per sostenere il concerto e si rivalse su di lui? Una cooperativa di taxi.

La frustrazione

Profeta arrancava per provvedere a due famiglie, mantenute a stento, ed era provato da una vita di fallimenti, forse non tutti di sua responsabilit. Si sentiva un talento non riconosciuto. Emigrato al nord per sfangarla, stava ben peggio di prima. Per sopravvivere si era messo, a cinquant’anni suonati, a distribuire volantini nelle buche delle lettere. Finch non prov a estorcere denaro allo Stato, minacciando di uccidere cittadini a caso. Ma li scelse tra le due categorie che avevano segnato – incolpevolmente – la sua rovina. Profeta indic la simbologia del colpo unico al tassista come l’unit di Dio, emblema del bene; triplo all’agente immobiliare, perch la Trinit annulla il male. Peccato avesse gi spiegato di aver ucciso Lissandron perch parlava troppo. E quando gli si chiese conto di due uomini scelti s a caso, ma di professione accuratamente selezionata, svicol con un non saprei rispondere. Avrebbe dovuto ammettere di aver scelto la vendetta indiscriminata contro il mondo, colpevole di non avergli offerto gli onori e i denari che era convinto di meritare. Tanto da rivolgersi sgangheratamente a una Questura e tentare di estorcere il risarcimento per una vita da sconfitto.

25 febbraio 2023 (modifica il 25 febbraio 2023 | 16:00)

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