Come ricorderà lItalia i centanni di Matteotti?

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VENERD 10 MARZO 2023

risponde Aldo Cazzullo

Caro Aldo,
di nuovo all’attenzione di tutti viene riproposto il caso Matteotti e ci si chiede come mai il governo Mussolini non sia caduto quando ve ne erano tutte le condizioni. la logica del potere, il re pensava di poter controllare Mussolini, questo lo convinse a tenerlo in piedi. L fu l’apice dell’ideologia, non si guard alla realt, a un assassinio politico, ma a come aumentare il proprio potere. Un grande insegnamento per l’oggi, a guardare la realt e non alle logiche di potere.
Gianni Mereghetti

Caro Gianni,
E’ molto difficile abbattere un regime. Di solito le dittature cadono solo quando perdono una guerra. Mussolini, dopo una fase di esitazione, approfitt del delitto Matteotti per instaurare la dittatura; e il re, cos come i vecchi notabili dello schieramento liberale che con le sue varie anime aveva governato l’Italia per i suoi primi sessant’anni di vita unitaria, non ebbero la forza di opporsi. Va ricordato che alcuni liberali, come Giovanni Amendola, pagarono la loro ostilit al fascismo con la vita; e anche Francesco Saverio Nitti e Benedetto Croce conobbero le intimidazioni delle camicie nere. Pi che interrogarci sulle vicende di allora, sar interessante per la nostra vita pubblica capire se e come l’anno prossimo l’Italia repubblicana commemorer Giacomo Matteotti, a cent’anni dal suo assassinio. Liliana Segre ha fatto una proposta in tal senso. Matteotti fu assassinato quattordici anni prima delle leggi razziali, che rappresentarono senz’altro un’escalation di brutalit, ma non furono un impazzimento, furono un altro passo del lungo percorso di Mussolini dalla presa del potere alla guerra. Non esiste un fascismo buono e un fascismo cattivo, un Mussolini statista lungimirante e un Mussolini delinquente. Sarebbe importante rileggere i due principali discorsi che Giacomo Matteotti tenne alla Camera per denunciare le violenze dei fascisti (10 marzo 1921: due giorni dopo fu aggredito e seviziato) e i brogli alle elezioni del 1924 (30 maggio). E anche le parole con cui la vedova Velia chiese al ministero dell’Interno di non vedere camicie nere ai funerali del marito, ma solo soldati d’Italia. Ai socialisti che invocavano vendetta, Velia, che era molto cattolica, disse: Andate a casa. Siate buoni, amatevi come insegn Ges Cristo. Nei giorni in cui ancora si cercava il corpo, Velia e Isabella Matteotti, la madre, avevano chiesto udienza al Papa, che per prudenza le aveva fatte ricevere dal cardinal Gasparri. Isabella rifiut il dono di un rosario: Ho gi il mio rispose in dialetto.

LE ALTRE LETTERE DI OGGI

L’ingiustizia

Critiche cattive sui social: fanno davvero molto male

Caro Aldo, scrivo a proposito del modo scorretto di usare Internet mettendo al centro dell’attenzione il proprio ego, adoperando non la parte migliore che ogni essere vivente ha, ma solamente la peggiore. Quando una persona vive del proprio lavoro e subisce una critica gratuitamente offensiva, chi la pronuncia dovrebbe sapere che pu mettere in gioco una professione fino a bloccarne l’attivit, in alcuni casi per sempre. Ci sono persone che affrontando la cattiveria altrui, sono state colte da forme di depressione, in alcuni casi hanno tentato il suicidio. Dopo 18 anni di lavoro di lettrice per festival, case editrici, autori, ho ricevuto la proposta di usare la mia voce per un audiolibro, il primo. Ho lavorato con passione e professionalit, commettendo certamente qualche errore. Nei commenti ho ricevuto parole sgradevoli, aggressive, in diversi casi da anonimi. Purtroppo, l’algoritmo ha deciso d’inserire sopra i commenti negativi e scorrendo quelli positivi. Sembra che dopo tre critiche negative il pubblico non sia pi interessato a leggerne altre e ancora meno interessato ad accedere all’audiolibro.Mi domando: Perch non utilizzare parole normalmente critiche?. Dico ai giovani: leggete, ascoltate, osservate, discutetene con i genitori, con gli amici, sappiate che ogni vostro aggettivo scritto con rabbia potrebbe provocare qualcosa di irrimediabile. Penso che verso il lavoro degli altri, sui social ci si potrebbe limitare a scrivere: un cuore, due cuori, tre cuori. Stop. Il cuore rappresenta comunque il rispetto del lavoro, che ha le sue fatiche. La Pace anche questa: se la vogliamo, come gridiamo, si comincia da poco.
Irene Grazioli

INVIATECI LE VOSTRE LETTERE

Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

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MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO

Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

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GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA

Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

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VENERDI -L’AMORE

Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

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SABATO -L’ADDIO

Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

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DOMENICA – LA STORIA

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