Roberto Fico: «Il Pd? Bene quando si converge sui programmi, ma evitiamo le fusioni a freddo»

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di Emanuele BuzziIl presidente della Camera: «Il Movimento 5 Stelle resta autorevole. Non c’è il rischio di un partito personale di Conte: basti pensare che nel simbolo non c’è il nome del leader» Roberto Fico, perché si è appellato a non trascinare le istituzioni nella campagna elettorale? «È stato inopportuno tirare in ballo la presidenza della Repubblica . È molto importante che il dibattito politico durante il periodo di campagna elettorale sia il più possibile corretto e chiaro, soprattutto in questa fase complessa per l’Italia». Si parla molto di presidenzialismo. Un’ipotesi che la convince? «Non mi convince. Per problemi complessi si cercano sempre le soluzioni più semplici: un uomo che decide per tutti. La nostra Repubblica parlamentare ha il pregio di poter discutere al proprio interno, di rifiutare i pieni poteri, ma la discussione assembleare alla fine porta sempre — magari con più difficoltà — al miglior risultato e con più lungimiranza». Sta terminando la legislatura. Ha qualche rimpianto? «Quando una persona dà il massimo non ha mai rimpianti. Io ho dato tutto in questi anni e per me è stato un onore lavorare per le istituzioni del mio Paese con spirito di servizio. Lascio una Camera più aperta, accessibile, trasparente e ancora più attenta alla questione ambientale». Teme per il Pnrr? «Rispetto al Pnrr mi lasci ricordare che i 209 miliardi sono stati ottenuti dal governo Conte dopo un complessa battaglia in Europa, che ha segnato uno spartiacque. La mia paura è che ora si rallenti rispetto alla transizione ecologica, che è una priorità perché significa tutela dell’ambiente, futuro delle nuove generazioni, salute pubblica. Una priorità da tutelare». Parliamo di Movimento. Grillo non ha ammesso deroghe al secondo mandato, ma le ha permesse per le pluricandidature. Andate a corrente alternata sulle regole? «Nessuna corrente alternata. Parliamo di due cose diverse. Da un lato c’è la regola dei due mandati che è un nostro principio base, dall’altra un cambiamento frutto dell’evoluzione del Movimento e del momento che stiamo attraversando. Il Movimento è e resta autorevole, nessun problema di credibilità». Lei ha fatto due volte le Parlamentarie, è presidente del comitato di garanzia che stila il regolamento per le candidature: non le sembra un pasticcio il listino di Conte? «Il listino di Conte è stato votato dai nostri iscritti sulla Rete . Una percentuale molto alta l’ha sostenuto e votato senza sorprese, quindi direi che un’ampia maggioranza appoggia il listino e tutte le personalità che lo compongono. Vorrei vedere cosa sarebbe successo in altri partiti con un voto del genere. In ogni caso, ricordo che proprio il listino vede schierati con il M5S alcuni esponenti di spicco della lotta alle mafie come De Raho e Scarpinato, che fanno capire la nostra autorevolezza e il nostro impegno». Conte trasformerà il M5S in un partito sempre più personale? «È un rischio che assolutamente non esiste. Basta vedere la nostra organizzazione che è collegiale ma anche gli ultimi avvenimenti: il Movimento ha scelto i propri candidati con le Parlamentarie e nel simbolo, a differenza di altri partiti, non presenta il nome del leader». Lei ha detto che il M5S è ora più coeso dopo le fuoriuscite, ma non le sembra più marginale anche? «Assolutamente no, oggi siamo più incisivi perché il dibattito interno non è più autoreferenziale ma sui temi da portare avanti. Ed è per questo che siamo più uniti e coesi. Abbiamo capisaldi come il reddito di cittadinanza, il superbonus, il cashback e la transizione ecologica. Siamo stati e siamo più centrali e lo dimostrano anche i segnali che danno il M5S in crescita». Per anni lei si è battuto per creare un fronte progressista. Non andava tentato dopo tre anni un estremo tentativo di conciliazione? «È stato il Pd a chiudere ogni possibilità di confronto , ma, vede, il problema a mio avviso riguardava la concezione dell’alleanza. Parlare di campo largo o campo progressista: sono punti di vista distinti e dirimenti. Il campo largo può comprendere il sì al nucleare, l’ok all’utilizzo di tecnologie più retrograde per la gestione dei rifiuti, il via libera al liberismo più sfrenato. Un campo largo così può essere un concorrente del centrodestra ma non è coerente con gli ideali in cui crediamo». Ossia? «Crediamo in un campo progressista che tutela i più deboli e i beni comuni, che si batte per la lotta alle disuguaglianze. Oggi noi siamo quel campo». Ma allora se siete così diversi, che senso ha correre insieme al Pd in alcune regioni? «Per risponderle le prendo come esempio Napoli: qui governiamo con il Pd e la nostra alleanza è stata costruita su un programma. Allora io dico: se ci sono altri luoghi dove è possibile fare convergenze programmatiche mirate, ben venga, sono convinto invece che le alleanze a freddo non funzionino». Cosa farà Fico dopo l’esperienza a Montecitorio? «Continuerò a fare politica nel Movimento, a battermi per quelli che sono i miei temi: la difesa dei beni comuni e dei diritti e il rilancio del Sud, che è fondamentale per la crescita del Paese». 20 agosto 2022 (modifica il 20 agosto 2022 | 12:50) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-08-20 10:50:00, Il presidente della Camera: «Il Movimento 5 Stelle resta autorevole. Non c’è il rischio di un partito personale di Conte: basti pensare che nel simbolo non c’è il nome del leader», Emanuele Buzzi

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