Roberto Cingolani: «Rinnovabili crescono a velocità raddoppiata. Semplificare? Funziona»

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Roberto Cingolani: «Rinnovabili crescono a velocità raddoppiata. Semplificare? Funziona» Da sinistra: John Kerry, Inviato speciale presidenziale degli Stati Uniti per il clima e il ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani

È solo un capoverso. Ma dietro quella manciata di parole c’è un lavoro che dura da novembre e forse anche prima. L’idea di poter mettere un tetto ai prezzi del gas viene avanzata dall’Italia a uno dei tanti vertici che si susseguono per preparare quella che lo scorso autunno era l’obiettivo: crescere e in modo sostenuto per superare la frenata del Covid. Qualche mese dopo, la Russia decide di invadere l’Ucraina. E il mondo cambia di colpo. Si capiscono in pochi giorni gli errori fatti nei decenni appena passati dall’Europa e soprattutto da Germania e Italia. Si sono fidati di Putin. E la sicurezza energetica è messa a rischio definitivamente. L’iniziativa autunnale dell’Italia nasceva da una pressione sui prezzi che già si stava irrobustendo e che indeboliva tutti quei Paesi come l’Italia che non dispongono di grandi risorse fossili. Non solo. Dietro quel tetto al gas c’è una rivoluzione che riguarda anche l’uso delle rinnovabili, la loro definitiva rivincita sulle fonti fossili. E di fatto il futuro dell’approvvigionamento energetico del Paese.

«Ma la cosa che non si è capita è che per la prima l’Italia sta giocando una partita che riguarda noi e l’Europa. E che non è semplicemente o non solo intervenire sulla speculazione sui prezzi ma mettere le basi per cambiare il sistema di forniture e quindi garantire la sicurezza energetica del Paese incentrato in buona parte su fonti rinnovabili».

Sì ma queste sembrano tante belle parole…

«No sono numeri»

Quali numeri? Se si vanno a vedere le autorizzazioni a impianti energetici da rinnovabili, le cosiddette Via (valutazioni di impatto ambientale) sono poche centinaia di Mega Watt mentre avrebbero dovuto essere dell’ordine dei Giga Watt (un Giga Watt sono mille Mega Watt)?

«Ripeto guardi bene i numeri. Una strada semplice per farlo è chiedere a Terna. Terna è la società che allaccia gli impianti che producono energia alla rete che arriva poi nelle case e nelle imprese. E siccome l’energia prodotta da fonti fossili e quella da fonti rinnovabili devono essere trattate in modo diverso, Terna segue i nuovi progetti di impianti rinnovabili, dalla richiesta di connessione fino all’autorizzazione e poi alla costruzione, in modo da tenersi pronti per l’entrata in esercizio. E questo lo fa anche per gli impianti rinnovabili che si allacciano alla rete di distribuzione».

Il ministro è lei ce lo dica.

«Al 31 maggio risultano già autorizzati, con preventivi di connessione già accettati e pagati da produttori ai gestori di rete, e quindi pronti per essere realizzati ed entrare in esercizio, impianti per 8,3 Giga Watt di cui 5,1 GW previsti in esercizio già entro il 31 dicembre 2022. Sa cosa significa rispetto a quanti Giga abbiamo allacciato negli ultimi due anni?».

Lei continua a farsi le domande…

«Glielo dico io: le proiezioni di Terna relative agli impianti autorizzati e pronti alla realizzazione, con i dati disponibili ad aprile 2022, ci dicono che quest’anno ci aspettiamo un’entrata in esercizio di rinnovabili, con nuovi impianti, per una potenza pari a oltre il doppio rispetto alla somma dei due anni precedenti. Esattamente 2,5 volte».

Perché cosa è cambiato rispetto a prima? Bastava volerlo?

«No, abbiamo fatto molte cose. La prima il decreto semplificazioni dell’autunno scorso e quelli successivi di quest’anno che hanno iniziato a funzionare. Se chi abita in una casa vuole mettersi dei pannelli fotovoltaici sul tetto, fino a 200 kilowatt e non chiede incentivi, a meno che sia in un edificio vincolato. Lo stesso vale per le imprese che realizzano impianti sui tetti dei capannoni. E questo ha dato una spinta».

Mi pare di capire che se si vuole investire e non si chiedono aiuti allo Stato è tutto più veloce…

«Sì, anche i privati hanno iniziato a capire che investire sulla sostenibilità conviene. Ma anche gli impianti che devono chieder la Via non sono andati affatto a rilento».

Le ripeto: contano i numeri non le parole.

«L’accelerazione evidente nell’allaccio di produzione da fonti rinnovabili, quei 5,1 GigaWatt solo quest’anno e solo con i dati maturati fino ad aprile, è dovuto sì agli investimenti dei privati ma anche al fatto che con la nuova commissione Fast Track per le Via è aumentato fortemente il numero di progetti esaminati».

Allora perché non è stato fatto prima?

«Questo dovrebbe chiederlo ai governi precedenti. Ma non ho finito. Siamo andati veloci anche perché abbiamo sbloccato progetti fermi alle sovraintendenze grazie ai poteri sostitutivi del governo».

Ma per non illudere nessuno, non è che con questi allacciamenti e con le aste potremmo fare a meno di chissà quanto gas…

«Qualcosa sì però. Solo sulla base delle iniziative prese sinora nel giro di quest’anno e dei prossimi 24 mesi potremo tagliare più di 3 miliardi di metri cubi di gas. Pensi che solo a questo momento abbiamo altre iniziative per circa 24 GigaWatt di rinnovabili (12,4 da solare e 10,7 da eolico) che hanno richiesto l’autorizzazione. L’obiettivo che avevamo fissato da qui al 2030 era di arrivare a 70 Giga Watt da fonti rinnovabili. Quindi è molto più vicino. Tanto più che se si varasse il tetto al gas proposto da noi italiani, anche quella mossa ci garantirebbe una più veloce transizione».

Che c’entra il tetto al gas con le rinnovabili.

«È un po’ complicato ma funziona così. Oggi in Europa anche le tariffe dell’elettricità rinnovabile sono connessi al prezzo della produzione elettrica a gas, il mercato su cui si vende è unico. In origine la produzione a gas costava molto meno delle rinnovabili, motivo per cui le rinnovabili avevano bisogno di un incentivo pubblico. Oggi sta accadendo il contrario. Il tetto al gas che taglia i picchi di prezzo, potrebbe spingere a rivedere l’intero sistema dei prezzi e delle tariffe. Sganciare i prezzi dell’elettricità ottenuta da fonti rinnovabili che sono molto meno costose del gas significherebbe dare ai consumatori un vantaggio importante e darebbe un’ ulteriore spinta alle rinnovabili stesse».

E non si può farlo subito?

«Non vorrei essere sgradevole. Ma il sistema di produzione dell’energia è molto complicato. E così il sistema tariffario».

E allora?

«E allora non è come accendere o spegnere la luce. Servono impianti. IL gas è usato non solo per riscaldare le case ma per fare andare avanti grandi impianti come quello dell’Ilva. La riconversione è un processo non breve. Vorrei ricordare che quando abbiamo proposto il tetto al prezzo del gas era novembre del 2021. L’esercito di Putin non aveva ancora invaso l’Ucraina. Quello che voglio dire è che per una volta il nostro Paese si è mosso non sull’onda di un’emergenza ma per avviare dei processi che non sono né semplici né brevi appunto. Ma che, come avete visto, stanno facendo breccia in Europa».

L’Europa ha solo detto che ne discuterà.

«Non è poco. Se ricorda bene fummo respinti in toto. Adesso i 27 paesi dell’Unione hanno accettato di mettere il dossier sul tavolo».

Da qui a decidere…

«Lo so che in Italia parlare bene di un governo è faticoso. Ma usciamo per una volta da quella che viene chiamata narrazione di un’Italia sempre in balia degli eventi. Nel caso del gas li abbiamo anticipati. Non solo. Abbiamo varato leggi, abbiamo preso degli impegni con l’Europa che stiamo mantenendo. Abbiamo avviato due transizioni importanti come quella digitale e quella ecologica. I risultati si iniziano a vedere come le ho dimostrato con i numeri non con le parole. Potremo fare errori, ma per una volta il motore è stato acceso, la macchina è partita, l’itinerario è segnato e le prime tappe raggiunte»
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, 2022-06-01 20:06:00, Il ministro della Transizione Ecologica: anche i privati hanno iniziato a capire che investire sulla sostenibilità conviene. Abbiamo sbloccato progetti fermi alle sovraintendenze grazie ai poteri sostitutivi del governo, Daniele Manca

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