Referendum sulla giustizia, i quesiti: ecco cosa si vota

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di Paolo DecrestinaDomenica 12 giugno, si torna alle urne per votare sui cinque referendum abrogativi: dalle misure di custodia cautelare, alle funzioni delle carriere dei magistrati. Ecco cosa si andrà a votare Domenica 12 giugno si vota: oltre che per le Comunali per circa mille Comuni, gli italiani sono chiamati a livello nazionale per cinque referendum, tutti incentrati sul tema della giustizia. Si va dalle misure di custodia cautelare alle funzioni delle carriere dei magistrati fino all’incandidabilità di persone già condannate. Ma andiamo con ordine e scopriamo passo passo le caratteristiche di questa tornata referendaria. Partiamo dalle basi: innanzitutto si tratta di referendum abrogativi, e quindi di una consultazione popolare per capire se gli italiani vogliono mantenere alcune norme già presenti oppure le vogliono cancellare dal nostro ordinamento. Quindi, chi vuole mantenerle voterà No, chi vorrà cambiarle voterà Sì. Sia chiaro, come ogni referendum abrogativo, anche questi per essere validi dovranno raggiungere il cosiddetto quorum , e cioè dovrà andare al voto almeno il 50%+1 degli elettori. In caso contrario il singolo referendum non avrà valore. Tutto chiaro: adesso passiamo all’analisi dei quesiti, punto per punto, colore per colore. Il primo quesito è contenuto nella scheda di colore rosso. Punta a cancellare la legge Severino . Che cos’è? La legge Severino prevede tra le altre cose che chi è stato condannato in via definitiva con pena superiore a due anni non possa candidarsi alle elezioni politiche. E non è tutto, se il condannato poi è già senatore o deputato decade automaticamente dal ruolo di parlamentare. Il caso più celebre è quello di Silvio Berlusconi a cui fu tolto il seggio al Senato dopo la condanna del processo Mediaset. La legge Severino coinvolge anche gli amministratori locali, quindi sindaci, governatori e consiglieri, prevedendo che i loro incarichi vengano sospesi già dopo la condanna di primo grado per alcuni tipi di reato quindi senza aspettare tutti i gradi di giudizio. Se vince il sì, insomma, viene abrogata la norma sulla decadenza tutta intera. * Chi vota Sì vuole che persone condannate per reati non colposi tornino a ricoprire o mantengano cariche politiche (a meno di decisioni diverse di un giudice) . * Chi vota No vuole mantenere la situazione attuale: confermando incandidabilità e decadenza per queste persone. Il secondo quesito è contenuto nella scheda arancione. In questo caso la domanda posta ai cittadini è: volete cancellare la «reiterazione del reato» dall’insieme delle motivazioni per cui i giudici possono decidere la custodia cautelare in carcere o i domiciliari per una persona prima del processo? Vediamo cosa succede oggi: una persona indagata può finire in carcere o ai domiciliari prima della sentenza se c’è il pericolo di fuga o di inquinamento delle prove oppure per impedire che la persona possa compiere di nuovo lo stesso reato. Attualmente si può finire gli arresti per questo ultimo motivo se si tratta di un reato per cui è prevista una pena massima di 4 o 5 anni oppure per il finanziamento illecito dei partiti. Ecco se vince il sì non sarà più possibile il carcere preventivo per il rischio di reiterazione del reato con l’eccezione di reati che prevedono l’uso della violenza o delle armi oppure legati alla criminalità organizzata o alle eversione. * Chi vota Sì vuole eliminare la reiterazione del reato dalle ragioni per cui si può disporre la custodia cautelare. * Chi vota No vuole mantenere in vigore la legge così com’è: arresto o domiciliari anche per il pericolo della ripetizione del reato. Con il terzo quesito, contenuto nella scheda di colore giallo, si entra nel cuore del sistema giudiziario. Si parla di magistrati: come sappiamo si dividono tra la funzione di pubblici ministeri o di giudici, requirente o giudicante, insomma quello dell’accusa e quello chiamato a decidere. Il quesito è lunghissimo e a tratti incomprensibile, è composto da oltre 2mila parole, ma la domanda sostanziale è questa: volete abrogare la norma che oggi consente al togato di passare, nel corso della propria carriera, dal ruolo di giudice a quello di pubblico ministero e viceversa? Vediamo cosa succede oggi: ci sono già delle norme che limitano il passaggio da una funzione all’altra , per esempio bisogna cambiare regione dove si esercita e poi sono ammessi al massimo quattro passaggi nel corso della carriera. Questi passaggi inoltre saranno due quando sarà approvata la riforma Cartabia che al momento ha incassato il sì alla Camera e aspetta il vaglio del Senato. Il quesito referendario però intende comunque abrogare del tutto questa possibilità, cioè all’inizio della carriera un magistrato decide se essere un pm o un giudice e tale resta per tutto il tempo. Stop. * Chi vota Sì sceglie per l’obbligo di scelta tra essere pm o giudici all’inizio della propria carriera. * Chi vota No invece vuole consentire che il magistrato possa passare da una funzione all’altra. Quarto quesito, scheda di colore grigio. Vale la pena spiegare bene perché il tema è piuttosto tecnico e tra i più discussi dai magistrati perché parliamo di «pagelle». La domanda semplificata è: volete che l’operato del magistrato possa essere giudicato anche dai membri laici dei consigli giudiziari? Chi sono i laici? Professori universitari e avvocati. La partecipazione dei laici nel voto è già previsto dalla Riforma Cartabia, ma solo se il consiglio dell’ordine abbia segnalato comportamenti scorretti da parte del magistrato che si deve valutare. * Chi vota Sì vuole che i magistrati vengano valutati anche dai membri laici come avvocati e professori universitari. * Chi vota chi vota No vuole che si continui con la loro esclusione dal giudizio. L’ultimo quesito, il quinto, è contenuto nella scheda di colore verde. Il tema è la candidatura per l’elezione dei componenti del C onsiglio superiore della magistratura. Oggi un magistrato che vuole candidarsi al Csm deve raccogliere almeno 25 firme. I promotori del referendum vogliono eliminare questa soglia così del da favorire la candidatura di chiunque senza necessità di appoggi per limitare il peso delle cosiddette correnti. * Chi vota Sì vuole eliminare l’obbligo per il magistrato di procurarsi delle firme per candidarsi. * Chi vota No vuole mantenere questo obbligo. Il testo dei cinque quesiti Di seguito riportiamo per intero il testo dei cinque quesiti referendari così come li troveremo sulle schede ai seggi. Referendum n.1 – Abrogazione del Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi. Volete voi che sia abrogato il decreto legislativo 31 dicembre 2012, n.235 (Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi, a norma dell’articolo 1, comma 63, della legge 6 novembre 2012, n.190)? Referendum n.2 – Limitazione delle misure cautelari: abrogazione dell’ultimo inciso dell’art. 274, comma 1, lettera c), codice di procedura penale, in materia di misure cautelari e, segnatamente, di esigenze cautelari, nel processo penale. Volete voi che sia abrogato il decreto del Presidente della Repubblica 22 settembre 1988, n.447 (Approvazione del codice di procedura penale) risultante dalle modificazioni e integrazioni successivamente apportate, limitatamente alla seguente parte: art.274, comma 1, lettera c), limitatamente alle parole: “o della stessa specie di quello per cui si procede. Se il pericolo riguarda la commissione di delitti della stessa specie di quello per cui si procede, le misure di custodia cautelare sono disposte soltanto se trattasi di delitti per i quali è prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a quattro anni ovvero, in caso di custodia cautelare in carcere, di delitti per i quali è prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni nonché per il delitto di finanziamento illecito dei partiti di cui all’art. 7 della legge 2 maggio 1974, n. 195 e successive modificazioni.”? Referendum n.3 – Separazione delle funzioni dei magistrati. Abrogazione delle norme in materia di ordinamento giudiziario che consentono il passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa nella carriera dei magistrati. Volete voi che siano abrogati: l’“Ordinamento giudiziario” approvato con regio decreto 30 gennaio 1941, n.12, risultante dalle modificazioni e integrazioni ad esso successivamente apportate, limitatamente alla seguente parte: art.192, comma 6, limitatamente alle parole: “, salvo che per tale passaggio esista il parere favorevole del Consiglio superiore della magistratura”; la legge 4 gennaio 1963, n.1 (Disposizioni per l’aumento degli organici della Magistratura e per le promozioni), nel testo risultante dalle modificazioni e integrazioni ad essa successivamente apportate, limitatamente alla seguente parte: art.18, comma 3: “La Commissione di scrutinio dichiara, per ciascun magistrato scrutinato, se è idoneo a funzioni direttive, se è idoneo alle funzioni giudicanti o alle requirenti o ad entrambe, ovvero alle une a preferenza delle altre”; il decreto legislativo 30 gennaio 2006, n.26, recante «Istituzione della Scuola superiore della magistratura, nonché disposizioni in tema di tirocinio e formazione degli uditori giudiziari, aggiornamento professionale e formazione dei magistrati, a norma dell’art.1, comma 1, lettera b), della legge 25 luglio 2005, n.150», nel testo risultante dalle modificazioni e integrazioni ad esso successivamente apportate, limitatamente alla seguente parte: art.23, comma 1, limitatamente alle parole: “nonché per il passaggio dalla funzione giudicante a quella requirente e viceversa”; il decreto legislativo 5 aprile 2006, n.160, recante “Nuova disciplina dell’accesso in magistratura, nonché in materia di progressione economica e di funzioni dei magistrati, a norma dell’art.1, comma 1, lettera a), della legge 25 luglio 2005, n.150” , nel testo risultante dalle modificazioni e integrazioni ad esso successivamente apportate, in particolare dall’art.2, comma 4 della legge 30 luglio 2007, n.111 e dall’art.3-bis, comma 4, lettera b) del decreto-legge 29 dicembre 2009, n.193, convertito, con modificazioni, in legge 22 febbraio 2010, n.24, limitatamente alle seguenti parti: art.11, comma 2, limitatamente alle parole: “riferita a periodi in cui il magistrato ha svolto funzioni giudicanti o requirenti”; art.13, riguardo alla rubrica del medesimo, limitatamente alle parole: “e passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa”; art.13, comma 1, limitatamente alle parole: “il passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti,”; art.13, comma 3: “3. Il passaggio da funzioni giudicanti a funzioni requirenti, e viceversa, non è consentito all’interno dello stesso distretto, né all’interno di altri distretti della stessa regione, né con riferimento al capoluogo del distretto di corte di appello determinato ai sensi dell’art.11 del codice di procedura penale in relazione al distretto nel quale il magistrato presta servizio all’atto del mutamento di funzioni. Il passaggio di cui al presente comma può essere richiesto dall’interessato, per non più di quattro volte nell’arco dell’intera carriera, dopo aver svolto almeno cinque anni di servizio continuativo nella funzione esercitata ed è disposto a seguito di procedura concorsuale, previa partecipazione ad un corso di qualificazione professionale, e subordinatamente ad un giudizio di idoneità allo svolgimento delle diverse funzioni, espresso dal Consiglio superiore della magistratura previo parere del consiglio giudiziario. Per tale giudizio di idoneità il consiglio giudiziario deve acquisire le osservazioni del presidente della corte di appello o del procuratore generale presso la medesima corte a seconda che il magistrato eserciti funzioni giudicanti o requirenti. Il presidente della corte di appello o il procuratore generale presso la stessa corte, oltre agli elementi forniti dal capo dell’ufficio, possono acquisire anche le osservazioni del presidente del consiglio dell’ordine degli avvocati e devono indicare gli elementi di fatto sulla base dei quali hanno espresso la valutazione di idoneità. Per il passaggio dalle funzioni giudicanti di legittimità alle funzioni requirenti di legittimità, e viceversa, le disposizioni del secondo e terzo periodo si applicano sostituendo al consiglio giudiziario il Consiglio direttivo della Corte di cassazione, nonché sostituendo al presidente della corte d’appello e al procuratore generale presso la medesima, rispettivamente, il primo presidente della Corte di cassazione e il procuratore generale presso la medesima.”; art.13, comma 4: “4. Ferme restando tutte le procedure previste dal comma 3, il solo divieto di passaggio da funzioni giudicanti a funzioni requirenti, e viceversa, all’interno dello stesso distretto, all’interno di altri distretti della stessa regione e con riferimento al capoluogo del distretto di corte d’appello determinato ai sensi dell’art.11 del codice di procedura penale in relazione al distretto nel quale il magistrato presta servizio all’atto del mutamento di funzioni, non si applica nel caso in cui il magistrato che chiede il passaggio a funzioni requirenti abbia svolto negli ultimi cinque anni funzioni esclusivamente civili o del lavoro ovvero nel caso in cui il magistrato chieda il passaggio da funzioni requirenti a funzioni giudicanti civili o del lavoro in un ufficio giudiziario diviso in sezioni, ove vi siano posti vacanti, in una sezione che tratti esclusivamente affari civili o del lavoro. Nel primo caso il magistrato non può essere destinato, neppure in qualità di sostituto, a funzioni di natura civile o miste prima del successivo trasferimento o mutamento di funzioni. Nel secondo caso il magistrato non può essere destinato, neppure in qualità di sostituto, a funzioni di natura penale o miste prima del successivo trasferimento o mutamento di funzioni. In tutti i predetti casi il tramutamento di funzioni può realizzarsi soltanto in un diverso circondario ed in una diversa provincia rispetto a quelli di provenienza. Il tramutamento di secondo grado può avvenire soltanto in un diverso distretto rispetto a quello di provenienza. La destinazione alle funzioni giudicanti civili o del lavoro del magistrato che abbia esercitato funzioni requirenti deve essere espressamente indicata nella vacanza pubblicata dal Consiglio superiore della magistratura e nel relativo provvedimento di trasferimento.”; art.13, comma 5: “5. Per il passaggio da funzioni giudicanti a funzioni requirenti, e viceversa, l’anzianità di servizio è valutata unitamente alle attitudini specifiche desunte dalle valutazioni di professionalità periodiche.”; art.13, comma 6: “6. Le limitazioni di cui al comma 3 non operano per il conferimento delle funzioni di legittimità di cui all’art.10, commi 15 e 16, nonché, limitatamente a quelle relative alla sede di destinazione, anche per le funzioni di legittimità di cui ai commi 6 e 14 dello stesso art.10, che comportino il mutamento da giudicante a requirente e viceversa.”; il decreto-legge 29 dicembre 2009, n.193, convertito, con modificazioni, in legge 22 febbraio 2010, n.24 (Interventi urgenti in materia di funzionalità del sistema giudiziario), nel testo risultante dalle modificazioni e integrazioni ad essa successivamente apportate, limitatamente alla seguente parte: art.3, comma 1, limitatamente alle parole: “Il trasferimento d’ufficio dei magistrati di cui al primo periodo del presente comma può essere disposto anche in deroga al divieto di passaggio da funzioni giudicanti a funzioni requirenti e viceversa, previsto dall’art.13, commi 3 e 4, del decreto legislativo 5 aprile 2006, n.160.”? Referendum n.4 – Partecipazione dei membri laici a tutte le deliberazioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari. Abrogazione di norme in materia di composizione del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari e delle competenze dei membri laici che ne fanno parte. Volete voi che sia abrogato il decreto legislativo 27 gennaio 2006, n.25, recante «Istituzione del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e nuova disciplina dei consigli giudiziari, a norma dell’art. 1, comma 1, lettera c) della legge 25 luglio 2005, n.150», risultante dalle modificazioni e integrazioni successivamente apportate, limitatamente alle seguenti parti: art.8, comma 1, limitatamente alle parole “esclusivamente” e “relative all’esercizio delle competenze di cui all’art.7, comma 1, lettera a)”; art.16, comma 1, limitatamente alle parole: “esclusivamente” e “relative all’esercizio delle competenze di cui all’art.15, comma 1, lettere a), d) ed e)”? Referendum n.5 – Abrogazione di norme in materia di elezioni dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura. Volete voi che sia abrogata la legge 24 marzo 1958, n. 195 (Norme sulla costituzione e sul funzionamento del Consiglio superiore della magistratura), nel testo risultante dalle modificazioni e integrazioni ad esso successivamente apportate, limitatamente alla seguente parte: art. 25, comma 3, limitatamente alle parole “unitamente ad una lista di magistrati presentatori non inferiore a venticinque e non superiore a cinquanta. I magistrati presentatori non possono presentare più di una candidatura in ciascuno dei collegi di cui al comma 2 dell’art. 23, né possono candidarsi a loro volta”?” 8 giugno 2022 (modifica il 8 giugno 2022 | 10:51) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-06-08 08:51:00, Domenica 12 giugno, si torna alle urne per votare sui cinque referendum abrogativi: dalle misure di custodia cautelare, alle funzioni delle carriere dei magistrati. Ecco cosa si andrà a votare, Paolo Decrestina

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