Perry, il Chandler di «Friends»: sono vivo per miracolo

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di Renato Franco

L’attore si racconta nell’autobiografia «Friends, amanti e la Cosa Terribile»

L’abbandono del padre quando era piccolo, l’arrivo a Hollywood, le donne (tra cui Julia Roberts, lasciata perché «avevo troppa paura di essere lasciato io»), il lato oscuro del successo con i traumi, le dipendenze (alcol e droga), i 14 tentativi di riabilitazione, le altrettante operazioni chirurgiche al colon, il periodo in cui era arrivato ad ingerire 55 pasticche di Vicodin al giorno. A 49 anni è stato a un passo dalla morte… Matthew Perry (oggi 53enne ancora vivo), una popolarità globale grazie al ruolo di Chandler in Friends, una delle serie tv più viste al mondo, ha raccontato come la sua vita in realtà sia stata un inferno, sempre sull’orlo dell’abisso. Perché dietro lo sfarzo delle luci di Hollywood spesso aleggiano le ombre lunghe di una (de)pressione che tanti non riescono a sopportare.

Matthew Perry si mette a nudo in Friends, amanti e la Cosa Terribile , l’autobiografia in cui si racconta senza sconti (il libro esce anche in Italia, l’8 novembre con La nave di Teseo). «Sono vivo per miracolo — ha detto in un’intervista a People —. Volevo condividere la mia storia quando ero sicuro di aver lasciato alle spalle il mio lato oscuro, lontano dai mali dell’alcolismo e della dipendenza». L’attore è stato in coma per due settimane e poi altri cinque mesi in ospedale: quando fu ricoverato i medici dissero alla famiglia che aveva solo il 2% di speranze di sopravvivere. «Mi attaccarono a un macchinario che respira al tuo posto. È soprannominato Ave Maria perché nessuno sopravvive. Quella notte cinque persone erano state attaccate a quella macchina: sono morte in quattro, mentre io sono sopravvissuto: perché? Perché proprio io?».

L’attore ha rivelato inoltre che quando iniziò Friends , a 24 anni, la sua dipendenza dall’alcol era agli inizi. «In qualche modo potevo gestirla — ha detto —, ma a 34 anni ero davvero nei guai. Non sapevo come smettere». I suoi compagni di cast «sono stati comprensivi e pazienti. È come in natura per i pinguini: quando uno di loro è malato o ferito, viene circondato e sostenuto dagli altri; gli girano intorno finché quel pinguino non riesce a camminare da solo. È un po’ quello che ha fatto il cast per me». I 14 interventi chirurgici allo stomaco sono un monito fatto a forma di cicatrici: «Le ferite sono un sacco di promemoria per rimanere sobri».

1 novembre 2022 (modifica il 1 novembre 2022 | 17:20)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-11-01 19:50:00,

di Renato Franco

L’attore si racconta nell’autobiografia «Friends, amanti e la Cosa Terribile»

L’abbandono del padre quando era piccolo, l’arrivo a Hollywood, le donne (tra cui Julia Roberts, lasciata perché «avevo troppa paura di essere lasciato io»), il lato oscuro del successo con i traumi, le dipendenze (alcol e droga), i 14 tentativi di riabilitazione, le altrettante operazioni chirurgiche al colon, il periodo in cui era arrivato ad ingerire 55 pasticche di Vicodin al giorno. A 49 anni è stato a un passo dalla morte… Matthew Perry (oggi 53enne ancora vivo), una popolarità globale grazie al ruolo di Chandler in Friends, una delle serie tv più viste al mondo, ha raccontato come la sua vita in realtà sia stata un inferno, sempre sull’orlo dell’abisso. Perché dietro lo sfarzo delle luci di Hollywood spesso aleggiano le ombre lunghe di una (de)pressione che tanti non riescono a sopportare.

Matthew Perry si mette a nudo in Friends, amanti e la Cosa Terribile , l’autobiografia in cui si racconta senza sconti (il libro esce anche in Italia, l’8 novembre con La nave di Teseo). «Sono vivo per miracolo — ha detto in un’intervista a People —. Volevo condividere la mia storia quando ero sicuro di aver lasciato alle spalle il mio lato oscuro, lontano dai mali dell’alcolismo e della dipendenza». L’attore è stato in coma per due settimane e poi altri cinque mesi in ospedale: quando fu ricoverato i medici dissero alla famiglia che aveva solo il 2% di speranze di sopravvivere. «Mi attaccarono a un macchinario che respira al tuo posto. È soprannominato Ave Maria perché nessuno sopravvive. Quella notte cinque persone erano state attaccate a quella macchina: sono morte in quattro, mentre io sono sopravvissuto: perché? Perché proprio io?».

L’attore ha rivelato inoltre che quando iniziò Friends , a 24 anni, la sua dipendenza dall’alcol era agli inizi. «In qualche modo potevo gestirla — ha detto —, ma a 34 anni ero davvero nei guai. Non sapevo come smettere». I suoi compagni di cast «sono stati comprensivi e pazienti. È come in natura per i pinguini: quando uno di loro è malato o ferito, viene circondato e sostenuto dagli altri; gli girano intorno finché quel pinguino non riesce a camminare da solo. È un po’ quello che ha fatto il cast per me». I 14 interventi chirurgici allo stomaco sono un monito fatto a forma di cicatrici: «Le ferite sono un sacco di promemoria per rimanere sobri».

1 novembre 2022 (modifica il 1 novembre 2022 | 17:20)

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, Renato Franco

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