Panai: Intelligenza artificiale può essere pericolosa per bimbi e adolescenti, esposti a info dannose. Occorre creare meccanismi per limitare rischi [VIDEO INTERVISTA]

Bergamo si è affermata come un epicentro di innovazione educativa grazie alla recente ottava edizione degli Stati Generali della Scuola Digitale.

L’evento, un catalizzatore per il futuro dell’istruzione nell’era digitale, ha offerto terreno fertile per discussioni cruciali sul ruolo dell’etica nell’intelligenza artificiale (AI), come sottolineato da Enrico Panai di AI Ethicists in un’intervista con Orizzonte Scuola.

Panai inizia osservando che l’etica è un compagno costante nelle nostre decisioni quotidiane, spesso in maniera impercettibile. Tuttavia, con l’AI, l’etica assume un ruolo più rilevante a causa della capacità unica di questa tecnologia di agire autonomamente, sollevando interrogativi sulla responsabilità e sul controllo.

Tradizionalmente, la responsabilità delle azioni può essere attribuita agli individui, come nel caso di un pugno durante un incontro di boxe. Tuttavia, l’AI, che apprende autonomamente dai dati, sfida questa nozione. Spesso operando come “black box”, l’AI può comportarsi in modi imprevisti, rendendo difficile individuare un singolo responsabile.

L’etica nell’AI, quindi, mira a navigare questo terreno incerto, determinando come adottare tecnologie benefiche e mitigare i rischi. Panai sottolinea che, pur non potendo bloccare completamente il progresso tecnologico, è fondamentale capire il contesto di utilizzo dell’AI e creare meccanismi per limitare i rischi potenziali.

Panai distingue tra rischi individuali, che possono variare da semplici fastidi a minacce alla vita, e rischi sociali, come la creazione di “bolle informative” che impediscono la comunicazione e la comprensione tra persone diverse. Evidenzia in particolare i pericoli che l’AI può rappresentare per gruppi vulnerabili, come bambini e adolescenti, esposti a informazioni dannose o manipolative.