Nomine, esclusioni e ripescaggi Le «due» FI di Tajani e Ronzulli

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di Marco Galluzzo Resta la tensione nel partito. Ma sulle scelte pesa sempre la «quota Arcore» Prima era un’amicizia, ora è un rapporto civile. Freddo ma, dicono, civile. Lei non si è sentita difesa a dovere da Tajani quando Giorgia Meloni ha messo un veto sul suo ingresso al governo. Lui accusa Ronzulli di aver minato l’equilibrio generale della squadra azzurra nell’esecutivo, insistendo per giorni con la sua candidatura. Che siano una strana coppia non c’è dubbio. Ma «dovranno ricucire, per ragioni di realpolitik», dicono nel primo cerchio dello staff di Berlusconi. Sia al numero due di Forza Italia che alla «numero tre» prima o poi converrà dunque chiarirsi, visto che per nessuno è vantaggioso cambiare gli equilibri interni e che a tutti importa avere una rappresentanza parlamentare unita, per contare di più. L’unità però, al momento, è più di facciata che di sostanza. Pesano le scorie della formazione del governo. Chi non ama Ronzulli racconta che lei ha vinto contro Tajani almeno tre a zero. Nell’esecutivo sono entrati esponenti vicini alla capogruppo, sono rimasti fuori tutti quelli che invece sono più legati al ministro degli Esteri. Ma le cose non sono sempre quello che appaiono. Nella lista dei bocciati della galassia vicina a Tajani c’è Paolo Barelli, presidente della Federnuoto, c’è Ugo Cappellacci, ex presidente della Regione Sardegna, c’è Francesco Battistoni, sottosegretario all’Agricoltura nel governo Draghi. Nessuno di loro ha avuto un posto al governo, ma c’è da dire che il primo ha avuto una condanna dalla Corte dei Conti e il secondo è sotto inchiesta per peculato. E anche fra coloro che vengono dati come ronzulliani di ferro, come fossero stati imposti dalla nuova capogruppo al Senato, ci sono sfumature di non poco conto. Tullio Ferrante, avvocato, campano, ora sottosegretario all’Agricoltura, è innanzitutto amico di Marta Fascina, la compagna di Berlusconi. Matteo Perego di Cremnago, sottosegretario alla Difesa, sarà anche legato politicamente alla Ronzulli ma è innanzitutto grande amico di Luigi Berlusconi. Potrebbe essere definita una «quota Arcore». Quella «quota Arcore» che per esempio è stata la regola per Valentino Valentini, che per oltre 20 anni è stato il primo assistente della politica estera del Cavaliere e che nei prossimi giorni comincerà a lavorare come viceministro al Mise. Una dinamica che ha pesato, almeno un po’, anche nell’approdo di Alberto Barachini a Palazzo Chigi, come sottosegretario all’Editoria. Per tutti è politicamente uomo della Ronzulli, per la cronaca è stato, anche se per un breve periodo, capo ufficio stampa di Berlusconi, oltre che presidente della commissione parlamentare di Vigilanza. Un’altra regola è stata quella di ripescare i non eletti. Sandra Savino, finita al Mef, è stata una promessa onorata fatta da Berlusconi al Friuli, che non ha eletto rappresentanti azzurri in Parlamento. Maria Tripodi, che agli Esteri lavorerà a fianco di Tajani, è stata anche lei «ripescata» nel governo. Matilde Siracusano, siciliana, anni fa finalista a Miss Italia, neo sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento, è invece stata eletta, ma è anche la compagna di Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria. E che dire di Francesco Paolo Sisto, dato per ronzulliano di ferro, ma anche, e non in modo incidentale, penalista di Berlusconi nel processo «escort». Il Cavaliere lo avrebbe voluto addirittura ministro, ma ha incassato solo un posto da vice. 1 novembre 2022 (modifica il 1 novembre 2022 | 22:24) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-11-01 21:25:00, Resta la tensione nel partito. Ma sulle scelte pesa sempre la «quota Arcore», Marco Galluzzo

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