di Cristina Marrone
Lo studio su Lancet vanta il più lungo follow-up mai fatto. Stanchezza e debolezza muscolare i sintomi più frequenti. A sei mesi il 68% dei pazienti ha ancora strascichi
Due anni dopo l’infezione da Covid-19, la metà dei pazienti che all’epoca vennero ricoverati in ospedale presenta ancora almeno un sintomo. Lo suggerisce uno studio appena pubblicato su «The Lancet Respiratory Medicine» che ha seguito i pazienti dall’inizio della pandemia e rappresenta dunque la ricerca con il più lungo follow up finora pubblicata.
Lo studio ha seguito 1.192 pazienti in Cina infettati da Sars-Cov-2 durante la prima fase della pandemia nel 2020 e ricoverati a Wuhan, epicentro della pandemia, tra il 7 gennaio e il 29 maggio 2020. Tutti i volontari sono stati visitati 6 mesi, un anno e due anni dopo le dimissioni.
Il Covid peggiora la salute
Sebbene la salute fisica e mentale sia generalmente migliorata nel tempo, l’analisi suggerisce che i pazienti Covid-19 tendono comunque ad avere ancora una salute e una qualità di vita peggiori rispetto alla popolazione generale. Questo è particolarmente vero per i pazienti con long Covid, che in genere hanno ancora almeno un sintomo della malattia tra cui affaticamento, mancanza di respiro e difficoltà di sonno anche due anni dopo essersi ammalati e ci possono mettere parecchio tempo per riprendersi. Nel dettaglio i miglioramenti si sono visti indipendentemente dalla gravità iniziale della malattia: mentre a sei mesi dalla guarigione il 68% dei pazienti segnalava almeno un sintomo la percentuale è scesa al 55% dopo due anni. Numeri ancora elevati per la verità che dovrebbero mettere in guardia i sistemi sanitari di tutto il mondo per il numero di pazienti che dovranno prendere in carico.
Comprendere il decorso a lungo termine della malattia
L’autore principale dello studio, il professor Bin Cao, del China-Japan Friendship Hospital, in Cina, afferma: «I nostri risultati indicano che per una certa percentuale di sopravvissuti al Covid-19 ricoverati in ospedale, sono necessari più di due anni per riprendersi completamente. Il follow-up continuo dei sopravvissuti al Covid-19, in particolare di quelli con sintomi di long Covid, è essenziale per comprendere il decorso a lungo termine della malattia, così come per analizzare meglio i benefici dei programmi di riabilitazione. C’è una chiara necessità di fornire supporto continuo a una percentuale significativa di persone che hanno avuto il Covid-19 e di capire come i vaccini, i trattamenti emergenti e le varianti influenzino i risultati sanitari a lungo termine».
Le difficoltà dei follow up
Gli impatti a lungo termine sulla salute del Covid-19 sono rimasti in gran parte sconosciuti, poiché gli studi di follow-up più lunghi fino ad oggi sono durati circa un anno. Inoltre la mancanza di valori di base dello stato di salute pre-Covid-19 e di confronti con la popolazione generale nella maggior parte degli studi hanno anche reso difficile determinare quanto bene si siano ripresi i pazienti Covid-19Gli autori del nuovo studio hanno comunque cercato di analizzare gli esiti sanitari a lungo termine dei sopravvissuti al Covid-19 ospedalizzati, nonché gli impatti specifici sulla salute del long Covid.
Come sono state fatte le valutazioni
Le valutazioni hanno comportato esercizi di cammino di sei minuti, test di laboratorio e questionari su sintomi, salute mentale, qualità della vita correlata alla salute, sul ritorno al lavoro e sull’uso dell’assistenza sanitaria dopo la dimissione dall’ospedale. Gli effetti negativi del long Covid sulla qualità della vita, sulla capacità di esercizio, sulla salute mentale e sull’uso dell’assistenza sanitaria sono stati determinati confrontando i pazienti sottoposti allo studio con e senza sintomi di long Covid. I risultati sulla salute a due anni sono stati determinati utilizzando un gruppo di controllo di persone senza storia di infezione da Covid-19 abbinato per età, sesso e comorbidità.
I sintomi
L’età mediana dei partecipanti era di 57 anni e il 54% erano uomini. Sei mesi dopo essersi ammalato, il 68% dei partecipanti allo studio ha riportato almeno un sintomo di long Covid. Entro due anni dall’infezione, le segnalazioni di sintomi erano scese al 55%. Stanchezza o debolezza muscolare sono stati i sintomi più frequentemente riportati e sono scesi dal 52% a sei mesi al 30% a due anni. Indipendentemente dalla gravità della malattia iniziale, l’89% dei partecipanti era tornato al lavoro originale dopo due anni.
Due anni dopo essersi ammalati, i pazienti che hanno avuto il Covid-19 sono generalmente in condizioni di salute peggiori rispetto alla popolazione generale, con il 31% che segnala affaticamento o debolezza muscolare e un altro 31% che segnala difficoltà di sonno. La percentuale di partecipanti che non aveva avuto il Covid-19 che riportavano questi sintomi era rispettivamente del 5 e del 14%. I pazienti che avevano avuto il Covid avevano anche maggiori probabilità di riportare una serie di altri sintomi tra cui dolori articolari, palpitazioni, vertigini e mal di testa.
Nei questionari sulla qualità della vita, i pazienti Covid-19 hanno riportato anche più spesso dolore o disagio (23%) e ansia o depressione (12%) rispetto ai partecipanti nel gruppo di controllo (rispettivamente 5% e 5%).
Nei questionari sulla salute mentale, il 35% ha riferito di dolore o disagio e il 19% ha riferito di ansia o depressione. I partecipanti che hanno sofferto di long Covid hanno anche segnalato più spesso problemi con la loro mobilità (5%) o livelli di attività rispetto al gruppo di controllo (1%) .
Limiti e meriti
Gli autori riconoscono i limiti dello studio. Senza un gruppo di controllo di sopravvissuti in ospedale non correlato all’infezione da Covid-19, è difficile determinare se le anomalie osservate siano specifiche della malattia. Inoltre, alcune misurazioni delle conseguenze del Covid, incluse quelle sullo stato lavorativo e sull’utilizzo dell’assistenza sanitaria dopo la dimissione, non sono state effettuate in tutte le visite, il che significa che è possibile solo un’analisi parziale degli impatti a lungo termine sulla base di questi risultati.
Tuttavia la ricerca ha il merito di non basarsi esclusivamente su questionari (sono stati eseguiti test) e di aver seguito i pazienti per un periodo molto lungo, due anni, cosa mai fatta prima. È evidente che i pazienti erano stati contagiati con il ceppo originale di Whuan o con le primissime varianti circolate che poco si discostavano dal primo Sars-CoV-2. Non è oggi ancora chiaro se le più recenti varianti abbiano un impatto così importante sul long-Covid.
12 maggio 2022 (modifica il 12 maggio 2022 | 05:46)
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, 2022-05-12 03:47:00, Lo studio su Lancet vanta il più lungo follow-up mai fatto. Stanchezza e debolezza muscolare i sintomi più frequenti. A sei mesi il 68% dei pazienti ha ancora strascichi, Cristina Marrone