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La guerra europea  e la strategia Usa

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MERCOLEDÌ 6 APRILE 2022

risponde Aldo Cazzullo

Caro Aldo,

è evidente chi non vuole la pace in Ucraina; è pacifico che la guerra riguardi non solo e non tanto l’indipendenza e la sovranità dell’Ucraina ma soprattutto l’assetto geopolitico futuro dell’Europa centrale e quindi interessa la Nato e gli Usa che della Nato sono i maggiori azionisti. Gli Usa hanno interesse a che la Russia s’impantani in questa guerra, e, se possibile, perda addirittura lo status di potenza. O no?

Giovanni Leo, Milano

È dalla fine della Seconda guerra mondiale che gli Usa sono stati coinvolti in conflitti in ogni parte del mondo, credo solo per consentire alle loro fabbriche di armi di continuare a produrre.

Pierluigi Ziliotto

Cari lettori,

Molti tra voi considerano questa guerra come una «guerra americana». Non è così. Ovviamente, la guerra si combatte in Europa; e l’America corre meno rischi diretti. Molti grandi Paesi europei, a cominciare da Germania e Italia, dipendono dal gas russo; l’America ha di fatto raggiunto l’indipendenza energetica. È evidente quindi che il presidente americano si muove con una libertà di manovra che i leader europei non hanno. Ma la guerra l’ha scatenata Putin; non Biden. I servizi americani l’avevano prevista, e hanno sicuramente aiutato gli ucraini ad affrontarla. Se Putin ne uscirà indebolito, alla Casa Bianca nessuno piangerà. Non si tratta di uno scenario del tutto nuovo. Al tempo della guerra fredda, i russi aiutavano i popoli con cui gli americani erano in guerra — ad esempio nel Vietnam filosovietico; mentre non reagirono quando l’esercito Usa invase la Cambogia filocinese —, e gli americani aiutavano i popoli che erano in guerra con i sovietici, ad esempio gli afghani. In Africa si combattevano guerre per procura: in Angola ci fu persino un intervento castrista. Nessuno ha nostalgia di quel lungo conflitto strisciante, che in America alimentò il «complesso militar-industriale»: definizione che non appartiene a un no global ma al generale che vinse la Seconda guerra mondiale, poi divenuto presidente. Però nella trappola ucraina è stato Putin ad andare a cacciarsi. E la Russia, impegnata a rimettere insieme con la forza territori perduti, ha perso l’occasione ancora più preziosa di integrarsi nel sistema di sicurezza occidentale.

LE ALTRE LETTERE DI OGGI

L’ingiustizia

«Mia figlia e il lavoro estivo pagato poco. Non è giusto»

Ci si prepara all’estate, nonostante i tempi difficili, e come hanno fatto tanti di noi ex giovani, anche i i nostri ragazzi cercano di staccarsi dalla famiglia per fare un’esperienza di lavoro in un camping-villaggio turistico. E così mia figlia 18enne ha fatto una selezione per lavorare come animatrice in un villaggio durante l’estate. Fin qui nulla di strano, anzi sono stata contenta dell’iniziativa e della determinazione dimostrata nel cercarsi un’occasione. Ma che tristezza scoprire che tanto entusiasmo rischia di essere usato per ingaggiare giovani lavoratori a basso costo. Quando ho letto il contratto inviato a mia figlia mi sono venuti i brividi. Come è possibile che si possano proporre condizioni di questo genere a giovani che hanno voglia di mettersi alla prova lavorando durante i mesi estivi? Non potevo credere a quello che c’è scritto. Eppure tutti i suoi amici hanno firmato pur di fare questa esperienza. Ecco le condizioni del contratto. Lo stipendio mensile è pari a 700 euro lordi, dai quali vengono decurtati 15 al giorno per dormire e 90 al mese per la colazione e un solo pasto.Tutto quello che bevono o mangiano (immaginate la fame di questi ragazzi che lavorerebbero 15 ore al giorno) lo devono pagare loro. Ma non è finita. Lo stipendio verrebbe pagato dopo 30 giorni lavorati, solo per il 60 per cento dell’importo totale. Il restante 40 per cento verrebbe versato nel mese successivo. I giorni di viaggio per raggiungere la struttura non vengono calcolati, né vengono retribuiti i due giorni di formazione. Se rinunciano o se ne vanno devono pagare 900 euro di penale. Che dire?

Liana Cavallaro

INVIATECI LE VOSTRE LETTERE

Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

Invia il CV

MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO

Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

Invia l’offerta

GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA

Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

Segnala il caso

VENERDI -L’AMORE

Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

Racconta la storia

SABATO -L’ADDIO

Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

Invia la lettera

DOMENICA – LA STORIA

Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia. 

Invia il racconto

LA FOTO DEL LETTORE

Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

Inviateci le vostre foto su Instagram all’account @corriere

, 2022-04-05 21:51:00,

MERCOLEDÌ 6 APRILE 2022

risponde Aldo Cazzullo

Caro Aldo,

è evidente chi non vuole la pace in Ucraina; è pacifico che la guerra riguardi non solo e non tanto l’indipendenza e la sovranità dell’Ucraina ma soprattutto l’assetto geopolitico futuro dell’Europa centrale e quindi interessa la Nato e gli Usa che della Nato sono i maggiori azionisti. Gli Usa hanno interesse a che la Russia s’impantani in questa guerra, e, se possibile, perda addirittura lo status di potenza. O no?

Giovanni Leo, Milano

È dalla fine della Seconda guerra mondiale che gli Usa sono stati coinvolti in conflitti in ogni parte del mondo, credo solo per consentire alle loro fabbriche di armi di continuare a produrre.

Pierluigi Ziliotto

Cari lettori,

Molti tra voi considerano questa guerra come una «guerra americana». Non è così. Ovviamente, la guerra si combatte in Europa; e l’America corre meno rischi diretti. Molti grandi Paesi europei, a cominciare da Germania e Italia, dipendono dal gas russo; l’America ha di fatto raggiunto l’indipendenza energetica. È evidente quindi che il presidente americano si muove con una libertà di manovra che i leader europei non hanno. Ma la guerra l’ha scatenata Putin; non Biden. I servizi americani l’avevano prevista, e hanno sicuramente aiutato gli ucraini ad affrontarla. Se Putin ne uscirà indebolito, alla Casa Bianca nessuno piangerà. Non si tratta di uno scenario del tutto nuovo. Al tempo della guerra fredda, i russi aiutavano i popoli con cui gli americani erano in guerra — ad esempio nel Vietnam filosovietico; mentre non reagirono quando l’esercito Usa invase la Cambogia filocinese —, e gli americani aiutavano i popoli che erano in guerra con i sovietici, ad esempio gli afghani. In Africa si combattevano guerre per procura: in Angola ci fu persino un intervento castrista. Nessuno ha nostalgia di quel lungo conflitto strisciante, che in America alimentò il «complesso militar-industriale»: definizione che non appartiene a un no global ma al generale che vinse la Seconda guerra mondiale, poi divenuto presidente. Però nella trappola ucraina è stato Putin ad andare a cacciarsi. E la Russia, impegnata a rimettere insieme con la forza territori perduti, ha perso l’occasione ancora più preziosa di integrarsi nel sistema di sicurezza occidentale.

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L’ingiustizia

«Mia figlia e il lavoro estivo pagato poco. Non è giusto»

Ci si prepara all’estate, nonostante i tempi difficili, e come hanno fatto tanti di noi ex giovani, anche i i nostri ragazzi cercano di staccarsi dalla famiglia per fare un’esperienza di lavoro in un camping-villaggio turistico. E così mia figlia 18enne ha fatto una selezione per lavorare come animatrice in un villaggio durante l’estate. Fin qui nulla di strano, anzi sono stata contenta dell’iniziativa e della determinazione dimostrata nel cercarsi un’occasione. Ma che tristezza scoprire che tanto entusiasmo rischia di essere usato per ingaggiare giovani lavoratori a basso costo. Quando ho letto il contratto inviato a mia figlia mi sono venuti i brividi. Come è possibile che si possano proporre condizioni di questo genere a giovani che hanno voglia di mettersi alla prova lavorando durante i mesi estivi? Non potevo credere a quello che c’è scritto. Eppure tutti i suoi amici hanno firmato pur di fare questa esperienza. Ecco le condizioni del contratto. Lo stipendio mensile è pari a 700 euro lordi, dai quali vengono decurtati 15 al giorno per dormire e 90 al mese per la colazione e un solo pasto.Tutto quello che bevono o mangiano (immaginate la fame di questi ragazzi che lavorerebbero 15 ore al giorno) lo devono pagare loro. Ma non è finita. Lo stipendio verrebbe pagato dopo 30 giorni lavorati, solo per il 60 per cento dell’importo totale. Il restante 40 per cento verrebbe versato nel mese successivo. I giorni di viaggio per raggiungere la struttura non vengono calcolati, né vengono retribuiti i due giorni di formazione. Se rinunciano o se ne vanno devono pagare 900 euro di penale. Che dire?

Liana Cavallaro

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Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

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MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO

Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

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GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA

Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

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Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

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SABATO -L’ADDIO

Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

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Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

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, Aldo Cazzullo

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