Kamasutra elettorale in cerca di alleanze

Kamasutra elettorale in cerca di alleanze

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politeia Mezzogiorno, 31 luglio 2022 – 09:10 Un maggioritario per finta che nasconde una pulsione proporzionale vera di Antonio Polito Ma non era meglio il proporzionale? A vedere le contorsioni cui sono costretti partiti e leader per «allearsi» (tra virgolette) così da andare alle elezioni in maniera fruttuosa, viene da rivalutare un sistema elettorale molto vituperato ma anche molto rimpianto. Il proporzionale si porta infatti appresso la maledizione della fine della Prima Repubblica. Fu identificato infatti dal movimento referendario che gli diede il colpo definitivo nel 1991 come l’architrave del sistema di potere democristiano e la causa prima della corruzione politica, mettendo in competizione tra di loro per le preferenze candidati dello stesso partito. E naturalmente aveva le sue colpe. Ma tutti gli altri meccanismi elettorali che gli sono succeduti (quattro in trent’anni, di cui uno, l’Italicum, mai usato perché nel frattempo era stato bocciato dalla Corte Costituzionale) l’hanno decisamente rivalutato. Prendete quello che si sta cucinando nella nostra regione, tra le più emblematiche dei pasticci politici cui la legge elettorale costringe i partiti. Nel centrosinistra sembra di assistere al gioco del trenino. Mastella, vecchia volpe, titolare di un pacchetto di voti non trascurabile, insegue il Pd per ottenere un’alleanza elettorale che gli dia di nuovo qualche parlamentare, in ogni caso la moglie Sandra. Il Pd nel frattempo insegue Calenda, senza i cui voti, per ora solo sulla carta ma potenzialmente decisivi, tutti i collegi uninominali lasciati liberi dalla slavina dei Cinquestelle sarebbero destinati al centrodestra, che senza tante storie ha finto di dimenticare i dissapori e si è unito. Ma inseguendo Calenda, che tutto sommato è un suo eletto al Parlamento europeo, il Pd insegue anche due ex esponenti di primo piano di Forza Italia, e in particolare Mara Carfagna, passata armi e bagagli insieme alla Gelmini con l’enfant prodige romano che, bisogna ammetterlo, è il vero protagonista di questa fase pre elettorale. Ora chi avrebbe mai immaginato un Orlando o un Provenzano un giorno nella stessa coalizione di Carfagna e Gelmini e viceversa? Nessuno. Ma in giro è tutto un turarsi il naso; in tanti dichiarano che fosse per loro ne farebbero volentieri a meno, ma «la legge elettorale ci costringe». D’altra parte che farà Vincenzo De Luca dei suoi voti se servissero a far eleggere in un collegio uninominale la ministra del Mezzogiorno, il cui mega-convegno sorrentino il Governatore snobbò in segno palese di spregio? E che cosa farebbe De Luca se nella nostra regione il centrosinistra dovesse eleggere anche Di Maio, da lui per anni dileggiato nei suoi sermoni tv? Per fortuna pare che il Pd dirotti il giovane ministro di Pomigliano a Modena o in qualche collegio dell’Emilia rossa, o almeno ex rossa. E bisogna anche dire che dopo la scissione di Di Maio si erano notati segni di riavvicinamento di Piero, il figlio del Governatore, verso Giggino, forse per motivi romani non meglio spiegati. Ma ammetterete che è davvero un bel trenino, questo proporzionale. Non sarebbe stato allora più onesto, lineare, perfino democratico, consentire a tutti i partiti di andare alle elezioni da soli e di prendere i seggi in proporzione dei voti, fissando uno sbarramento al 5% che avrebbe svolto da sè quella funzione maggioritaria di cui il sistema ha bisogno per dare governabilità? Qualche lettore avrà a questo punto notato che non ho parlato del centrodestra, e potrebbe perciò rimproverarmi un accanimento nei confronti del centrosinistra; nel quale schieramento, bisogna però dirlo, il kamasutra delle alleanze è comunque particolarmente complicato. Ma il fatto è che il centrodestra ha risolto il problema nel più ipocrita dei modi: rinviando discussioni e liti a dopo il voto e fingendo di aver trovato un accordo. La prova che così non stanno le cose, e che neanche il centrodestra va a queste elezioni come una vera coalizione politica e non solo elettorale, ce la fornisce però l’insistenza di Giorgia Meloni sul fatto che la vera sfida è tra Pd e Fdi. Tentando di stabilire confronto diretto con Letta, di far rivivere un bipolarismo in cui chi è di sinistra va con il Pd e chi di destra con Fdi, di fatto reintroduce un elemento tipico del passato proporzionale, quando Dc e Pci facevano il pieno proprio grazie a questa polarizzazione del voto. Un maggioritario per finta che nasconde una pulsione proporzionale vera. Ecco con che sistema elettorale stiamo per votare. 31 luglio 2022 | 09:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-07-31 07:11:00, Un maggioritario per finta che nasconde una pulsione proporzionale vera,

Pietro Guerra

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