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Italiani bloccati: i 300 sparsi in Ucraina che aspettano cibo, farmaci e una via di fuga

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di Valentina Santarpia

La rete dell’Unità di crisi della Farnesina e il lavoro instancabile insieme a Caritas e Croce Rossa per il rientro dei connazionali. La chat su whatsapp per mantenere contatti e rassicurare. I viaggi senza fine verso l’Italia

Sono 300 gli italiani ancora presenti sul territorio ucraino: 33 sono, insieme alle loro famiglie, nelle zone più calde, Mariupol e Kherson, dove vive anche Giovanni Bruno con moglie e figlia di quasi due anni. Questo significa che l’Unità di crisi della Farnesina, dal 12 febbraio, quando sono partiti i primi segnali di allerta per far rientrare gli italiani all’estero, è riuscita a rimpatriare circa 1700 persone. Erano 2000 infatti gli italiani che vivevano nel Paese. Non tutti hanno colto subito i primi avvertimenti: alcuni erano restii ad abbandonare interessi economici e legami personali, altri ancora non sono riusciti a prendere fino all’ultimo una decisione gravosa e piena di incognite. Altri ancora sono stati un po’ avventati, e hanno deciso di rimanere finché la situazione non è precipitata e tornare in Italia non è diventato davvero difficile. Ma il lavoro instancabile per riportare tutti in sicurezza non si ferma: notte e giorno l’ambasciatore Pier Francesco Zazo, di base a Leopoli, col suo piccolo staff continua a essere di supporto a chi cerca di lasciare il paese. La sua prima piccola impresa è stata far rimpatriare i 130 rintanati in ambasciata insieme ai loro familiari, che dopo un viaggio odissea attraverso la Moldavia sono tornati in Italia agli inizi di marzo.

La chat

La tecnologia aiuta: con una chat su whatsapp la Farnesina informa tutti i nostri connazionali dei vari movimenti e soprattutto tiene in contatto gli italiani, spesso fisicamente distanti tra loro. Molti neanche si conoscevano prima di entrare in questo incubo e adesso anche solo parlarsi a distanza, raccontarsi le sensazioni e le esperienze, li sostiene nella quotidianità. E aiutano tantissimo i contatti sul territorio: Caritas e Croce Rossa, che riescono a coordinare i percorsi, a intercettare le situazioni di difficoltà, e infine a intervenire quando la situazione si sblocca. Insieme alla presidenza del Consiglio e ad altre amministrazioni dello Stato, si è creata una rete che tiene costantemente d’occhio la situazione. E che fornisce, laddove servano, cibo, vestiti, farmaci soprattutto.

Il viaggio senza fine

Uno dei territori che preoccupa di più è Mariupol, presa di mira dai bombardamenti. Però qualcosa si sta smuovendo negli ultimi giorni anche lì: qualche segnale di disgelo e la speranza di poter portare in salvo le famiglie intrappolate. Ciascuna ha le sue difficoltà ed esigenze, e per ciascuna va pensato un percorso di uscita differenziato, in sicurezza: l’obiettivo dell’Unità di crisi è naturalmente quello di permettere a tutti di lasciare l’Ucraina in sicurezza, senza rischiare la propria incolumità. I casi più delicati sono quelli in cui ci sono donne, bambini, disabili, persone fragili. Solo dopo molti giorni di contatti frenetici si è riusciti ad esempio a salvare una mamma con una bambina di 5 anni a Sumy, oggetto di sei bombardamenti solo nel corso dell’ultima notte. I viaggi di rientro non sono facili: su mezzi prestati, come i pullman che un ente religioso sta fornendo all’ambasciata italiana, o su mezzi di fortuna. Ma tenendo conto che ormai ci vogliono nove ore per percorrere una distanza di 60/70 km, un’infinità che rende il confine lontanissimo.

Tra ottimismo e cautela

L’umore tra gli italiani, che emerge dalle chat e dalle chiacchierate, è naturalmente altalenante: la sensazione, raccontano le fonti interne, è che inevitabilmente alternino cautela e ottimismo a momenti in cui si fanno sopraffare dalle emozioni. Ovviamente la capacità di resistere viene intaccata dai giorni che passano, dalle scorte che si riducono. La priorità in assoluto adesso è Kherson: si sta lavorando su tutti i tavoli per capire come creare le condizioni per far uscire gli italiani intrappolati, in modo che quando si spostano non accada nulla. La minaccia dei russi («Spariamo a vista») incombe. E in questo momento nessun dettaglio può essere tralasciato.

18 marzo 2022 (modifica il 18 marzo 2022 | 23:01)

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, 2022-03-18 22:57:00, La rete dell’Unità di crisi della Farnesina e il lavoro instancabile insieme a Caritas e Croce Rossa per il rientro dei connazionali. La chat su whatsapp per mantenere contatti e rassicurare. I viaggi senza fine verso l’Italia , Valentina Santarpia

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