Ghedini, il pm del processo Ruby: «Mi mancherà la sua fulgida ironia»

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di Virginia Piccolillo

Antonio Sangermano, l’avversario in aula dell’avvocato di Silvio Berlusconi, racconta i confronti «virtuosi» in aula , i caffé «ai quali Ilda Boccassini non veniva», e, a sorpresa, rivela: «Con lui ho misurato la distanza siderale fra equilibrio e integralismo».

In Tribunale non si sono risparmiati colpi durissimi ma, all’indomani della scomparsa, Antonio Sangermano, pm dei processi Ruby (1 e bis), offre a Niccolò Ghedini più dell’onore delle armi: «Era un grandissimo signore, con una rara competenza».

«La morte pacifica. Ma lo penso veramente: aveva una fulgida ironia. Era austero, glaciale, eppure aveva una forte umanità».

Gliela testimoniava mentre lei accusava Berlusconi di prostituzione minorile e concussione?

«Il processo non deve essere un’arena con un torero e i tori da mattare».

Cosa intende?

«Quel dibattimento conteneva molte tensioni, sia per l’ipotesi accusatoria, sia perché era il momento della guerra di Berlusconi con la magistratura. Ma tra noi c’è stata, sin dall’inizio, reciproca stima ed enorme cortesia».

Ma gli scontri erano duri.

«Con lui, e con l’ottimo avvocato Longo, avevamo solo un confronto dialettico serrato. Nel rispetto reciproco dei ruoli, è stato sempre un confronto virtuoso».

Sulle eccezioni preliminari però ci furono scintille

«Ne presentarono centinaia. Io replicai punto su punto. Ma non ci furono mai liti, attacchi, parole di scherno. Solo puntualizzazioni tecniche».

Poi arrivò il turno di Ruby e delle 20 ragazze testimoni delle serate da Berlusconi, per lei pagate per tacere.

«Di Ruby chiesi l’acquisizione del verbale di interrogatorio: non ci fu confronto. E la cross examination delle ragazze fu garbata, mai puntuta. Era corretto, rigoroso, sempre con la battuta pronta. Grandissima professionalità e cortesia. Tanto è vero che poi andavamo a prendere il caffè».

Il caffé?

«Sì. Ilda Boccassini non veniva (sorride, ndr)».

Quasi amici?

«Avevamo un’alleanza».

Di che genere?

«Avendo entrambi abitudini monacali facevamo in modo di non far slittare oltre le 13 la pausa. A riprova che può esistere una giurisdizione in cui avvocati e pm non sono nemici, ma titolari di ruoli distinti, io gli avvocati li frequento, ma solo in Tribunale, non nelle conventicole dei potenti».

Quando Ghedini si toglieva la toga però Ruby diventava la nipote di Mubarak e lui contribuiva a modificare le leggi. Non glielo contestava?

«Non abbiamo mai parlato di politica. Mai».

Alcune modifiche legislative non impattarono con il suo processo?

«In primo grado chiesi 6 anni per Berlusconi. Lo condannarono a 7 anni per concussione. Poi arrivò la legge Severino».

E…?

«E spacchettò il reato di concussione, ne complicò l’interpretazione e in Appello e in Cassazione Berlusconi fu assolto. Ma nulla da dire. Sono fautore di una distanza abissale tra magistrati e politica. Come cittadino non condividevo quella stagione, ma il nostro dovere è applicare la legge».

Berlusconi vi attaccava ferocemente.

«Nel 2003 il suo governo aggravò la legge Merlin. Se una legge si ritiene un vecchio arnese si può abolire non prendersela con chi è chiamato ad applicarla. Percepivo un profondo affetto di Ghedini per Berlusconi. E io ho fatto il mio dovere. Senza intestarmi guerre purificatrici. Con rispetto per lui come per ogni imputato».

Quando ha sentito Ghedini l’ultima volta?

«A Natale mi ha fatto gli auguri».

Mica le mancherà?

«Sì, moltissimo. Con lui ho misurato la distanza siderale tra integralismo ed equilibrio. Scelgo l’equilibrio. L’integralismo, a volte, è molto scortese. E anche antiestetico».

18 agosto 2022 (modifica il 18 agosto 2022 | 22:57)

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, 2022-08-18 21:08:00, Antonio Sangermano, l’avversario in aula dell’avvocato di Silvio Berlusconi, racconta i confronti «virtuosi» in aula , i caffé «ai quali Ilda Boccassini non veniva», e, a sorpresa, rivela: «Con lui ho misurato la distanza siderale fra equilibrio e integralismo». , Virginia Piccolillo

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