Putin, mistero sul discorso: cancellato l’intervento sui referendum nel Donbass

Dopo ore di attesa, due canali ufficiali russi hanno cancellato l’annuncio del discorso con il quale il presidente avrebbe dovuto annunciare i referendum per l’annessione del Donbass: «Rinviato a mercoledì»

Il presidente russo Vladimir Putin avrebbe dovuto parlare alla nazione nella serata di martedì 20 settembre — ma il suo discorso, atteso per le 19, ora italiana, non è mai iniziato, e mentre le tv russe cancellavano l’annuncio dell’intervento, fonti spiegavano che lo zar non parlerà prima di mercoledì. Non ci sono spiegazioni ufficiali sul rinvio, o sulla cancellazione, del discorso. Forbes Russia, citando due fonti, spiega che il discorso, pre-registrato, dovrebbe andare in onda alle 8 ora locali (le 7 in Italia) di mercoledì mattina. La caporedattrice di Russia Today, Margarita Simonyan, ha scritto sul suo canale Telegram: «Andate a dormire».

Ci si aspettava che Vladimir Putin parlasse al Paese sui referendum proclamati dalle autorità filorusse del Donbass per appoggiare la loro richiesta di entrare nella Federazione russa e portare così lo scontro con Kiev a uno stadio di ulteriore tensione. Ma il leader del Cremlino sembra aver deciso di prendere tempo, forse nella speranza che la Comunità internazionale prema sull’Ucraina per concessioni che possano soddisfare Mosca. Le reazioni, per ora, sono state di segno contrario. Qualcosa potrebbe venir fuori da un colloquio telefonico che si dovrebbe svolgere tra il presidente russo ed il francese Macron.

I referendum di annessione si faranno a partire da dopodomani nelle regioni ancora occupate dai russi, Donetsk, Lugansk, Kherson, Zaporizhzhia e daranno certamente il risultato previsto: sotto la «protezione» dell’Armata russa la stragrande maggioranza della popolazione voterà per uscire dalla repubblica ucraina ed entrare nella Federazione.

Naturalmente, si tratterà di risultati più che contestabili, vista la situazione (di una qualche parvenza di campagna elettorale, neanche un cenno, tanto per dirne una). E appare chiaro che il ricorso alle urne è stato accelerato dalla recente avanzata delle truppe di Kiev. A novembre, quando i capi locali avevano in mente di celebrare la ricorrenza della rivoluzione del 1917 (spostata dal sette al quattro e con un altro nome da Putin) alcune delle zone chiamate a votare avrebbero potuto non essere più nelle mani dei russi.

È anche una forte pressione nei confronti del Cremlino che potrebbe anche essere tentato di abbandonare al loro destino una parte degli indipendentisti.

Tra coloro che più ardentemente hanno approvato l’iniziativa dei referendum c’è l’ex presidente Dmitrij Medvedev, diventato uno dei più accesi sostenitori della guerra totale. Medvedev ha spiegato bene quali sarebbero le conseguenze dei referendum e delle annessioni. Conseguenze che potrebbero portare anche a un confronto nucleare.

Il voto si dovrebbe svolgere nelle quattro regioni ucraine da venerdì a martedì prossimo. Poi verranno proclamati i risultati e quindi la Russia dovrà decidere cosa fare. Se accetterà la «volontà» dei cittadini ucraini di quelle aree di «riunirsi finalmente alla madrepatria», come ha auspicato Medvedev, allora l’annessione procederà con speditezza.

A passare sotto la guida di Mosca non sarebbero però solo gli oblast attualmente nelle mani delle milizie filorusse o dell’esercito regolare. Diventerebbero parte integrante del territorio della Federazione anche quelle fasce e quelle città che fanno parte delle quattro regioni ma che sono attualmente controllate dagli ucraini. Slovyansk, Kramatorsk, tanto per citarne due.

A quel punto, per la Russia si tratterebbe di territori della «patria» indebitamente occupati dal nemico. Che quindi starebbe conducendo le sue azioni belliche sul suolo russo. Per liberarle, come per respingere eventuali attacchi contro altre parti della Russia, la dottrina militare cambiata negli ultimi anni da Putin prevede la possibilità di rispondere con qualsiasi mezzo disponibile, incluso il deterrente nucleare.

È da anni, d’altra parte, che gli alti papaveri dell’Armata russa vagheggiano l’uso di bombe atomiche «di teatro», vale a dire di moderata potenza che, secondo loro, potrebbero essere impiegate senza scatenare la reazione di Washington e della Nato. In ogni caso a Mosca ci si sta muovendo per aumentare la disponibilità di uomini da lanciare nella mischia e per rendere l’esercito più obbediente, mentre Putin sembra che continui a non voler proclamare la mobilitazione generale, come vorrebbero i falchi.

Si aprono sempre nuovi centri di reclutamento, anche per stranieri e si pensa a inasprire le pene per chi non sta al gioco. La Duma ha varato un provvedimento con fino a 15 anni di carcere. E le misure si applicano anche in caso di semplice «azione di combattimento». Inclusa quindi l’attuale Operazione militare speciale.

20 settembre 2022 (modifica il 20 settembre 2022 | 22:17)

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, 2022-09-20 20:18:00, Dopo ore di attesa, due canali ufficiali russi hanno cancellato l’annuncio del discorso con il quale il presidente avrebbe dovuto annunciare i referendum per l’annessione del Donbass: «Rinviato a mercoledì» , Fabrizio Dragosei

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