Delitto Ziliani, confessano le figlie: «Sì, l’abbiamo uccisa insieme»

Spread the love

di Mara Rodella

Brescia, la svolta dopo l’ammissione del fidanzato di una delle ragazze. Per gli inquirenti avrebbero ucciso per la sete di mettere mano sul patrimonio di Laura, vedova dal 2012. «Ma i soldi non c’entrano»

Non solo lui, Mirto Milani. Il «trio criminale» — così lo definì otto mesi fa il gip nella sua ordinanza di custodia cautelare — si sgretola. Ma nel contempo continua a mantenere la stessa linea. Alla fine, anche Silvia e Paola Zani sono crollate, e hanno confessato l’omicidio della madre Laura Ziliani. Dopo un anno chiusi nel silenzio. Mirto Milani, 27 anni, ex tenore e musicista con una laurea in psicologia in tasca, una casa con i genitori residente nella Bergamasca, è stato il primo, martedì, ad ammettere la sua partecipazione nel delitto di Laura: ex vigile di Temù (Brescia), alta Valcamonica, sparì tra le sue amate montagne la mattina dell’8 maggio 2021.

«Sì, l’abbiamo uccisa noi»

«Sì, l’abbiamo uccisa noi. E lo abbiamo fatto insieme», ha ammesso lui in carcere al pm Caty Bressanelli, senza allontanare da sé le responsabilità. Noi, appunto. E cioè lui, insieme alla fidanzata Silvia, figlia maggiore di Laura, impiegata di 27 anni: mercoledì è crollata anche lei, sotto il macigno di una verità mai detta prima nonostante le tante prove raccolte dagli inquirenti. Ha confermato di aver prima pensato, poi messo in atto il delitto, nitida e piuttosto dettagliata la dinamica. E poi c’è lei, la più giovane e, pare, fragile. Paola, la figlia minore di Laura Ziliani: 20 anni compiuti da tre mesi, studentessa modello iscritta a Economia, quando è stata arrestata, come la sorella e Mirto (che pare fosse pure il suo amante) il 24 settembre scorso. Anche lei ha chiesto di essere sentita dal pubblico ministero dopo la chiusura delle indagini: ha parlato per ultima, ieri, fino a tarda sera, per circa cinque ore. E a sua volta ha confessato.

Il nodo del movente

I verbali di tutti sono stati secretati. Se gli indagati hanno in linea di massima tratteggiato l’impianto accusatorio e fornito versioni sostanzialmente sovrapponibili, su un aspetto, invece, l’hanno contraddetto: il movente. Per gli inquirenti avrebbero ucciso per la sete di mettere mano sul patrimonio di Laura, vedova dal 2012, quando il marito, insegnante di Edolo, fu travolto da una slavina in Val d’Avio. I ragazzi (le sorelle soprattutto) avrebbero invece restituito un racconto diverso, più emotivamente coinvolto, ripercorrendo un contesto familiare fatto di tensioni e visioni molto differenti, forse diventato molto difficile. Paola si sarebbe convinta peraltro solo in un secondo momento, ad aderire al piano criminale non inizialmente quindi condiviso.

Il crollo di Mirto

Pensare che Laura, la sera del 7 maggio, aveva annullato una gita con gli amici proprio per trascorrere la festa della mamma con le figlie. Dopo la morte del marito era diventata ancora più prudente: mai sarebbe uscita per un’escursione senza gps o telefonino. Quella maledetta mattina di maggio sì. Mirto, adesso, è ricoverato in ospedale a Brescia: per precauzione. Dopo la confessione ha accusato un cedimento emotivo tale da fargli esternare, almeno a parole, intenzioni autolesioniste.

Soffocata con un cuscino

Secondo il medico legale Andrea Verzeletti, Laura Ziliani sarebbe stata uccisa dopo il suo arrivo a Temù: stordita con una dose di benzodiazepine e poi soffocata con un cuscino «in modo non violento». Il suo corpo fu ritrovato solo tre mesi dopo, l’8 agosto, tra le sterpaglie e i rovi lungo l’argine del fiume Oglio: indossava solo una canotta e un paio di slip. Ma tracce di Laura, i carabinieri ne avevano già: il 23 maggio fu individuata una scarpa destra da trekking riconosciuta come sua nel letto del torrente Fiumeclo, lungo un tratto teoricamente compatibile con il percorso indicato dalle figlie per l’escursione da cui non sarebbe mai rientrata, ma non con la conformazione del corso d’acqua, peraltro già battuto più volte durante le ricerche. Avrebbero nascosto la sinistra due giorni dopo, Mirto e Paola, in un boschetto isolato tra le ortiche, solo per sbarazzarsene: li vide l’occhio curioso di un residente, però, e chiamò le forze dell’ordine. Ma Mirto, Silvia e Paola avrebbero anche resettato gli smartphone, fingendo di averli venduti, prima di consegnarli ai carabinieri.

Un piano lungo e premeditato

Un delitto «frutto di un piano a lungo premeditato», scrisse il gip, «al fine di appropriarsi del patrimonio familiare» per gestirlo in via esclusiva. Furono proprio le figlie, a denunciare tempestivamente la scomparsa di Laura e a lanciare un appello disperato in tv. Venti giorni dopo, intercettate, si complimentavano per il «denaro facile» che di lì a poco avrebbero incassato, pensando all’anticipo per un’auto nuova e a una vacanza. Mirto arrivò addirittura a insinuare che Laura avesse inscenato la sua morte per «fare la bella vita» altrove.

26 maggio 2022 (modifica il 27 maggio 2022 | 00:32)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-05-26 22:33:00, Brescia, la svolta dopo l’ammissione del fidanzato di una delle ragazze. Per gli inquirenti avrebbero ucciso per la sete di mettere mano sul patrimonio di Laura, vedova dal 2012. «Ma i soldi non c’entrano» , Mara Rodella

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.