Contratto: nessun passo indietro sulla premialità docenti

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Il MIUR: sulla valorizzazione del merito nessun dimezzamento e regole per l’assegnazione restano quelle della legge 107

Sulla premialità dei docenti sono piovute critiche per almeno due ragioni: la riduzione del fondo nazionale per finanziare una quota degli aumenti contrattuali e la contrattazione d’istituto per i criteri dei compensi.

L’art. 22 dell’ipotesi contrattuale al comma 4, lettera c4) prevede che tra le materie di contrattazione vi siano: “i criteri generali per la determinazione dei compensi finalizzati alla valorizzazione del personale, ivi compresi quelli riconosciuti al personale docente ai sensi dell’art. 1, comma 127, della legge n. 107/2015”.

Proprio a chiarimento della questione sul merito è intervenuto il Ministero dell’istruzione con un comunicato stampa domenica 11 febbraio.

Nessun dimezzamento della valorizzazione del merito degli insegnanti– precisa il Miur – ad assegnare il cosiddetto bonus per i docenti saranno sempre i dirigenti scolastici”.

Cosa cambia? “Poiché l’articolo 40 del decreto legislativo 165 del 2001 fa rientrare tra le materie di contrattazione anche la valutazione delle prestazioni ai fini della corresponsione dei premi, il testo siglato venerdì scorso, che, va ricordato, è il primo rinnovo che arriva dopo l’approvazione della legge 107, prevede che le scuole contrattino i criteri generali per la determinazione dei compensi previsti dal cosiddetto bonus dei docenti. Quindi non i criteri valutativi, ma i criteri per la determinazione del suo ammontare”.

Resta ferma, poi, la procedura prevista dalle legge 107 del 2015 per la determinazione dei criteri per la valutazione (è previsto un apposito comitato per la valutazione) che non sono soggetti a contrattazione, nonché la competenza del dirigente per l’individuazione dei docenti meritevoli”.

Per quanto riguarda la riduzione del fondo, il Miur nel medesimo comunicato precisa che “L’importo disponibile per il bonus passa da 200 milioni annui a 160 milioni a regime (140 milioni solo nel 2018), pari all’80% di quanto riconosciuto sino ad oggi. Ma potrà crescere, anche superando il valore di 200 milioni, con le contrattazioni future, anche grazie alla costituzione di un unico fondo nel quale confluiscono tutte le risorse accessorie, introdotto all’articolo 39-bis del nuovo contratto. Questo intervento è tra quelli che hanno consentito di giungere ad aumenti medi mensili di 96 euro per i docenti, rispetto al valore medio di 85 euro previsto dall’intesa del 30 novembre 2016”.

Fonte dell’articolo: Tuttuscuola.com



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