«Con laurea e master faccio il bidello. Almeno mi pagano (e intanto studio)»

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di Orsola Riva

Marco Morosini, 25 anni, dottore col massimo dei voti, da tre anni fa il collaboratore scolastico a tempo determinato: «Lavoro umile ma ne vado fiero»

Marco Morosini ha ancora per pochi giorni 25 anni, una laurea magistrale in Scienze della Comunicazione (110 e lode), un master in Marketing (110 e lode) e si è appena iscritto a una seconda laurea in Economia aziendale, indirizzo Relazioni di lavoro. Tutte le mattine esce di casa – abita con i suoi a Sambucheto, frazione di Montecassiano in provincia di Macerata –, sale in macchina e va a lavorare a Recanati, all’Istituto d’infanzia Aldo Moro, dove fa il collaboratore scolastico, cioè il bidello. In Italia sono in 130 mila a fare il suo stesso lavoro. Per essere assunti non c’è un concorso, bastano i titoli (come minimo un diploma professionale di tre anni) e 24 mesi di servizio. Orario settimanale: 36 ore. Stipendio lordo al primo impiego: 1.300 euro. È un lavoro umile ma di grande responsabilità, perché dai bidelli dipende non solo la vigilanza e la pulizia dei locali, ma anche la sicurezza degli alunni durante l’intervallo, l’assistenza ai disabili, il carico-scarico dei materiali.

Come mai fa un lavoro per il quale la laurea non solo non è richiesta ma non dà nemmeno diritto a un punteggio aggiuntivo?

«Quando mi sono laureato, a ottobre 2020, ho iniziato a mandare un po’ di curricula in giro. Ma poi a dicembre sono stato chiamato per una supplenza come bidello e ho preso l’occasione al volo: almeno non era uno stage ma un lavoro vero, pagato tutti i mesi. Mi ero iscritto anche alle graduatorie per fare il segretario, ma non mi hanno mai preso».

Com’è la sua giornata a scuola?

«Quest’anno lavoro in un asilo, quindi sono a stretto contatto con i bambini. Fra le mie mansioni c’è di tutto: da lavare i pennelli ad accompagnare in bagno chi ne ha bisogno. E naturalmente anche pulire i locali. Ma io mi ritengo una figura educativa in senso pieno. Al liceo delle Scienze umane dove mi sono diplomato (col massimo dei voti, ndr), ho studiato psicologia e pedagogia. Nel mio lavoro cerco di portare me stesso: non urlo mai, non sgrido mai nessuno. Visto che suono il pianoforte, a volte porto da casa la mia tastiera e ci mettiamo a cantare insieme».

Mai subito sgarbi dai colleghi o soprusi dai superiori? Qualche giorno fa il «Corriere» ha denunciato il caso di un bidello di un liceo di Brescia a cui la preside ha chiesto di lavare i vetri della sua macchina.

«A me non è mai capitato niente del genere. Forse anche perché sono laureato, e tutti hanno un occhio di riguardo per me, o solo perché sono giovane. E’ una cosa che esula completamente dalle mansioni richieste a un collaboratore scolastico, che è al servizio della scuola e delle sue strutture, fra le quali non rientra certo l’auto della preside, che è un bene privato. Ma forse nel caso in questione ha giocato anche il clima di tensione interno alla scuola».

Quanto guadagna per il suo lavoro di bidello?

«Quest’anno lavoro solo part-time perché devo studiare per gli esami, quindi il mio stipendio si è dimezzato: circa 650 euro lordi al mese».

Cosa vuol fare «da grande»?

«Non mi dispiacerebbe restare a scuola, magari per arrivare a fare il dirigente contabile e amministrativo (uno dei due ruoli apicali della scuola, accanto a quello del preside, ndr). Oppure lavorare in azienda. Ma intanto sono molto orgoglioso di tutte le esperienze lavorative che ho già fatto».

Quali?

«Una settimana prima del diploma sono stato chiamato da una radio locale dove avevo fatto alternanza scuola-lavoro e così invece del viaggio di Maturità ho lavorato tutta l’estate. Da lì sono passato a un’altra radio e a un’altra ancora – sono giornalista pubblicista dal 2019 – e continuo anche adesso. Sempre come free lance. Ma l’esperienza a scuola è quella da cui ho imparato di più».

Un bidello come lei non si trova certo tutti i giorni.

«Anch’io pensavo di essere quasi l’unico laureato a fare questo lavoro. Ma da quando, due anni fa, il mio nome è finito nelle cronache locali, ho ricevuto tantissimi messaggi di gente come me».

Altro che giovani italiani sdraiati e choosy (schizzinosi), come andava di moda dire qualche anno fa.

16 ottobre 2022 (modifica il 16 ottobre 2022 | 21:17)

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, 2022-10-16 20:18:00, Marco Morosini, 25 anni, dottore col massimo dei voti, da tre anni fa il collaboratore scolastico a tempo determinato: «Lavoro umile ma ne vado fiero» , Orsola Riva

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