Afghanistan, Al Zawahiri ucciso in raid Usa: il leader di Al Qaeda colpito in un attacco con i droni

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di Giuseppe Sarcina, corrispondente da Washington

Operazione della Cia in Afghanistan, a Kabul: su Al Zawahiri pendeva una taglia da 25 milioni di dollari del Dipartimento di Stato Usa. Aveva preso il posto di Bin Laden

Alle 6,30 di domenica 31 luglio, un drone sorvola una casa di Kabul in Afghanistan. È lì che si nasconde Ayman Al-Zawahiri il numero uno di Al-Qaeda (qui, la fotostoria) dopo l’uccisione di Osama bin Laden. Da una base americana gli specialisti della Cia manovrano il velivolo e lo dirigono verso il bersaglio. Un lampo e Al-Zawahiri è colpito a morte. Il presidente Joe Biden lo ha annunciato ieri sera agli americani con queste parole: «Giustizia è fatta . Ho autorizzato l’operazione, pianificata per sei mesi, per togliere dal campo di battaglia uno dei più pericolosi nemici del popolo americano. E ho un messaggio per tutti i terroristi. Non importa dove vi nascondiate, noi vi troveremo e vi elimineremo». Per il presidente americano è indubbiamente un successo importante, solo un gradino inferiore all’incursione che nel maggio del 2011, con Barack Obala alla presidenza e lo stesso Biden alla vice presidenza, uccise Bin Laden ad Abbottabad in Pakistan.

Il leader americano ha anche sottolineato come «non ci siano vittime civili».

Un portavoce dei talebani, al potere in Afghanistan, ha protestato, sostenendo che gli accordi di Doha, quelli che hanno spianato la strada al cambio della guardia a Kabul, vietino gli attacchi condotti dagli americani. Da Washington, invece, si osserva che gli Stati Uniti hanno messo in chiaro che perseguiranno i terroristi rimasti sul territorio afghano. Inoltre i servizi segreti segnalano come Al Zawahiri si fosse nascosto in un edificio che appartiene a una figura di spicco del regime talebano, Sirajuddin Haqqani. Secondo alcune fonti nell’attacco sarebbero morti anche il figlio e il genero di Haqqani. Il blitz segna un cambio di passo nella strategia anti-terrorismo degli americani. Il Pentagono ha deciso di non usare le forze speciali, come era accaduto per colpire Bin Laden. L’intero piano sarebbe stato preparato e gestito dalla Cia, naturalmente con la collaborazione del Dipartimento della Difesa e con la supervisione del Consigliere per la Sicurezza nazionale, Jake Sullivan. Gli Stati Uniti davano la caccia dal Al-Zawahiri almeno da trent’anni, prima ancora che il «dottore» pianificasse con Bin Laden l’attacco alle Torri Gemelle, l’11 settembre del 2001.

Lo stesso Biden ha ricordato il «percorso» dell’ideologo-terrorista: dall’attività sovversiva al Cairo, la sua città natale, fino alla «dichiarazione di guerra universale» contro tutti «i nemici dell’Islam». In prima fila Israele e «il nemico lontano», gli Stati Uniti. Da ultimo il nuovo numero uno di al Qaeda aveva perso influenza nella costellazione dell’islamismo radicale. Ma il presidente americano ha detto che restava comunque «un fattore di minaccia» per la sicurezza degli Stati Uniti. Su di lui pendeva ancora una taglia da 25 milioni di dollari. L’operazione di sabato ha comunque un grande valore simbolico e sicuramente avrà un impatto profondo sull’opinione pubblica. Proprio l’altro giorno l’associazione delle vittime dell’11 settembre ha protestato rumorosamente perché Donald Trump ha ospitato un torneo di golf sponsorizzato dai sauditi nel suo club del New Jersey. Un segnale di come la ferita delle Torri Gemelli sia ancora viva nella società americana.

L’uccisione di Al-Zawahiri è quindi anche un modo per aggiungere una quota di giustizia, per lenire il trauma più grave patito dall’America nel Dopoguerra. Le tv stanno ripercorrendo il suo ruolo nella pianificazione degli attacchi. L’astuzia diabolica. L’idea di mandare i piloti-kamikaze furono mandati ad addestrarsi nelle scuole di volo americane. Il progetto folle e sanguinario di fare una strage di civili, perché per Al-Zawahiri «nessun occidentale» era innocente. Vedremo se questa operazione contribuirà a chiudere una stagione. Certamente sul piano politico è un risultato importante per l’Amminisltrazione Biden. Lo scorso anno il presidente fu sommerso dalle critiche per il modo in cui i soldati Usa abbandonarono precipitosamente Kabul. Le immagini delle persone precipitate dagli aerei in fuga turbarono, indignarono gli americani. Molti analisti, non solo repubblicani, accusarono il presidente di aver non solo tradito gli afghani che avevano collaborato con gli Stati Uniti per anni, ma di aver anche compromesso la possibilità di contrastare sul campo le formazioni di terroristi. Biden e i servizi segreti hanno risposto sul campo, con un’operazione di nuova concezione, dimostrando nello stesso di aver mantenuto le «antenne» necessarie per andare a colpo sicuro. «Non ci fermeremo, non finisce qui. Faremo tutto ciò che occorre per garantire la sicurezza del popolo americano», ha concluso Biden, in una serata che resterà nella storia.

1 agosto 2022 (modifica il 2 agosto 2022 | 02:42)

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