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Vittorio Feltri dopo la lettera a Fedez: «Ho raccontato del cancro per dargli conforto»

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di Barbara Visentin

Il giornalista parla della sua malattia dopo la lettera pubblicata su «Libero»: «L’ho scoperto a febbraio e ho fatto l’operazione l’1 marzo. Ora devo fare delle terapie per evitare guai, ma le faccio tranquillamente, vediamo come va a finire»

Con una lettera pubblicata in prima pagina su «Libero», Vittorio Feltri ha voluto mandare un personale incoraggiamento a Fedez, dopo che il rapper ha annunciato tra le lacrime di avere un importante problema di salute. L’ha fatto con il suo tono cinico e ironico, ma mettendoci in più un insolito calore. Sarà che il giornalista, 78 anni, fondatore e direttore editoriale del quotidiano, ha rivelato di avere lui stesso una malattia e di essere da poco stato operato per un tumore.

Come mai ha pensato di rivolgersi a Fedez?


«L’ho scritto il perché. Lo conosco, ho scoperto che ha questa malattia, e anche se non ha precisato di cosa si tratti si è capito che non è certo un raffreddore. E così ho voluto incoraggiarlo a modo mio».

Ha deciso anche di rivelare di avere appena avuto un cancro.


«Per essere credibile dovevo dire che ho avuto anche io un problema. Che mi frega di andare in giro a raccontare i cazzi miei? Era per dargli conforto. Altrimenti perché avrei dovuto raccontarlo».

Ha scritto che lei prova simpatia per Fedez, nonostante siate diversissimi. Cosa vi accomuna?


«È così. Ha una certa schiettezza che mi avvicina a lui e un modo di fare che non mi dispiace. Poi io in verità detesto anche i tatuaggi, ma il discorso è un altro. Uno che ha due figli, una moglie… Mi sembrava giusto fare una cosa di questo tipo, un po’ di calore gliel’ho voluto dare e credo gli dia un minimo di conforto. Per il resto non me ne frega dell’effetto che fa. Di quello che pensano gli altri, alla mia età, sono in grado di sbattermene le palle».

Invita Fedez a non deprimersi. Lei come ha affrontato la diagnosi?


«Non è che fai i salti di gioia, ma – sarà che sono vecchio e so benissimo che può succedere, alla mia età o anche prima – ti rassegni subito. Io poi non ho fatto nessuna scena: sono andato in ospedale, mi sono fatto operare e dopo mezz’ora ero fuori».

Quando ha saputo della malattia?


«L’ho scoperto a febbraio e ho fatto l’operazione il 1 marzo, tanto che ho ancora un po’ di indolenzimento. Mi hanno trovato un nodulo al seno. Pur essendo un maschio ho un tumore tipico delle donne, roba da matti, io che di femminile non ho assolutamente nulla. Pur non avendo le tette mi è venuto il cancro alle tette».

Ora cosa la aspetta?


«Ora l’intervento è stato fatto, adesso devo fare delle terapie per evitare altri guai, ma le faccio tranquillamente e vediamo come va a finire. Devo confessare di non avere avuto nessun contraccolpo psicologico depressivo, assolutamente no. Ho reagito, adesso vediamo un po’. Di solito queste cose finiscono male, ma pazienza».

A volte finiscono bene.


«Ci sono tante persone che guariscono e tante che vanno al cimitero. Ma quando hai il cancro pensi che il tuo è grave e di quello degli altri non te ne frega un cazzo. Agli altri dici “vedrai che ce la fai” e tutte queste frasi fintamente consolatorie e irritanti».

È vero che dopo l’intervento, in ospedale, le hanno offerto dello champagne?


«Pensi che scriva delle balle? Ho scritto anche il nome della dottoressa, mi smentirebbe in cinque minuti».

È sempre convinto che non smetterà di fumare?


«Le sigarette non c’entrano nulla, questo lo capisce anche un cretino. Io ogni due anni faccio una tac total body, un termine orrendo. Non si sono neanche accorti che sono un fumatore, gliel’ho detto io. Non ho assolutamente nulla né al fegato né all’intestino né al cervello né ai polmoni».

Una volta, nel parlare del papilloma virus, ha anche detto «fa più male la fi*a che le sigarette»…


«Queste sono battutacce da osteria, le faccio per sdrammatizzare su tutto, anche su me stesso».

Qual è stata la sua esperienza con la sanità lombarda?


«Ho pagato tutto di tasca mia perché detesto l’assistenza pubblica».

E chi non può?


«Son cazzi suoi e non miei. La sanità pubblica italiana è comunque fra le meno peggio. Ma nella vita contano due cose, la salute e i soldi. I soldi non sono un fine, ma un mezzo che ti evita qualsiasi rottura di coglioni».

Quando si lascerà alle spalle questo periodo cosa farà?


«Non farò niente. Se il pericolo sarà allontanato sarò più sereno. Ma non ho smesso di lavorare neanche un giorno, anche il giorno dell’operazione sono uscito dall’ospedale alle 16 e sono andato direttamente a lavorare, senza dire niente a nessuno. Non mi piace raccontare i cazzi miei, l’ho fatto per Fedez».

Lei e Fedez vi risentirete?


«Non lo so, ci siamo sentiti qualche volta. Non c’è un’amicizia stretta, ma una reciproca simpatia. Lui è molto giovane e questo gli darà anche un’energia che gli servirà per guarire».

Gli manderà dello champagne?


«Anche, sì, è sempre un gesto carino».

Come mai, anche davanti alla malattia, c’è chi scrive cattiverie e augura il peggio?


«I social costituiscono una discarica dove trovi anche qualche perla, ma di solito c’è solo pattume. A me non frega niente, non vado neanche a vedere».

Il suo messaggio dunque è di ricacciare le lacrime e affrontare la malattia?


«Si può anche piangere, ma piangersi addosso non serve a niente. La commozione è umana e il pianto a me viene quando vedo in questi giorni i bambini in quella guerra. Quasi quasi, dopo due anni, preferivo il Covid».

19 marzo 2022 (modifica il 19 marzo 2022 | 13:01)

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, 2022-03-19 12:26:00, Il giornalista parla della sua malattia dopo la lettera pubblicata su «Libero»: «L’ho scoperto a febbraio e ho fatto l’operazione l’1 marzo. Ora devo fare delle terapie per evitare guai, ma le faccio tranquillamente, vediamo come va a finire», Barbara Visentin

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