Vaiolo delle scimmie, contagiato un turista americano a Milano: salgono a 7 i casi in Lombardia

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di Sara Bettoni

Ultimi due casi: un paziente lombardo diagnosticato all’ospedale San Gerardo di Monza e un turista Usa (con le pustole sul corpo) in isolamento al Policlinico di Milano. Avviato il tracciamento dei contatti

Salgono a sette i casi di vaiolo delle scimmie identificati in Lombardia. Ai cinque pazienti già individuati nei giorni scorsi se ne aggiungono altri due. Il primo è un italiano visitato all’ospedale San Gerardo di Monza. Ora è stato dimesso ed è tornato a casa, dove osserverà il periodo di quarantena. Oltre a lui, il virus è stato riscontrato in un turista americano under 40 in visita a Milano. Domenica mattina si è presentato al pronto soccorso del Policlinico, dopo essersi accorto della comparsa di pustole sul corpo. Sarà ricoverato nel reparto di Malattie infettive in modo che possa rispettare l’isolamento. «Entrambi sono in buone condizioni e vengono seguiti dal personale sanitario» fa sapere la Regione. Gli accertamenti sono stati fatti dal laboratorio di Virologia del Policlinico San Matteo di Pavia. In totale sono sette i casi finora emersi.

I casi precedenti

Il primo paziente lombardo positivo al vaiolo delle scimmie è stato individuato il 24 maggio all’ospedale Sacco di Milano. In seguito sono emersi altri contagiati, assistiti dal San Raffaele di Milano, dall’ospedale di Verona, dal Niguarda di Milano e dal Policlinico San Matteo di Pavia. Tutti rientravano da viaggi all’estero.

Cos’è il vaiolo delle scimmie?

Il vaiolo delle scimmie è una «zoonosi silvestre», ovvero una malattia riguardante gli animali selvatici, che può comportare infezioni umane accidentali. È causato dal virus del vaiolo delle scimmie che appartiene alla famiglia degli orthopoxvirus. La trasmissione avviene per contatto, attraverso i droplet (le goccioline respiratorie che si emettono starnutendo, tossendo o semplicemente parlando) o attraverso i fluidi biologici, quindi anche attraverso i rapporti sessuali. Il periodo di incubazione è in media compreso tra 7 e 14 giorni, ma può variare da 5 a 21: passato questo periodo, si sviluppa la malattia, che esordisce con febbre, brividi, cefalea, astenia, dolori muscoloarticolari. Il serbatoio animale del virus rimane sconosciuto, anche se è probabile che sia tra i roditori. Fattori di rischio noti sono il contatto con animali vivi e morti e la caccia e il consumo di selvaggina. La malattia è spesso autolimitante con sintomi che in media si risolvono spontaneamente entro 14-21 giorni.

I sintomi

Monkeypox provoca una serie di sintomi simil-influenzali come stanchezza, dolori muscolari, mal di testa, febbre, linfonodi ingrossati ed esantema. I sintomi fondamentali sono tre: la comparsa di vescicole (con liquido all’interno), molto simili a quelle causate da herpes e varicella (non invece dal morbillo, che presenta delle papule), che si localizzano prevalentemente su mani, piedi e genitali. Il secondo è la linfoadenopatia, cioè l’ingrossamento dei linfonodi laterocervicali, ascellari e inguinali. Il terzo è la febbre. Dopo 1-3 giorni dall’inizio della febbre, compaiono le vescicole. Nella maggior parte dei casi i sintomi scompaiono in due settimane senza necessità di alcun intervento terapeutico. Per le analisi si procede con un tampone sul liquido interno alle vescicole.

La gestione dei contatti

Il paziente infetto deve mettersi in isolamento domiciliare fino alla scomparsa dei sintomi. V iene ricoverato solo in caso di necessità, con attenzione particolare a eruzioni cutanee estese, bambini e soggetti immunodepressi. Le Ats, in presenza di un caso infetto, procedono al tracciamento dei contatti. Per quelli stretti scatta la quarantena fiduciaria di 21 giorni.

Vaccini e farmaci

Tutta la popolazione sotto i 50 anni non è coperta dalla vaccinazione classica anti-vaiolo, come ha spiegato l’infettivologo del Policlinico Andrea Gori. «Ma al momento abbiamo un vaccino che può essere utilizzato nel momento in cui si sviluppano i sintomi più importanti e due farmaci che sono molto efficaci (il cidofovir e il tecovirimat) — ha detto —. Non c’è ragione, però, di utilizzarli se non per le forme complicate e per i pazienti fragili».

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29 maggio 2022 (modifica il 29 maggio 2022 | 14:38)

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, 2022-05-29 12:38:00, Ultimi due casi: un paziente lombardo diagnosticato all’ospedale San Gerardo di Monza e un turista Usa (con le pustole sul corpo) in isolamento al Policlinico di Milano. Avviato il tracciamento dei contatti, Sara Bettoni

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