Un’ora dopo la morte gli scienziati fanno rivivere le cellule negli organi di maiali morti

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di Cristina Marrone

I ricercatori hanno riattivato parzialmente le attività cellulari di cuore, cervello reni e fegato dei suini iniettando una sostanza. L’obiettivo è allungare la sopravvivenza degli organi espiantati da donatori e salvare più vite umane. La ricerca pubblicata su Nature

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I maiali erano morti da un’ora: nei loro corpi non circolava sangue, i loro cuori erano fermi e le onde cerebrali piatte. Tuttavia le funzioni molecolari di diversi organi sono state ripristinate grazie a una soluzione pompata nei corpi dei maiali morti con un dispositivo simile a una macchina cuore-polmone.

Sebbene i maiali non fossero considerati in alcun modo coscienti, le loro cellule, apparentemente morte, si sono rianimate. I loro cuori hanno iniziato a battere mentre la soluzione, che gli scienziati hanno battezzato OrganEx, circolava nelle vene e nelle arterie. Le cellule dei loro organi, inclusi cuore, fegato, reni e cervello, hanno ripreso a funzionare e gli animali non si sono irrigiditi.

L’obiettivo è aumentare gli organi per il trapianto

L’interessante e incoraggiante risultato emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Nature, condotto dagli scienziati della Yale School of Medicine, che hanno utilizzato un modello animale per valutare la possibilità di ripristinare la funzionalità delle cellule dopo la morte. La tecnica potrebbe potenzialmente essere utilizzata per aumentare la disponibilità di organi per il trapianto oppure per terapie rivolte a chi ha subito danni causati da ictus e infarti . I ricercatori affermano infatti che l’obiettivo è poter aumentare in futuro la fornitura di organi umani per il trapianto, consentendo ai medici di trapiantare organi vitali molto tempo dopo la morte. I risultati sono solo un primo passo, ha affermato al New York Times Stephen Latham, un bioeticista della Yale University che ha lavorato a stretto contatto con il gruppo. La tecnologia, ha sottolineato, è «molto lontana dall’uso negli esseri umani».

Sei ore dopo la terapia ripristinate alcune funzioni degli organi

Il gruppo, guidato dal dottor Nenad Sestan, professore di neuroscienze, medicina comparata, genetica e psichiatria alla Yale School of Medicine, è rimasto sbalordito dalla sua capacità di rivitalizzare le cellule. «Non sapevamo cosa aspettarci» ha detto il dottor David Andrijevic, anche lui neuroscienziato a Yale e uno degli autori del documento. «Tutto ciò che abbiamo restaurato è stato incredibile per noi». Sei ore dopo la terapia, gli scienziati hanno scoperto che alcune funzioni cellulari chiave erano attive in molte aree del corpo dei suini, inclusi cuore, fegato e reni, e che alcune funzioni degli organi erano state ripristinate. Ad esempio, riportano gli studiosi, il cuore aveva mantenuto la capacità di contrarsi e mostrava segni di attività elettrica. «Abbiamo anche osservato dei movimenti involontari del collo e della testa dei maiali durante l’esperimento ma non sappiamo esattamente perché, visto che erano sotto anestesia e non coscienti. È possibile che si siano conservate alcune funzioni muscolari in modo temporaneo».

Il precedente

Il lavoro era iniziato alcuni anni fa, quando il gruppo di lavoro aveva svolto un esperimento simile con i cervelli di 32 maiali morti in un macello. Quattro ore dopo la morte dei maiali i ricercatori avevano infuso una soluzione simile a OrganEx (chiamata BrainEx) riuscendo a riattivare i neuroni, senza comunque ripristinare l’attività elettrica dei neuroni legata alla coscienza e ai sensi). Tutto questo li ha spinti a provare a rianimare un corpo intero. «L’esperimento appena concluso è la continuazione di quello del 2019 e conferma la possibilità di un parziale ripristino degli organi dopo la morte – spiega David Andrijevic della Yale University, uno degli autori dello studio – e abbiamo capito che le cellule non muoiono così velocemente come si pensava ed è possibile ripararle a livello molecolare».

Che cosa è OrganEx

Gli autori spiegano che OrganEx è un fluido «perfusante» che viene irrorato attraverso un dispositivo extracorporeo di pompe nel sistema circolatorio dell’animale. Si tratta di una sorta di sangue artificiale che contiene diversi composti chimici come sostanze nutritive, farmaci antinfiammatori, farmaci per prevenire la morte cellulare, sostanze che smorzano l’attività dei neuroni e impediscono ogni possibilità che i maiali possano riprendere conoscenza. I bloccanti nervosi nella sostanza hanno impedito ai nervi di attivarsi per garantire che il cervello non fosse attivo. Nell’esperimento sono stati utilizzati in tutto un centinaio di maiali (compreso il gruppo di controllo) e il team ha anestetizzato gli animali prima di fermare il loro cuori. Gli scienziati hanno sottolineato che i maiali non hanno sofferto e che non è mai stata registrata attività elettrica nel cervello.

Prossimo passo: capire se gli organi possono essere trapiantati

Yale ha depositato un brevetto sulla tecnologia. Il prossimo passo, ha detto il dottor Sestan, sarà vedere se gli organi funzionano correttamente e possono essere trapiantati con successo. «Non sappiamo se gli organi riattivati fossero funzionanti al punto da poter essere poi trapiantati. Ci vorranno molti altri studi per stabilirlo» dice Nenad Sestan.

Gli aspetti etici

Il gruppo di lavoro ha chiarito che l’obiettivo della nuova tecnica non è tornare indietro dalla morte o ricreare la vita, ma salvare gli organi che devono essere trapiantati e salvare quindi sempre più vite. Se da un lato la tecnica potrà in futuro forse effettivamente migliorare la sopravvivenza degli organi (talvolta danneggiati, tanto da essere inutilizzabili dopo che il supporto vitale del donatore è stato interrotto) e poter essere tenuti in vita più a lungo, così da poter essere trasportati anche molto più lontano, gli aspetti etici dell’esperimento sono innegabili e andranno discussi. «I maiali sarebbero ancora morti se non fossero utilizzati i bloccanti nervosi e il loro cervello riprendesse un certo grado di coscienza?« si chiede Brendan Parent , avvocato ed esperto di etica, direttore dell’etica dei trapianti e della ricerca politica presso la Grossman School of Medicine della New York University in un commento pubblicato sempre su Nature, sollevando tra l’altro anche il problema di come con OrganEx potrebbe cambiare la definizione di morte.

3 agosto 2022 (modifica il 3 agosto 2022 | 20:41)

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, 2022-08-03 20:36:00, I ricercatori hanno riattivato parzialmente le attività cellulari di cuore, cervello reni e fegato dei suini iniettando una sostanza. L’obiettivo è allungare la sopravvivenza degli organi espiantati da donatori e salvare più vite umane. La ricerca pubblicata su Nature, Cristina Marrone

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