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Una pioggia di missili su Odessa: i civili riempiono i rifugi nelle catacombe

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di Marta Serafini, nostra inviata a Odessa Colpita una raffineria e un deposito di petrolio: esplosioni nel cuore della città. Ecco come Mosca punta a bloccare i rifornimenti per avanzare verso Kiev Di nero non c’è solo il fumo del deposito di petrolio colpito ieri mattina all’alba a Odessa. È il pelo, ritto, del gatto che Camilla tiene in braccio mentre osserva, senza versare una lacrima, le fiamme cinque metri davanti a casa. Intorno a lei, pompieri, polizia, uomini armati, con il passamontagna in faccia, giornalisti con caschetti e giubbetti antiproiettili e un vicino di casa in accappatoio che urla al telefono. Alle spalle, la stessa miseria di tutti i giorni. Per terra i vetri rotti dall’onda d’urto. Sopra la testa i tubi del gas che potrebbero esplodere da un momento all’altro. «La nostra casa è ancora intatta», spiega la mamma di Camilla, calma, mentre tiene le mani sulle spalle della figlia. Le esplosioni Sono le sei quando Odessa viene svegliata da un boato . I missili hanno bersagliato un deposito di petrolio e una raffineria, verso nord. Testimoni parlano anche di esplosioni vicino al polo petrolchimico di Yuzhne, già bersagliato venerdì da missili Iskander. Le sirene gridano di nuovo. Pugni contro la porta. Serhiy Bratchuk, portavoce dell’amministrazione militare regionale della città, esorta i cittadini a restare nei rifugi. «Vinceremo. Inferno ai nemici», scrive su Facebook. In centro, a pochi passi dall’Opera, dove le vetrine erano appena tornate piene, i droni russi ronzano e scoppiano in cielo. Il principale porto del Mar Nero è di nuovo sotto attacco. Il nero dei miasmi di petrolio si staglia sopra le nubi gonfie di pioggia. Niente colpi dal mare, questa volta. L’obiettivo dei russi è chiaro: tagliare i rifornimenti di carburante a Mykolaiv e separare l’alfiere dalla regina Odessa. I raidLungo la strada che dal centro porta al primo stabilimento bombardato sfrecciano i camion dei pompieri e le ambulanze. La tensione sale. Di nuovo, ai giornalisti stranieri viene ricordato di non pubblicare immagini di siti colpiti. Chi sgarra viene accusato di essere una spia. «Per il momento non ci risultano vittime o feriti», fa sapere il comandante Vladislav Nasarov, rappresentante delle forze militari del Sud dell’Ucraina. Ma c’è anche chi porta fuori il cane e chi sale sul tetto a guardare la colonna di fumo, mentre uno spazzino continua imperterrito il suo lavoro. «It’s my job. È il mio lavoro», dice. Alla raffineria, vietato avvicinarsi nel raggio di chilometri. Il fumo è meno denso ma i segni dei raid sono visibili. Dopo qualche ora su Mykolaiv, 140 chilometri più a Est, il cantiere navale del Mar Nero, ricominciano a piovere razzi russi, secondo quanto confermato anche dal portavoce di Kiev Anton Gerashchenko, e c’è una vittima. Arrivano da più giù, da Kherson, la città ribelle che i russi tengono sotto scacco bombardando i sobborghi e terrorizzando la popolazione. E si combatte anche nei pressi di Lymany, uno dei villaggi chiave del fronte sud, dove gli sfollati della regione trovano asilo. Che la regina del Mar Nero fosse in pericolo lo aveva ribadito il presidente Volodymyr Zelensky nei giorni scorsi. Ma per gli analisti sarà difficile per i russi prendere Odessa via mare senza prima avere un punto fermo a terra. Però Mosca ci prova. E con il raid di ieri, oltre a tentare di tagliare i rifornimenti di petrolio, fiacca il morale anche a Sud. I rifugiRitorna la paura in città, le valigie sono di nuovo pronte, lì vicino alla porta. E le catacombe della città — oltre 2.500 chilometri di tunnel sotterranei — tornano ad essere utilizzate come rifugi. Odessa resisterà fino alla fine. E prima di lei Mykolaiv. Lo dicono tutti in città, dall’inizio della guerra. Ma ieri, per la prima volta, il fronte Sud è tutto sotto attacco. Segno che lo Zar non vuole mollare la presa sulla costa. Il sindaco di Odessa, Gennadiy Trukhanov, ritorna di fronte alle telecamere. «Siamo pronti. La città si sta preparando. Le nostre forze armate e la difesa territoriale sono pronte alla possibilità che gli occupanti vogliano attaccarci», dichiara alla televisione francese. Fin qui, Odessa non ha pianto morti. Ma nessuno è al sicuro. «Pochi giorni fa (il 20 marzo, ndr) i russi hanno sparato contro alcune abitazioni civili da un’imbarcazione militare, ci sono stati dei feriti. Chi lo ha fatto ha visto benissimo che stava colpendo dei civili», tuona ancora Trukhanov. Verso sera il fumo nero si dirada. Ma la nube è ancora lì all’orizzonte, mentre il sole tramonta a fianco dell’Opera. Intanto, da Kiev arriva il bollettino del ministero dell’Economia: le esportazioni di grano ucraine a marzo sono state quattro volte inferiori rispetto a quelle di febbraio. 3 aprile 2022 (modifica il 3 aprile 2022 | 21:30) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-04-03 19:30:00, Colpita una raffineria e un deposito di petrolio: esplosioni nel cuore della città. Ecco come Mosca punta a bloccare i rifornimenti per avanzare verso Kiev, Marta Serafini, nostra inviata a Odessa

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