Studente colpisce docente con un pugno dopo rimprovero: linsegnante ha deciso di non sporgere denuncia

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Ancora un episodio di violenza a scuola. In provincia di Napoli, un ragazzo di 15 anni, dopo essere stato rimproverato per la sua condotta, ha reagito con un pugno contro la sua insegnante di 64 anni.

La docente, colpita al petto, ha necessitato di cure mediche presso l’ospedale di Nola, ma fortunatamente è stata dimessa lo stesso giorno. L’incidente ha richiesto l’intervento dei carabinieri, sebbene la professoressa abbia deciso di non sporgere denuncia. Allo studente è stata comunque segnalata la procura dei minori e la scuola ha adottato provvedimenti disciplinari.

Come segnala Il Mattino, la dirigente scolastica ha evidenziato l’eccezionalità dell’evento in un contesto scolastico noto per il suo impegno nella legalità e nel rispetto civico, come dimostrato dai riconoscimenti ottenuti.

La comunità scolastica, scossa dall’accaduto, cerca di mantenere un clima di dialogo e comprensione. Un rappresentante degli studenti ha espresso il desiderio di dialogo piuttosto che di violenza come soluzione ai conflitti.

Il sindaco ha visitato la scuola per informarsi direttamente sull’accaduto, sottolineando l’importanza di percorsi educativi e di recupero.

Il docente è un pubblico ufficiale: insultarlo o picchiarlo è un reato

Violenza sugli insegnanti. Le cronache dei giornali, purtroppo, sono pieni di articoli con genitori o studenti che attaccano il corpo docente.

I professori, però, sono riconosciuti come pubblici ufficiali, e questa qualifica ha delle implicazioni precise, soprattutto in caso di comportamenti offensivi o denigratori nei loro confronti.

Il Codice Penale Italiano, all’art. 357, definisce il pubblico ufficiale come colui che esercita una “pubblica funzione legislativa, giudiziaria o amministrativa”. Questa definizione si estende ai docenti nel momento in cui sono impegnati nell’esercizio delle loro funzioni all’interno degli istituti scolastici. La legge distingue tra pubblici ufficiali e incaricati di pubblico servizio, attribuendo ai primi poteri decisionali, di certificazione e attestazione di coazione.

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 15367/2014, ha ribadito la qualifica di pubblico ufficiale per l’insegnante, estendendo tale riconoscimento non solo alla tenuta delle lezioni, ma anche a tutte le attività connesse. Questo include, ad esempio, gli incontri con i genitori degli allievi.

L’oltraggio a pubblico ufficiale, previsto dall’articolo 358 del codice penale, si configura quando un individuo offende l’onore e il prestigio di un pubblico ufficiale in presenza di almeno due persone. L’offesa può riguardare sia la dimensione personale sia quella funzionale e sociale del pubblico ufficiale. La legge intende così tutelare non solo la reputazione del singolo, ma quella dell’intera amministrazione pubblica e dello Stato.

Pene più dure per genitori e alunni che aggrediscono un insegnante

Ai primi di ottobre, la Camera ha approvato una proposta di legge che rende più severe le pene per i genitori che aggrediscono un insegnante a scuola, e anche per gli alunni dai 14 anni in su.

La pena massima, che attualmente è di cinque anni in caso di aggressione e di tre anni in caso di offese (dato che gli insegnanti sono considerati pubblici ufficiali) aumenterebbe fino alla metà se riguarda un membro del personale scolastico: non solo insegnanti, ma anche dirigenti scolastici e personale Ata.

Si parlerebbe quindi di sette anni e mezzo di carcere per un’aggressione, quattro anni e mezzo per oltraggio. In generale, tutti i reati violenti o di minaccia sarebbero aggravati quando rivolti al personale scolastico. Anche se a commetterli è uno studente minorenne, purché abbia più di 14 anni.

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