Rosy Bindi, ritorno da «girotondina»: il Pd da sciogliere subito e l’appello per il fronte progressista

Rosy Bindi, ritorno da «girotondina»: il Pd da sciogliere subito e l’appello per il fronte progressista

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di Candida MorvilloRosy Bindi, ritiratasi nel 2018 dal Parlamento: «Quando parla la sinistra, fatico a capirla» Rosy Bindi è tornata e non si può fare a meno di accorgersene. Se ne stava autoesiliata in un borgo del Senese di duemila anime dal 2018, da quando si era ritirata dopo 23 anni di Parlamento. Quindi, è comparsa a Piazzapulita, da Corrado Formigli, e lei che il Pd ha contribuito a fondarlo, ha detto «è arrivato il momento di scioglierlo». Più chiara di così non poteva essere. D’altra parte, aggiunge ora al Corriere, «non le ho mai mandate a dire a nessuno e bisogna parlare chiaro». Certe sue battute fulminanti sono ancora celebri, come quando, a Silvio Berlusconi che le diceva che era più intelligente che bella, rispose «non sono una donna a sua disposizione» o come quando, alludendo alle sue convinzioni cattoliche, le chiesero se davvero voleva farsi suora e lei rispose: «Semmai prete, perché i preti hanno più potere». Ora, se le chiedi che cosa sbaglia il Pd, risponde: «Quando parla la destra capisco tutto e, quando parla la sinistra, fatico a capirci qualcosa persino io». Quindi, ti racconta del lavoro che non c’è, né nel Paese né nei programmi e nelle preoccupazioni del partito. E ti racconta della povertà crescente che vede vivendo in provincia e delle decine di telefonate ricevute in campagna elettorale: «Erano persone che si scusavano con me, perché votavano i 5 Stelle e, da persona che ancora pensa e scrive, non posso ignorarle». Il congresso annunciato da Enrico Letta non l’alletta per niente: «Una conta attraverso le autocandidature non può risolvere una crisi così profonda: se non cambiano le regole del congresso, non cambierà nulla». Domenica, poi, è stato pubblicato un appello firmato da lei e venti intellettuali, da Domenico De Masi a Tomaso Montanari: chiedono al Pd una radicale discontinuità per costruire un campo progressista e chiedono al Movimento 5 Stelle di confermare la collocazione a sinistra e abiurare alla tentazione di avere il monopolio di quell’area. «Sono felice che hanno scelto dove stare», chiosa ora Rosy, «dicevano di non essere né di destra né di sinistra, invece, erano e di destra e di sinistra». Rosy Bindi, 71 anni, 23 da deputata, ha militato nell’Azione cattolica, nella Dc, nel Ppi, nella Margherita, nel Pd. Ha avuto una stagione da ministra della Sanità, una da ministra della Famiglia, è stata — pre quote rosa — presidente del Pd ed è uno dei grandi nomi che il Pd si era perso per strada, come per Pier Luigi Bersani, Massimo D’Alema e altri nati a cavallo del 1950 e perciò passibili di rottamazione nell’era geologica in cui Matteo Renzi fu segretario. Lei l’allarme lo lanciava da tempo, già col Pd di Nicola Zingaretti si permise di dire che serviva una fase costituente. Di scioglimenti, ricomposizioni e rinascite se ne intende: Rosy c’era quando la Democrazia cristiana implose e rinacque Partito popolare; c’era, ed era nel comitato promotore, quando finirono Ds e Margherita, dando vita al Pd; c’era quando le forze riformiste si misero insieme, fecero l’Ulivo e andarono al governo; e vuole esserci anche adesso, ora che tutto sembra perduto, ora che tuttavia il Pd si può raccontare — a seconda dell’ottimismo — come la seconda forza del Paese o come il partito debole per eccellenza, ora che, in definitiva, ci starebbe bene una frase che Rosy disse in tutt’altro momento. Questa: «Prima, capiamo cosa sono i democratici, poi capiamo chi sono». Era il 1999, tempi dell’Ulivo, D’Alema segretario, ancora aperta la ferita della caduta del Prodi I per mano di Rifondazione comunista. L’hanno sempre definita pasionaria, pasionaria cattolica e di sinistra. Ora, ha addirittura nella voce lo slancio di una girotondina. Glielo dici e lei: «Il popolo dei girotondini mi ha molto amata». E la voce colorata di impeto, per un attimo, stinge nella nostalgia. Ha in mente di tornare a fare la rivoluzione? Ha in mente di correre per qualcosa o solo di accendere gli animi? Molti se lo chiedono. Lei: «La prego di tranquillizzare tutti: Bindi non vuole niente. Sto bene a Sinalunga, seguo le miei associazioni, incontro i giovani, mi occupo di lotta alla mafia. Ogni tanto, vado nella mia casetta in montagna. E in questi giorni, più del solito, torno a Roma, ma per il clima: fa meno freddo che qui. Non potendo accendere il riscaldamento, non è poco». 3 ottobre 2022 (modifica il 3 ottobre 2022 | 08:21) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-10-03 06:42:00, Rosy Bindi, ritiratasi nel 2018 dal Parlamento: «Quando parla la sinistra, fatico a capirla», Candida Morvillo

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