Rinnovo contratto scuola scaduto da 38 mesi, ma di aumenti non si parla: chi chiede il recupero del 2013 e chi accusa il ministro

I tempi di rinnovo del contratto della scuola si confermano lunghi. Lo ricordano alcune associazioni e sindacati, che se la prendono con l’amministrazione pubblica.
Giorgio Germani, presidente dell’Anquap, l’Associazione Nazionale Quadri delle Pubbliche Amministrazioni, chiede pubblicamente spiegazioni e indica il ministro dell’Istruzione come il primo responsabile di questa situazione di stallo: “Che fine ha fatto – chiede – il rinnovo contrattuale dell’Istruzione e la Ricerca?”.
Il contratto nazionale, continua, “è scaduto da 38 mesi e il nuovo, che sarebbe già scaduto da due, non è ancora in pista. Questo ritardo, ingiustificato e ingiustificabile, è solo colpa del ministro“.
Secondo Germani, l’atto di indirizzo, presentato ai sindacati della scuola qualche settimana fa, sarebbe ancora non giunto a destinazione: “l’Aran non è nelle condizioni di aprire le trattative con i sindacati, perché a oggi, non ha ancora ricevuto l’atto di indirizzo previsto per legge. Tutto questo è inaccettabile, calpesta i diritti di oltre un milione di dipendenti pubblici e dimostra l’inconsistenza e l’inadeguatezza di chi governa e gestisce il dicastero di viale Trastevere. Se il ministro c’è, batta un colpo”.
Qualche giorno fa, il leader della Flc-Cgil, Francesco Sinopoli, alla Tecnica della Scuola aveva detto che “ci dobbiamo avvicinare ai settori pubblici equivalenti. Il Governo abbia il coraggio di riconoscere l’importanza della scuola e di chi ci lavora”.
“In questa stagione contrattuale – ha continuato – , se si guardano i vari comparti e anche al loro interno, ci sono già grandi differenze sugli aumenti. È una responsabilità di questo Governo trovare spazi per incrementi aggiuntivi: io su questo non ho dubbi”.
E se non dovessero arrivare altri soldi? “La trattativa sull’atto di indirizzo deve iniziare, noi abbiamo la nostra piattaforma: il ministro ha detto che cercherà nuove risorse”. Di sicuro, ha concluso Sinopoli, “i 105 euro di aumento non basteranno, ci mobiliteremo: faremo quello che deve fare il sindacato, spingere al massimo”.
Anche l’Anief sostiene che l’Atto di indirizzo non sia stato ancora inviato a chi di dovere. Inoltre, il suo presidente, Marcello Pacifico, sostiene che occorrono più risorse, perché “i prezzi e il costo della vita aumentano, mentre il personale della scuola può contare su un contratto ormai scaduto da più di tre anni”: ad oggi, sono “previsti almeno 107 euro di amento più 2.000 euro di arretrati: rappresentano il minimo che il personale dovrebbe avere subito. Ma tutto questo non basta, abbiamo chiesto al Governo risorse aggiuntive per finanziare anche delle specifiche indennità, che vanno a ristorare il lavoro svolto da più di un milione tra insegnanti, amministrativi ed educatori della scuola italiana”, ha concluso il sindacalista.
Il sindacato chiede quindi di recuperare i 7 punti d’inflazione che comunque rimarrebbero in vita anche con l’aumento del 4.02% del prossimo rinnovo contrattuale che attualmente è appena sopra i 100 euro medi a lavoratore: servirebbero, quindi, altri 200 euro.
Per l’Anief servirebbe introdurre in busta paga, per docenti e Ata, le indennità di sede, incarico e rischio biologico, ma anche il recupero del 2013 ai fini della carriera, quindi per aumenti contrattuali, pensioni e progressioni di carriera. Il sindacato, infine, si batterà per reintrodurre il primo gradino stipendiale sottratto ai neo-assunti e uno ‘scatto’ dopo 35 anni di carriera, a meno che non si crei una finestra per il pensionamento anticipato a 63 anni senza penalizzazione.

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