Riformare il calendario scolastico, Gori ribadisce: Una pausa estiva così lunga si trasforma in un moltiplicatore di disuguaglianze

Il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, sembra aver trovato la panacea per i mali dell’Italia: ridurre i tre mesi di vacanze estive nella scuola italiana. Ma sarà questa la soluzione definitiva ai problemi educativi del paese?

Gori sostiene che riducendo le vacanze estive, le famiglie troveranno più facile gestire i figli. Questa visione della scuola come “parcheggio” per i giovani è tutt’altro che nuova. Già durante la pandemia da Covid-19, la riluttanza a chiudere le scuole evidenziava un approccio utilitaristico, piuttosto che educativo, all’istruzione. Ma questa visione, probabilmente, svilisce la nobiltà del compito docente, riducendolo a un mero strumento di assistenza sociale.

Sul Fatto Quotidiano, la riflessione di Davide Trotta è amara: la classe politica, probabilmente per ragioni elettorali, tende a indulgere nei desideri delle famiglie, mettendo i docenti in una posizione difficile. Allo stesso tempo, gli insegnanti, spesso vittime di episodi di bullismo e contestazioni, pagano il prezzo dell’assenza di leadership politica in ambito scolastico.

L’iniziativa del sindaco trascura una realtà cruciale: gli stipendi bassi e le condizioni lavorative stressanti per gli insegnanti. Studi recenti mostrano che quasi il 50% degli insegnanti sperimenta il burnout. Non è sufficiente focalizzarsi solo sulle vacanze estive quando la categoria è sottopagata e stressata.

La riduzione delle vacanze estive non è la chiave per risolvere le complesse questioni che affliggono la scuola italiana. Prima di etichettare le vacanze come il “peccato originale” del sistema, Gori e la classe politica farebbero bene a considerare soluzioni più olistiche e meno superficiali per migliorare il panorama educativo.