Riforma del voto in condotta, Valditara raccoglie tanti sì. Ma ci sono anche molti che la pensano diversamente

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Gli ultimi giorni sono stati contraddistinti dal frizzante dibattito del voto in condotta, che dal prossimo anno vedrà alcune modifiche legate al bullismo e in generale ai comportamenti violenti degli studenti. Con il Ministro in prima linea a puntare sul rispetto per gli insegnanti e la scuola, il dibattito vede tanti favorevoli. Tuttavia, le posizioni in disaccordo o alternative non mancano.

Innanzitutto il Ministro dell’Istruzione e del Merito insieme ai suoi tecnici ha messo nero su bianco le sue intenzioni in merito ai casi di bullismo a scuola, con alcune modifiche al D.P.R 22 giugno 2009 n.122, relativo alla valutazione degli apprendimenti e del comportamento, e del D.P.R 24 giugno 1998 n. 249, che reca lo Statuto delle studentesse e degli studenti.

“Al fine di ripristinare la cultura del rispetto, di contribuire ad affermare l’autorevolezza dei docenti e di riportare serenità nelle nostre scuole abbiamo deciso di intervenire su tre direttrici”, ha detto Valditara, elencando qui i 3 punti delle modifiche.

Il Ministro ha anche sottolineato che “se fai qualcosa che non va bene non ti lascio a casa a perdere tempo, ma ti riporto sul sentiero dell’impegno dentro e con la scuola”.

Il recente caso all’Istituto di Rovigo, in cui un ragazzo ha sparato pallini di gomma contro un insegnante e il Consiglio di classe, secondo Paola Mastrocola, ha risposto assegnandogli un 9 in condotta, è un esempio di quanto sia necessaria l’autoaffermazione. Mastrocola apprezza l’intervento del Ministro Valditara, ma avrebbe preferito un Consiglio di classe capace di autodifendersi, prendendo provvedimenti autonomamente più decisi e severi.

Per questo motivo, Mastrocola concorda con il ministro Valditara sull’importanza di dare maggior valore al voto di condotta, sostenendo che sia fondamentale promuovere il comportamento corretto in società.

Paolo Crepet, psichiatra e saggista, riflette invece in tal senso: “Nella scuola non esiste più un senso di autorevolezza, non è più un luogo dove ci si forma e si studia, si prende un diploma che apre la vita. Adesso non è più così”.

Se si spara ad un animale si incappa in una multa che arriva a 30mila euro col rischio di andare in carcere, se si spara ad una docente si prende nove in condotta. Che scuola è?”, si chiede.

Secondo Adriano Formoso, psicoterapeuta, invece, un voto basso in condotta è insensato. Secondo Formoso, il fallimento non è degli studenti, ma degli insegnanti che, sopraffatti dall’ansia di concludere il programma entro l’anno, trascurano di instaurare un rapporto di fiducia con i ragazzi.

Formoso propone un approccio diverso: piuttosto che puntare alla punizione, cercare di comprendere i motivi del gesto problematico. L’educazione non dovrebbe limitarsi all’insegnamento delle materie, ma includere anche la crescita emotiva e sociale dei ragazzi. L’insegnante dovrebbe aiutare gli studenti a sviluppare l’empatia, ovvero la capacità di comprendere le emozioni altrui.

Enrico Galiano, scrittore e insegnante, non si trova d’accordo con quanto previsto da Valditara: le soluzioni avanzate – dice Galiano – non colpiscono alla radice del problema, sottolineando l’importanza di investire nell’educazione civica e nell’assistenza psicologica.

Lo scrittore e insegnante critica l’idea di dare maggior peso al voto in condotta, sostenendo che la parola “condotta” risuona di formalità e controllo, piuttosto che di educazione. Invece, suggerisce di concentrarsi sull’educazione civica e sul rispetto reciproco tra studenti e insegnanti.

La politica e le proposte di legge contro il bullismo e la violenza a scuola

Anche la politica si è espressa sul bullismo e violenza nelle scuole, con l’ormai consueto scontro Lega-PD che nei giorni scorsi si è formalizzato anche in questo caso.

Ricordiamo che alla Camera è in corso l’esame di una proposta di legge che mira ad inasprire le pene per chi commette reati a scuola contro il personale scolastico, che dunque ben si lega con la proposta di revisione del voto in condotta.

Irene Manzi, capogruppo in commissione Cultura, sostiene che la soluzione a un problema tanto complesso non dovrebbe basarsi esclusivamente su una logica securitaria. È fondamentale evitare questi fenomeni, non solo sanzionarli, attraverso strategie che garantiscano l’autorevolezza della scuola.

Pronta la risposta della Lega, con il deputato Rossano Sasso che si difende dalle critiche, sottolineando come la proposta di legge preveda anche l’istituzione di un Osservatorio sulla violenza nelle scuole e momenti di sensibilizzazione. Ribadisce il dovere di difendere l’autorevolezza degli insegnanti e di educare i figli al rispetto.

Ricordiamo inoltre che sul tema anche Orizzonte Scuola è stata audita alla Camera, con il nostro direttore Eleonora Fortunato, che ha spiegato, come “la scuola è un ambiente naturale per sperimentare l’approccio riparativo della giustizia. Grazie al suo ruolo educativo, la scuola può diventare uno spazio in cui si pratica l’ascolto, la comprensione delle esperienze altrui e la ricerca di accordi per il futuro. L’adozione del paradigma riparativo consente di trovare risposte che promuovono la riparazione del legame sociale violato, responsabilizzando gli individui e gestendo le conseguenze distruttive del conflitto nell’ambito dell’”Educazione civica e alla convivenza civile””.

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