Referendum, Berlusconi attacca a tutto campo: «Giustizia ancora politicizzata»

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di Paola Di Caro

Le esternazioni al seggio dopo gli arresti di Palermo: «Potevano aspettare due giorni dopo il voto». E sulla guerra: se fossi stato al Colle avrei fermato Putin

In campagna elettorale si era risparmiato. Due uscite pubbliche ufficiali — a Roma e a Napoli per le Convention di Forza Italia — un comizio improvvisato a Treviglio che aveva provocato un terremoto per dichiarazioni fuori dalle righe su Putin, un paio di videomessaggi sui temi del referendum e stop. Il peso di comizi, incontri, visite, interviste se lo sono sobbarcato i vari luogotenenti del partito, nazionali e locali, con Antonio Tajani in prima fila.

Fino a ieri mattina, quando andando a votare al seggio di via Ruffini a Milano, Silvio Berlusconi si è trasformato in un fiume in piena. Senza peli sulla lingua, come sempre ormai gli capita quando parla a braccio. Dalla guerra in Ucraina ai rapporti con Putin, dagli arresti a Palermo al ruolo della magistratura «politicizzata», il Cavaliere è apparso combattivo quanto infastidito. E in continuità con la sua vecchia passione: quella di rompere il silenzio elettorale al seggio, come è accaduto quasi in tutte le elezioni.

Si comincia dalla guerra e Berlusconi fa capire che non si sta gestendo la situazione come aveva fatto lui in passato e come farebbe ancora oggi, se fosse stato eletto al Quirinale: «Voglio dire davvero cosa ho pensato. Se fossi stato presidente della Repubblica, avrei potuto andare e ripetere con Putin quello che ho fatto nel 2008», è l’affondo. E spiega il Cavaliere: «Lo tenni al telefono cinque ore e gli dissi “sappi che se domani mattina invadi la Georgia, divorzi dall’Ue, dalla Nato e dagli Usa”. Alle 10 di mattina arrivò l’ordine da Mosca alla truppa di ritirarsi». Vecchi tempi. Oggi i rapporti sono ben diversi: «Putin non l’ho sentito di recente. Eravamo molto amici, ho fatto due telefonate all’inizio di questa operazione e non ho avuto risposte. Allora dopo questo mi sono astenuto da ulteriori tentativi». E in effetti all’inizio della guerra, Berlusconi ha taciuto a lungo, quasi ferito personalmente.

Però, la convinzione che serva un cambio di marcia resta: «L’evoluzione in Ucraina la giudico pericolosa perché non vedo possibilità immediata di cessazione della guerra. Tra le forze armate ucraine e quelle russe si va avanti con 100 morti al giorno. E sto male». Anche per questo, ma non solo, il Cavaliere difende Salvini sul caso dei biglietti per Mosca: «Polemica inutile e senza senso, come tante cose che fanno addosso a noi che sono senza senso. Tutte queste discussioni attorno a quello che era un viaggio, teso a dare una mano alla pace. L’ambasciata russa era intervenuta perché con l’Aeroflot c’erano delle somme in più da pagare e Salvini quando l’ha saputo ha restituito i soldi. È un caso che non esiste».

Esiste invece un caso giustizia apertissimo in Italia, e Palermo, sostiene, ne è l’ultima prova: «Questi arresti di candidati un giorno o due prima delle elezioni… Potevano anche aspettare due giorni dopo. Questa è sempre la storia della giustizia politicizzata che non è morta». E quindi, il flop dei referendum è una disdetta: «I referendum sono stati boicottati con il voto in un giorno solo (e mai in un giorno solo si è arrivati al 50%), con il silenzio assoluto su molti giornali e sulla tivù di Stato. C’è una volontà precisa di mantenere le cose come stanno e gli italiani che non vanno a votare e se ne stanno a casa sono masochisti: si poteva fare un passo avanti, ma siamo un popolo di masochisti».

Un punto soprattutto lo indigna, che non sarà cambiata la legge Severino: «È una legge che va affossata. Per una cosa risibile mi hanno condannato a sei anni di esclusione dalla vita politica. I servizi sociali mi sono piaciuti perché mi è sempre piaciuto aiutare gli altri, tornavo a casa contento. Mi hanno buttato fuori dalla politica italiana per molti anni». A parziale consolazione, Berlusconi vede un futuro roseo per FI: «Sulle amministrative ho sensazioni buone per quanto ci riguarda». Nonostante non abbia fatto campagna elettorale: «La riprenderò dopo il 12 giugno. Riusciremo a raggiungere il 20% probabilmente».

12 giugno 2022 (modifica il 12 giugno 2022 | 22:02)

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, 2022-06-12 20:11:00, Le esternazioni al seggio dopo gli arresti di Palermo: «Potevano aspettare due giorni dopo il voto». E sulla guerra: se fossi stato al Colle avrei fermato Putin, Paola Di Caro

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