Quanto è cattivo il colesterolo cattivo. E perché saperlo può salvare la vita

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Il colesterolo LDL alto è davvero “cattivo”. Al pari dell’ipertensione, è un killer silenzioso che ogni anno in Italia contribuisce a decine di migliaia di infarti e ictus. Non tutti conoscono davvero questo nemico e i suoi pericoli, quali siano le soglie da non superare, quanto sia necessario sapere se si è o meno ad alto rischio cardiovascolare. Ma c’è una buona notizia: tenere sotto controllo il colesterolo LDL è possibile, cambiando stile di vita o, se necessario, con i farmaci.

Se ne è discusso al «Tempo della Salute», in corso a Milano presso il Museo della Scienza e della Tecnologia, durante un incontro intitolato «Quanto è cattivo il colesterolo cattivo. E perché saperlo può salvare la vita», moderato dalla giornalista del Corriere Salute Elena Meli, con Furio Colivicchi, presidente dell’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (Anmco) e Ciro Indolfi, professore ordinario di Cardiologia, direttore del Centro di Ricerche delle Malattie Cardiovascolari all’Università Magna Graecia.

Più basso è, meglio è

L’osservato speciale è il colesterolo “cattivo”, cioè LDL. Dice Ciro Indolfi, professore ordinario di Cardiologia, direttore del Centro di Ricerche delle Malattie Cardiovascolari all’Università Magna Graecia: «Il paziente che ha avuto un infarto, poi diventa più consapevole e attento anche al colesterolo alto, il problema è invece la persona che sta bene, perché il colesterolo non si associa a sintomi, quindi per molti anni un soggetto può avere livelli molto alti di colesterolo LDL senza saperlo , e questo può provocare un infarto. Oggi noi sappiamo che l’evento che causa l’infarto è il colesterolo LDL alto. E sappiamo anche che più basso è, meglio è: lo dicono le recenti Linee guida delle Società scientifiche europee».

Il numero “magico”

Ma quali sono i valori normali? Il numero magico non esiste. Risponde Ciro Indolfi: «Una persona normale senza problemi di salute deve tenere il colesterolo LDL al di sotto di 116, mentre una persona che ha avuto un infarto oppure ha una stenosi coronarica o carotidea diagnosticata, quindi un rischio più alto di infarto, deve tenere il colesterolo LDL al di sotto di 55. Ancora: se un paziente ha due eventi nell’arco di due anni è ad altissimo rischio, quindi la soglia ottimale del colesterolo “cattivo” deve essere al di sotto di 40. Fino a pochi anni fa non riuscivamo a controllare il colesterolo cattivo – sottolinea il cardiologo – . La buona notizia è che oggi abbiamo le armi terapeutiche per combatterlo. Per molti anni abbiamo utilizzato le statine, farmaci efficaci assunti da gran parte della popolazione, che ci hanno consentito di ridurre il colesterolo cattivo. Oggi abbiamo a disposizione anche farmaci innovativi, cioè anticorpi monoclonali, che possiamo prescrivere a carico del Servizio sanitario nazionale anche a soggetti che hanno il colesterolo LDL maggiore di 70».

Armi

«Nella seconda decade di questo secolo abbiamo compreso che il colesterolo cattivo, che è l’espressione della concentrazione nel sangue delle lipoproteine a bassa densità, non era semplicemente un fattore di rischio ma l’elemento causale della malattia – sottolinea Furio Colivicchi, presidente dell’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (Anmco) – . Nel 2017 le società scientifiche di tutto il mondo hanno espresso una posizione chiara. Abbiamo compreso che più bassi erano i livelli di colesterolo cattivo, più alta era la probabilità che i nostri pazienti, già colpiti da infarto, sopravvivessero. Avendo capito il meccanismo di sviluppo della malattia, l’affrontiamo in maniera più incisiva, anche perché le armi terapeutiche sono cambiate». Ma, se il colesterolo cattivo è asintomatico, come si può impedire che avanzi indisturbato per anni? Intanto, per misurarlo, basta un semplice esame del sangue.

Attenzione a diabete, pressione alta, fumo

«116 è il livello minimo che dovrebbero avere tutte le persone che non hanno avuto malattie cardiovascolari – precisa Colivicchi – . Ma se il paziente ha la pressione alta, il diabete – anche se controllato -, fuma, gli interventi devono essere su tutti questi elementi ed anche sul colesterolo, che deve essere ancora più basso, sotto 100. Ovviamente l’intervento deve essere personalizzato. correggere la pressione se è alta, togliere le sigarette se si fuma, fare esercizio fisico perché aiuta sempre a mantenere un buono stato di salute, infine dobbiamo aggredire il colesterolo e, se necessario, fare la terapia continuandola nel tempo, per prevenire l’infarto.

Le persone con più di 45 anni dovrebbero sapere qual è il proprio rischio cardiovascolare – prosegue il cardiologo – . Qualsiasi cittadino può calcolarlo in autonomia consultandosi poi col proprio medico curante: sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità si trova la Carta del rischio cardiovascolare nella sezione “progetto Cuore”».

11 novembre 2022 (modifica il 11 novembre 2022 | 17:05)

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, 2022-11-11 17:54:00, Un killer silenzioso che ogni anno in Italia contribuisce a decine di migliaia di infarti e ictus. Ma tenerlo sotto controllo è possibile. Qual è la soglia ideale? I consigli degli esperti intervenuti al Tempo della Salute, Maria Giovanna Faiella

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