Putin usa il gas come arma  e l’Europa fa solo retorica

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Caro direttore,

nelle ultime settimane le scelte della Bce, guidata dalla francese Christine Lagarde, non mi pare proprio che siano state quelle giuste, accompagnate dai tonfi delle borse. Ma vedo che avanzare critiche su questo comportamento, a livello di semplici lettori, è quasi un tabù. Fatto è che a trovarsi in difficoltà saranno proprio i giovani con il loro futuro sempre più difficile. Lo stesso dicasi dei continui rinvii dell’Ue, vedi tetto del prezzo del gas, ma tutto sembra giustificato con il rinvio ad ottobre dell’appello del nostro premier Mario Draghi. Poi magari abbiamo la solita Olanda che per conto della Germania chiederà un nuovo rinvio. Non sarebbe ora che questa Europa si facesse carico dei problemi e li affrontasse per arrivare alla soluzione?

Giovanni Attinà

Caro signor Attinà,

Sono rimasto anche io sorpreso dal modo in cui la presidente della Bce ha affrontato la questione dell’aumento dei tassi d’interesse e del programma di acquisto dei titoli di Stato da parte della Bce. Purtroppo non è la prima volta che comunicazioni confuse determinano turbolenze e impennate degli spread dei nostri titoli. Un banchiere centrale dovrebbe sapere (e lo sapeva bene Mario Draghi quando pronunciò il suo famoso «whatever it takes») che ogni frase, ogni parola ha conseguenze dirette sui mercati e sui debiti sovrani. Lagarde ha dovuto rapidamente correggere il tiro, resta però l’interrogativo sul perché abbia fatto quella mossa. Credo che dipenda da una diffidenza di fondo che circola in molti Paesi dell’Unione, e di riflesso in molti dei componenti del board della Bce, nei confronti degli Stati dell’area mediterranea e delle politiche monetarie di sostegno a tutta l’area dell’euro. Un po’ come dire: hanno debiti alti, si arrangino. È una posizione miope perché produce effetti negativi per tutta l’Europa e perché dalle emergenze determinate dalla pandemia e dalla guerra si esce soltanto tutti insieme. Purtroppo le risposte dell’ultimo Consiglio europeo sono, da questo punto di vista, molto deludenti. Abbiamo giustamente sbandierato due principi: non si può dipendere più dal gas russo e bisogna proteggere i cittadini e le imprese europee dall’impatto di un prezzo dell’energia stratosferico. Prezzo che viene usato dalla Russia come uno dei principali strumenti di battaglia. E allora dove sono le politiche comuni per le forniture e gli stoccaggi? E perché si rinvia in continuazione la misura sul tetto al prezzo del gas? Ci sembra che la risposta al momento sia questa: ognuno faccia per sé, a costo di dare un vantaggio enorme a Putin. La prospettiva di un’Europa forte e unita diventa così solo retorica e illusione.

, 2022-06-26 23:35:00,

Caro direttore,

nelle ultime settimane le scelte della Bce, guidata dalla francese Christine Lagarde, non mi pare proprio che siano state quelle giuste, accompagnate dai tonfi delle borse. Ma vedo che avanzare critiche su questo comportamento, a livello di semplici lettori, è quasi un tabù. Fatto è che a trovarsi in difficoltà saranno proprio i giovani con il loro futuro sempre più difficile. Lo stesso dicasi dei continui rinvii dell’Ue, vedi tetto del prezzo del gas, ma tutto sembra giustificato con il rinvio ad ottobre dell’appello del nostro premier Mario Draghi. Poi magari abbiamo la solita Olanda che per conto della Germania chiederà un nuovo rinvio. Non sarebbe ora che questa Europa si facesse carico dei problemi e li affrontasse per arrivare alla soluzione?

Giovanni Attinà

Caro signor Attinà,

Sono rimasto anche io sorpreso dal modo in cui la presidente della Bce ha affrontato la questione dell’aumento dei tassi d’interesse e del programma di acquisto dei titoli di Stato da parte della Bce. Purtroppo non è la prima volta che comunicazioni confuse determinano turbolenze e impennate degli spread dei nostri titoli. Un banchiere centrale dovrebbe sapere (e lo sapeva bene Mario Draghi quando pronunciò il suo famoso «whatever it takes») che ogni frase, ogni parola ha conseguenze dirette sui mercati e sui debiti sovrani. Lagarde ha dovuto rapidamente correggere il tiro, resta però l’interrogativo sul perché abbia fatto quella mossa. Credo che dipenda da una diffidenza di fondo che circola in molti Paesi dell’Unione, e di riflesso in molti dei componenti del board della Bce, nei confronti degli Stati dell’area mediterranea e delle politiche monetarie di sostegno a tutta l’area dell’euro. Un po’ come dire: hanno debiti alti, si arrangino. È una posizione miope perché produce effetti negativi per tutta l’Europa e perché dalle emergenze determinate dalla pandemia e dalla guerra si esce soltanto tutti insieme. Purtroppo le risposte dell’ultimo Consiglio europeo sono, da questo punto di vista, molto deludenti. Abbiamo giustamente sbandierato due principi: non si può dipendere più dal gas russo e bisogna proteggere i cittadini e le imprese europee dall’impatto di un prezzo dell’energia stratosferico. Prezzo che viene usato dalla Russia come uno dei principali strumenti di battaglia. E allora dove sono le politiche comuni per le forniture e gli stoccaggi? E perché si rinvia in continuazione la misura sul tetto al prezzo del gas? Ci sembra che la risposta al momento sia questa: ognuno faccia per sé, a costo di dare un vantaggio enorme a Putin. La prospettiva di un’Europa forte e unita diventa così solo retorica e illusione.

, Luciano Fontana

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