Il ritorno del primario Maffulli: Le flessioni? Volevo fare gruppo. Non le chiederò più

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di Andrea Pasqualetto

Il luminare dell’ortopedia reintegrato alla guida della Scuola di specializzazione di Salerno: era stato sospeso dopo la denuncia di alcuni studenti. Il Tribunale ha archiviato il caso: non reato

Forse pochi se ne sono accorti ma dopo la vicenda delle flessioni io ho continuato a lavorare a testa bassa e ho raggiunto il secondo posto nel ranking mondiale degli ortopedici, due anni fa ero al quinto.
il giorno del riscatto per il professor Nicola Maffulli. Il Tribunale di Salerno ha archiviato tutto e l’Universit l’ha reintegrato nel ruolo di coordinatore della Scuola di Specializzazione in Ortopedia e traumatologia, dalla quale era stato sospeso quando esplose il caso, nell’aprile dello scorso anno. I fatti non configurano reati, scrivono i magistrati. Cio, quei piegamenti sulle braccia ai quali sottoponeva i giovani dottori ritardatari sono stati considerati inopportuni ma non cos vessatori da prevedere processi e punizioni per Maffulli, primario e professore di Ortopedia a a Salerno e presidente europeo dei medici dello sport. Una vita divisa fra la Campania e l’Inghilterra, Londra, dove ha una cattedra onoraria alla Queen Mary University ed conosciuto anche per curato campioni come David Trezeguet e Thierry Henry e per essere un punto di riferimento per i calciatori della Premier League.
E cos, dopo la bufera di un anno fa, rieccolo in sella pronto a spiegare per la prima volta le sue ragioni.

Professore, il procedimento sar stato anche archiviato ma le flessioni venivano fatte.
Per non le ho mai imposte. Si trattava di un modo per rendere coeso il gruppo e al tempo stesso far capire l’importanza della puntualit in un ospedale. La regola era una flessione per ogni minuto di ritardo e la colazione da pagare. Questo valeva per tutti, me compreso. Per dirle: una volta sono rimasto in panne con la macchina e sono arrivato con 72 minuti di ritardo. Ne ho fatte 72 senza fiatare. La cosa era comunque vissuta come un evento goliardico.

Non proprio da tutti, c’ chi ha denunciato un clima da caserma: ore 6.30, giacca e cravatta, punizioni. Non un po’ troppo?
Francamente non credo di aver vessato i miei specializzandi. Certo, c’ stata questa persona che non ha gradito e ha girato di nascosto il video finendo per decontestualizzare la cosa e falsare la realt. Quanto agli orari, venivano a lavorare presto ma mica poi rimanevano pi del dovuto.

Quindi ora si riprende con le flessioni?
Questo no, visto che la pratica stata stigmatizzata non si fa pi.

Le dispiace?
Nella vita si fa tesoro della propria esperienza. In ogni caso vorrei dire che in un ospedale i medici hanno il dovere della puntualit per il rispetto del paziente.

Da dove le arriva questa disciplina cos ferrea?
Vengo da una famiglia di medici. Mio padre ci teneva molto ad arrivare in orario. Mi sono poi formato nel mondo anglosassone, dove c’ un maggior rigore.

Questa vicenda l’ha danneggiata?
Non ho potuto pi coordinare la Scuola e questo mi mancato ma ho comunque continuato come primario, ho operato, insegnato, fatto ricerca. Abbiamo pubblicato un gran numero di lavori di rilievo che mi hanno consentito di scalare la graduatoria internazionale degli ortopedici fino al secondo posto, ranking di Stanford. Davanti a me c’ ora solo il mitico Bill Harris, americano, inarrivabile. Ma loro hanno strutture che noi ci sogniamo.

Lavora molto?
Ho un approccio alla vita da artista marziale: se si fa una cosa la si fa al meglio. In Gran Bretagna lavoravo 108 ore a settimana.

Sposato?
Santa donna, ho pure un figlio.

Che studente era?
Laurea in cinque anni e una sessione, 110 e lode. Liceo 60/60, finito a 18 anni.

Un secchione.
Pretendo il massimo da me stesso.

Oltre alle flessioni ha bandito anche la pena del caff?
Questo lo vedremo. Se per io dovessi arrivare in ritardo pagherei anche il cornetto. Cos capiscono. Mi scusi ma ora mi chiamano, bye.

13 febbraio 2023 (modifica il 13 febbraio 2023 | 22:41)

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