Il primo anno di cura Manfredi e la variante F2

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zona franca Mezzogiorno, 9 ottobre 2022 – 09:13 C’è una pattuglia di plenipotenziari del sindaco in giro per Napoli a spararle grosse per dare un qualche senso almeno immaginario alla promessa manfrediana di una città europea di Eduardo Cicelyn Un venticello polemico inizia a lambire la poltrona altolocata dell’uomo retto(re) insediato a palazzo San Giacomo. Nel tempo incerto del postCovid colpi di tosse e starnuti di intellettuali, artisti e imprenditori cittadini, seppure dietro mascherine di comodo, sono sintomi politici pericolosi. Il nuovo vaccino Pnrr, dopo il risanamento del bilancio comunale pattuito a Roma, ha promesso un futuro di salute da dispensare a tutti e a piene mani. Eppure, a essere onesti, nulla ancora si percepisce, anzi il vecchio andazzo del ciascuno fa quello che vuole nella confusione generale sta confermando il mood turistico un po’ straccione in cui anche la nuova giunta togata trova comodo governare la città. Della lotta alla malamovida nessuno ha più memoria e, come se certi abusi fossero necessari e mai sufficienti, dei bar e delle trattorie che crescono come gramigna ostruendo ogni passaggio pedonale nel centro storico e nei quartieri spagnoli, la polizia municipale neanche se ne accorge. Il primo anno di cura professorale non ha guarito Napoli dal morbo arancione, anzi l’elezione manfrediana pare stia diffondendo una mutazione non si sa quanto grave del vecchio virus populista. Alcuni studi epidemiologici sostengono che la variante F2 (la Federico II) circoli indisturbata, veicolata da discorsi forbiti e programmi di grande respiro per poi infiltrarsi nella realtà più modesta, replicando malanni già conosciuti. La situazione è peggiore del previsto perché si supponeva che il Pfizer elettorale, distribuito alla schiacciante maggioranza dei votanti in campo largo, avrebbe sgominato la malattia o almeno l’avrebbe resa inoffensiva. Invece eccoci di nuovo senza farmaci sperimentati alle prese con il brutto sintomo che sin dal primo giorno l’ha caratterizzata: la scomparsa del gusto. L’insensibilità sempre più diffusa ai modi e ai sapori originali della cultura metropolitana pare stia provocando una specie di analfabetismo estetico di ritorno che contamina decisioni istituzionali magari superflue, tuttavia cariche di valore simbolico. La nomina di un canzonettaro pop di discusso talento ad ambasciatore mondiale della musica napoletana sta conducendo oltre la soglia d’allarme gli indicatori di diffusione della variante F2. Roba da terapia intensiva. Si celebra l’Apple Academy con una grande manifestazione e un vettore ancora non identificato conduce l’ignaro megamanager di Cupertino nella tana di Jago, provocando uno sbalzo della temperatura comunicativa che ha messo a repentaglio la reputazione della città, di nuovo priva di anticorpi nei confronti dell’equivoco artistico. Fortunatamente non c’è stato il temuto cluster mediatico e tutto si è risolto nel tweet con il quale Cook, che fesso non è, si è immunizzato dichiarando il suo interesse per un artista «capace di guardare ai grandi modelli del passato usando le tecnologie moderne». Come dire, non mi lascio contagiare dalla storia dello scultore che sta lì a scalpellare con antica sapienza; perché magari — aggiungiamo noi — certe opere andrebbero giudicate per le forme che creano e non per la malcelata astuzia di presentarsi come manufatti di esoterica perizia. Intanto, mentre Manfredi si prepara ad officiare la terapia collettiva della cittadinanza onoraria al beniamino calcistico che se n’è andato a fare cose turche, la squadra del Napoli si è messa a fare cose da pazzi in campionato e in Europa. La vecchia sindrome del tifo intercettata dal tampone retorico di Palazzo San Giacomo è già sfuggita al controllo, lasciando il Belgio verso Georgia e Corea. Si spera che nel tempo medio lungo ci si potrà adattare al nuovo Covid cittadino, depotenziato dalle chiacchiere accademiche, come a una dozzinale influenza con sintomi febbrili acuti e brevi. Tipo l’annuncio in pompa magna da parte del consulente di turno di una fondazione che governerà tutte le attività artistiche comunali, quando nessuno è in grado di dire con quali risorse e con quali professionalità. O di una città, forse di un condominio o di un appartamento della musica, senza che qualcuno competente spieghi come, dove e quando. C’è una pattuglia di plenipotenziari del sindaco in giro per Napoli a spararle grosse per dare un qualche senso almeno immaginario alla promessa manfrediana di una città europea. Brave persone. Non sono né la malattia, né la cura. D’altronde per il problema della variante F2 le famiglie napoletane si sono attrezzate senza aspettare consigli dall’alto. Da tempo i nostri ragazzi se ne vanno a studiare in altre università, i più fortunati all’estero. Le nuove generazioni, allevate in quarantena dalla Federico II, saranno immuni dall’influenza locale. Magari un giorno torneranno e formeranno una nuova classe dirigente sana, veramente europea. 9 ottobre 2022 | 09:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-10-09 07:14:00, C’è una pattuglia di plenipotenziari del sindaco in giro per Napoli a spararle grosse per dare un qualche senso almeno immaginario alla promessa manfrediana di una città europea,

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