Perché gli studenti PLUSDOTATI studiano poco? Il problema del sottorendimento. Ne parliamo con la Dottoressa Lara Milan

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La plusdotazione è un argomento che merita approfondimenti, in particolare in questo articolo tratteremo il tema del sottorendimento scolastico. Ne abbiamo parlato con la Dottoressa Lara Milan, fondatrice di SEM Italy, dottore di ricerca in psicologia, neuroscienze e statistica medica, specialist in gifted and talented education, che ha curato per Erickson il libro “Lo sviluppo del talento e dell’alto potenziale”.

Dottoressa Milan, nella scorsa intervista abbiamo parlato dei ragazzi plusdotati cercando di delineare i tratti caratteristici e le principali azioni da adottare per supportarli durante il loro percorso. Ci sono aspetti che avevamo accennato e che meritano un approfondimento come il n sottorendimento e l’abbandono scolastico. Ci spiega in particolare cos’è il sottorendimento scolastico e cosa porta i ragazzi ad alto potenziale a questi estremi?

Il sottorendimento scolastico in realtà non è una diagnosi, non è il problema principale, è il sintomo, il segnale di un malessere che si traduce in sottorendimento scolastico. Secondo alcuni studi scientifici e di ricerca poco meno del 50% degli studenti sperimenta il sottorendimento scolastico fin dai primi anni di scolarizzazione e questo perché gli studenti gifted spesso e volentieri non sono sufficientemente stimolati in classe. Accade a maggior ragione nel contesto italiano, dove i docenti non sono formati in gifted and talent education e quindi non hanno conseguito una formazione professionale per rispondere ai bisogni educativi speciali di questi studenti che spesso, appunto, sperimentano la noia e una disaffezione che nel tempo può scivolare nell’abbandono scolastico. Questo avviene principalmente perché in classe il ritmo di apprendimento è tarato in base ad un’età cronologica piuttosto che ad un potenziale e quindi gli studenti gifted, che hanno un ritmo di apprendimento molto più accelerato rispetto agli studenti normodotati, si trovano a progredire attraverso il curricolo con il freno a mano tirato. Provano un senso di insoddisfazione tale per cui tendono a non mettersi in gioco non essendo sufficientemente stimolati, non imparano nemmeno ad introiettare un metodo di studio e quindi questa facilità con cui comunque loro raggiungono un buon, se non addirittura ottimo, rendimento scolastico non li allena alla fatica. Ecco che questa facilità di apprendimento si rileva essere una lama a doppio taglio, perché una volta che imparano a non esercitare l’impegno e la determinazione nel perseguire obiettivi e compiti di apprendimento, ritengono la scuola in qualche modo non sufficientemente interessante e quando arrivano alla scuola secondaria di secondo grado, dove invece si confrontano magari con una mole di lavoro superiore, non sono attrezzati a farci fronte perché non hanno nemmeno imparato una gestione del tempo, una gestione delle risorse e quindi, purtroppo, spesso nella prima o seconda classe della scuola secondaria di secondo grado assistiamo anche all’abbandono scolastico.

Come possiamo prevenire il sottorendimento e, nel caso questo evento sia già manifesto, è possibile riconvertire questo processo ed evitare l’abbandono scolastico?

Sicuramente quando non siamo in grado di riconoscere i segnali, seppur evidenti per uno specialist in gifted and talent education, e non siamo pronti a prendere delle misure di correzione, potremmo dover affrontare una fatica enorme che è quella di riconvertire un processo che non sempre è riconducibile a miti consigli. Quindi sicuramente il primo passo da fare è quello di imparare a riconoscere quali sono i campanelli di allarme. Certo che quando il sottorendimento diventa cronico, tale per cui si arriva all’abbandono scolastico, gli strumenti a disposizione sono veramente pochi. La letteratura scientifica ha dimostrato che il modello di arricchimento scolastico, in particolar modo di Renzulli e Reis, è in grado di riconvertire questo processo di disaffezione se viene utilizzato come elemento chiave per tenere agganciati questi studenti alla scuola, in particolare è importante la capacità di progettare attività di apprendimento che siano focalizzate sugli interessi individuali dello studente. Ecco che consentendo allo studente di approfondire un interesse personale, un hobby, una passione, riusciamo in qualche modo a riportarlo in classe, a stimolare di nuovo la sua motivazione e a renderlo consapevole che il suo impegno è premiante. Quello che urge sottolineare è che generalmente noi riteniamo il sottorendimento scolastico come una accettabile mancanza di impegno di questi studenti che comunque, tutto sommato, fino alla scuola secondaria di primo grado sono assolutamente in grado di conseguire un ottimo rendimento con il minimo sforzo. In realtà ci sono degli studi longitudinali che hanno chiaramente dimostrato come la mancanza di impegno, il sottorendimento, non solo ipotechi i loro successi scolastici, ma la realizzazione di vita. In particolar modo uno di questi studi ha dimostrato che studenti con un quoziente intellettivo elevato, quindi gifted, ma con un rendimento mediocre, nella vita hanno raggiunto gli stessi obiettivi di carriera e di realizzazione personale che hanno perseguito studenti normodotati con rendimento mediocre. Questo vuol dire che non solo abbiamo ipotecato la loro piena realizzazione accademica, ma abbiamo anche ipotecato la loro visione di sé nella società, nella vita lavorativa, e questo è uno spreco di talento che non solo incide a livello individuale, quindi in qualche modo non permettendo una piena realizzazione delle proprie potenzialità individuali, ma ipoteca anche il loro apporto nella società. Ecco che abbiamo una doppia perdita.

Un altro aspetto importante, come evidenziato dai lavori di Renzulli e Gagnè, è quello di aiutare gli studenti a comprendere la loro giftedness. Ci aiuta a capire come?

Sicuramente tutti gli adulti che interagiscono con il bambino o il ragazzo plusdotato hanno un ruolo determinante nel veicolare una concezione, una visione di questa plusdotazione. Ci sono degli importanti studi che dimostrano come sia lo psicologo che redige questa valutazione che i docenti che in qualche modo accolgono i loro bisogni educativi speciali, ma anche i genitori stessi, possono in qualche modo viziare la loro concezione, la loro visione della propria unicità dando alla giftedness un valore statico, cioè quella che noi chiamiamo fixed mindset, che in qualche modo introietta un concetto di dotazione cognitiva entitaria, per cui la giftedness è vista come una dotazione che di per sé è sufficiente per raggiungere obiettivi importanti di realizzazione personale. In realtà questa visione statica ipoteca, ancora una volta, una vera messa in gioco dello studente. Invece si è visto come aderendo ad una growth mindset, cioè ad una visione dinamica del potenziale, si può introiettare nello studente l’importante concetto della fatica, dell’impegno che comunque, in base alle proprie potenzialità, è necessario per realizzare a pieno il proprio potenziale. Anche qui ci sono degli studi longitudinali che hanno dimostrato come gli studenti che hanno una fixed mindset sono più soggetti al sottorendimento scolastico. A questo punto però dovremmo spiegare come si misura il sottorendimento scolastico. Esso è in realtà una discrepanza tra un potenziale e un rendimento, cioè tra un’abilità e una performance, in altre parole potremmo definire il gifted underachiever come una discrepanza tra il risultato atteso e il risultato effettivo. Ma come li misuriamo? In America esistono strumenti come gli achievment test, ma laddove non è possibile utilizzare questi strumenti, per misurare il rendimento atteso potremmo in qualche modo utilizzare le valutazioni del potenziale cognitivo, mentre come rendimento effettivo potremmo utilizzare ad esempio i voti dei docenti. Quando questa discrepanza è significativa, cioè quando si manifesta una sequenza di pattern di rendimenti bassi per cui questo fenomeno diventa cronico, allora possiamo parlare di sottorendimento, non possiamo certo allarmarci di fronte ad un singolo voto negativo. Un altro criterio fondamentale per parlare di sottorendimento scolastico nei gifted è quello di escludere la presenza di una difficoltà di apprendimento, cioè non dobbiamo trovarci in una condizione di comorbidità non evidenziata. Quando abbiamo questi chiari parametri possiamo parlare e possiamo giustamente attenzionare il problema del sottorendimento scolastico con una certa oggettività.

Concludendo e facendo una sintesi di quello che ci siamo detti, ci dice come si costruisce un ambiente di apprendimento inclusivo che aiuti a rafforzare la motivazione in tutti gli studenti, siano essi plusdotati che non?

Sicuramente il modello di arricchimento scolastico, che è riconosciuto come uno dei modelli, appunto, per prevenire il sottorendimento, è un valido strumento di intervento precoce, perché, come abbiamo detto in precedenza, alle volte l’intervento potrebbe essere tardivo e quindi potremmo comunque perdere questi studenti. La visione di giftedness dei tre anelli di Renzulli, o comunque la visione di giftedness ad esempio di Gagnè, ci portano ad aderire a questa dimensione di sviluppo del talento e del potenziale che dovrebbe essere esteso al gruppo classe e non solo necessariamente agli studenti gifted che in questo caso sono maggiormente a rischio di sottorendimento scolastico. Creare degli ambienti di apprendimento che stimolino questi studenti e che in qualche modo permetta loro di coltivare passioni, attitudini, interessi, anche non necessariamente contemplati dal curricolo, è la chiave di volta non solo per prevenire ma eventualmente riconvertire il processo di sottorendimento scolastico. Un altro utile e straordinario strumento che abbiamo a disposizione, sempre all’interno del modello di arricchimento scolastico e che è conosciuto come lo strumento che viene maggiormente utilizzato proprio per stimolare gli studenti gifted e riconvertire il processo di sottorendimento, è il compattatore, cioè la capacità di compattare il curricolo scolastico, che per loro di solito è poco interessante, lento o già noto, per invece accelerare o arricchire il percorso scolastico di questi studenti creando, appunto, delle opportunità che meglio si adattino ai loro bisogni educativi speciali, ma anche alle loro modalità di apprendimento, ai loro stili cognitivi, alle loro attitudini e ai loro interessi.

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