Perché c’è la crisi di governo? Tutte le ragioni dello scontro Conte-Draghi

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di Cesare ZapperiIl mancato voto di fiducia al Senato è solo l’ultimo motivo di frizione di un rapporto che non è mai stato sereno fin dall’inizio Ma perché si è arrivati a questo punto? Quali sono i motivi che hanno logorato i rapporti tra M5S e Draghi? Le ragioni sono diverse e sono andate via via sommandosi nel tempo. Ma partiamo dalle ultime, quelle che possono essere considerate le gocce che fanno traboccare il vaso: il decreto Aiuti e il documento in 9 punti sugli interventi per famiglie e lavoratori. Il decreto Aiuti al Movimento 5 Stelle non piace, e per questo non lo ha votato alla Camera dove invece ha detto sì alla fiducia (al Senato il voto è unico, ecco perché i senatori pentastellati usciranno dall’Aula), perché contiene una norma che concede poteri straordinari al sindaco di Roma in tema di rifiuti. In particolare, è prevista la possibilità di realizzare con corsia preferenziale un termovalorizzatore. Una soluzione che il M5S considera superata e contraria alla propria visione. E dopo aver accettato di veder abbattuti i propri capisaldi (no Tav, no Tap, ecc), il Movimento non transige su questa che è diventata così una questione di principio. L’altro terreno di confronto-scontro con Draghi di questi giorni riguarda la «questione sociale». Conte ha consegnato un documento in nove punti al premier. Ci sono richieste di vario tipo: dalla difesa del reddito di cittadinanza al salario minimo, da un intervento straordinario per le famiglie al Superbonus. Draghi dopo l’incontro con i sindacati di lunedì ha detto che molti di quei punti sono condivisibili e che sono previsti interventi a sostegno. Ma Conte ieri ha frenato: «devo registrare la disponibilità del presidente a venirci incontro su tutti i punti, però è evidente non bastano dichiarazioni di intenti. Occorrono concrete azioni perché i cittadini possano sentire nelle loro tasche gli effetti di queste misure». Ma questi sono solo gli ultimi argomenti di frizione. Solo quindici giorni fa si è registrata la polemica, sollevata dalle rivelazioni del sociologo Domenico De Masi, sulle presunte pressioni che Draghi avrebbe esercitato su Beppe Grillo per far esautorare Conte dal Movimento 5 Stelle. In quel caso c’è stato un principio di chiarimento (una telefonata) a cui però non è seguito un confronto vero e proprio. E poi c’è stata la scissione guidata da Luigi Di Maio. Anche qui dentro il Movimento 5 Stelle c’è chi vi ha visto la longa manus del premier. Sospetti e illazioni che hanno surriscaldato il clima e certo non hanno favorito il dialogo tra Conte e Draghi. Un dialogo che non è mai stato sereno fin dall’inizio. Il presidente del M5S non ha mai elaborato il lutto della fine del suo secondo governo. Anche se non dichiarata apertamente, c’è sempre stata diffidenza nei confronti del nuovo premier. Il rapporto umano non è mai decollato. Se ne è avuta una riprova anche nel gennaio scorso quando si è trattato di votare per il Quirinale. Draghi aveva fatto capire di gradire il trasferimento da Palazzo Chigi al Colle, Conte ha fatto tutto il possibile per ostacolare questa eventualità. A suo avviso il premier avrebbe dovuto rimanere, come è successo, alla guida del governo. Ma c’è, anche all’interno dello stesso M5S, chi vi ha visto una sorta di «vendetta» personale (anche Di Maio era per la salita al Quirinale di Draghi, e questo ha pesato). 14 luglio 2022 (modifica il 14 luglio 2022 | 09:47) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-07-14 07:48:00, Il mancato voto di fiducia al Senato è solo l’ultimo motivo di frizione di un rapporto che non è mai stato sereno fin dall’inizio, Cesare Zapperi

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