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Pamuk: «È il Medioevo, la volontà del popolo ucraino non sarà rispettata»

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di Monica Ricci Sargentini

Dalla sua casa di Istanbul lo scrittore turco premio Nobel si esprime sulla guerra: «Non c’è democrazia se si parla di “dominio”. Una Terza guerra mondiale? Se sarà evitata è perché vale ancora la mappa della Guerra Fredda»

«Se non ci sarà una Terza guerra mondiale è perché la mappa della Guerra Fredda è ancora valida, il che significa che la volontà del popolo ucraino non sarà rispettata». È lucido e addolorato Orhan Pamuk. Davanti a lui scorrono di continuo le immagini di morte trasmesse dalla tv: «È una guerra medievale. Non ci dormo la notte» dice in collegamento video dalla sua casa ad Istanbul.


E in questa intervista esclusiva con il Corriere della Sera
lo scrittore turco, premio Nobel per la Letteratura, sente il dovere di dare il suo contributo di intellettuale in tempo di guerra. E lancia l’allarme sugli effetti della polarizzazione: «Se questa Guerra Fredda continua, la libertà di parola morirà da entrambe le parti. In Occidente molta gente non leggerà più Dostoevskij, in Russia non verrà letto Hemingway»

Arriveremo al conflitto mondiale?


«A volte lo penso veramente e non ci dormo la notte ma in altri momenti no e il motivo è che sia Putin che Biden rispettano la mappa della Guerra Fredda. Il dominio russo in Europa è riconosciuto dagli Stati Uniti ed è per questo che non sarà mai decisa una No-fly zone sull’Ucraina, d’altra parte la Russia ha dimostrato in molte occasioni di riconoscere il dominio degli Stati Uniti in Medio Oriente. Quindi, quando dico che non ci sarà una terza guerra mondiale è perché la mappa della guerra fredda è ancora valida, il che significa che la volontà del popolo ucraino non viene e non verrà rispettata. Gli ucraini hanno scelto moltissime volte nelle loro elezioni di far parte della democrazia occidentale e della società liberale, ma questo non viene permesso perché le grandi potenze non vogliono eliminare la vecchia mappa. Tuttavia bisogna ricordare che quel vecchio equilibrio è ormai rotto: la Polonia è entrata a far parte della Nato così come Estonia, Lettonia e Lituania. Eppure il volere degli ucraini sarà ignorato».

Lei crede che la Ue, la Nato e gli Stati Uniti stiano facendo abbastanza per difendere l’Ucraina?


«Tutte le sere quando guardo la tv e navigo su twitter mi piange il cuore per il popolo ucraino: quanta sofferenza c’è, quanto è crudele, com’è medievale. La guerra di Putin è una guerra medievale dobbiamo ricordare cosa scrive Umberto Eco sul ritorno del Medioevo. Purtroppo quello che aveva previsto sta accadendo. Concetti come “dominio” o “sfere di influenza” sono argomenti medievali in cui non c’è democrazia e la libera scelta del popolo non è rispettata. Non solo il volere degli ucraini viene ignorato, ma i cittadini vengono crudelmente bombardati e uccisi».

Lei dice che il Medioevo sta tornando. Altri pensano più al XX secolo che è stato caratterizzato da conflitti tra grandi potenze.


«È vero, in questi giorni ho pensato spesso a Monaco nel 1938, quando la Gran Bretagna cedette gran parte della Cecoslovacchia alla Germania di Hitler nella speranza di assicurare così la pace. Questa storia è narrata nel secondo volume del romanzo di Jean Paul Sartre Le strade della libertà. A dire il vero Obama ha commesso esattamente lo stesso errore guardando dall’altra parte nel 2014 quando Putin si è impossessato della Crimea».

Ci sono persone che dicono né con Putin né con la Nato.


«Non sono d’accordo con questa affermazione, la Russia è il Paese invasore. Prima della seconda guerra mondiale molte brave persone hanno difeso la pace, hanno gridato «pace, pace, pace» ma quando Hitler ha iniziato a invadere non hanno più detto pace, hanno detto: «Questa è l’invasione di Hitler». Hanno identificato l’invasore. Putin e la Nato non sono la stessa cosa. Putin sta invadendo un Paese, distruggendo un Paese. Quindi non sono uguali».

Il sentimento anti-russo sta crescendo in Occidente. Cosa si può fare per fermarlo?


«Sono molto critico nei confronti di ciò che sta facendo Putin, ma continuerò a insegnare Dostoevskij e Tolstoj nella mia classe alla Columbia University. Sono sicuro che i miei studenti verranno numerosi. Essere arrabbiati per quello che sta facendo Putin è una cosa, ma dovremmo evitare di diventare razzisti nei confronti dei russi, non dovremmo proprio dare la colpa alla cultura russa che è una grande cultura. Purtroppo questo sta accadendo. Mi dispiace quando sento che un evento culturale russo o una lezione su Dostoevskij è stato cancellata, questo succede a New York ma può verificarsi nelle piccole università americane o in qualche altro posto».

Più di quasi ogni altro autore, lei ha scritto delle culture diverse e di come avrebbero potuto arrivare a capirsi. Ora Occidente e Oriente sembrano così divisi. Quanto è uno scontro tra due diversi modi di vedere la vita?


«Bisogna cercare di capire entrambe le parti in causa ma la sofferenza del popolo ucraino viene prima di tutto e questo lo voglio sottolineare. Ma quando comprendi i due litiganti le tue opinioni divergono, apparentemente non c’è soluzione, spero che si salvino vite umane, spero che Putin non bombardi così tanto l’Ucraina, spero che trovino una via d’uscita».

La Turchia mantiene stretti legami con Russia e Ucraina. È contraria all’invasione russa ma non approva le sanzioni europee e americane. Erdogan potrebbe avere un ruolo importante per raggiungere un accordo?


«No, non credo. La Turchia ha chiuso lo stretto dei Dardanelli applicando la Convenzione di Montreux. Sfortunatamente nei media turchi questa viene vista come un’opportunità per fare i affari. Della serie: possiamo vendere cose all’Ucraina, siamo amici sia dell’Ucraina che della Russia. Il che è in parte vero, ma la guerra non è mai un’opportunità di lavoro, non mi piace questo modo di parlare. Penso che alla fine la questione sarà risolta tra Putin e Biden. Erdogan e la Turchia vedono questa come un’opportunità per annunciare al mondo che la Turchia è un membro leale della Nato. Anche se il populismo di Erdogan non è stato rispettoso della Nato per molto tempo. Ma in questo momento si è allineato con la posizione della Nato, non dobbiamo dimenticare che la Russia è il vecchio nemico dell’Impero Ottomano. Anche l’Ungheria è schierata con la Nato, così come i Paesi baltici. Tutti hanno paura, quindi tutti hanno bisogno dell’ombrello della Nato. Sì può essere critici nei confronti di ciò che la Nato fa qua e là, ma se torniamo al Medioevo abbiamo anche bisogno di maggiore protezione dalla Nato».

È difficile essere un intellettuale in tempo di guerra?


«Lo è. Ogni giorno mi sento male per gli ucraini e cosa faccio? Niente. Ricordo Susan Sontag che andò in Bosnia quando fu bombardata o André Marlow che si recò in Bangladesh e Pakistan dove si unì al combattimento. Capisci lo spirito, capisci che devi essere modesto in tempo di guerra. Per calmare le persone, ed è quello che voglio fare con questa intervista, devi dimostrare di comprendere entrambe le parti ma non dimenticare mai la sofferenza del popolo ucraino».

Anche questa è una guerra di parole. C’è stata molta propaganda. Lavrov ha detto che non c’è un’invasione come se ciò che vediamo non fosse reale o non fosse ciò che appare.


«Sì questo è terribile, è l’odio dei social media. i vecchi giornali liberali stanno perdendo popolarità, ora ognuno ha il suo mezzo, il suo giornale, pensavamo che internet avrebbero reso le persone più informate, più precise, più obiettive. È successo il contrario, ognuno segue la propria linea nazionale. La tecnologia avrebbe dovuto essere il modo per avere più informazioni, purtroppo questo non ha unito il mondo ma ha allargato scandalosamente le divisioni. Vedere cosa pensa il popolo russo di questa guerra è davvero deprimente. O leggere sul New York Times
che i blogger cinesi stanno sostenendo i russi mi ha frustrato e deluso».

Tre reporter sono già stati uccisi in guerra, eppure a volte il giornalismo viene messo in discussione. Perché?


«Perché i media che tutti leggono, dal New York Ti

mes alla Frankfurter Allgemeine, da Le Monde al Corriere della Sera, purtroppo stanno perdendo il loro potere. Ormai le persone si informano su internet, non si fidano dei giornalisti, si fidano dei loro amici su Facebook che non sanno niente di niente. E invece di leggere i giornali dove c’è denaro, controllo e verifica dei fatti, preferiscono i social dove, come avrebbe detto Umberto Eco, c’è una nuova fantasia medievale. Ma dobbiamo essere forti, dobbiamo continuare a ripetere che esiste una verità oggettiva e io sono un romanziere quindi per me alla fine non c’è una verità oggettiva e bisogna capire tutte le parti. Non posso prevedere cosa accadrà in futuro, ma è molto deludente, molto straziante: la guerra fredda sta tornando, sono sicuro che l’Occidente continuerà a punire la Russia e sono sicuro che cercherà di imporsi. Anche la più piccola notizia di pace mi rende felice, voglio credere che arriverà».

Non è anche questa una questione di diritti umani? Il diritto del popolo ucraino ad avere un Paese, il diritto del popolo russo a protestare, il diritto alla libertà di parola.


«Sì, naturalmente. Woodrow Wilson ha detto che le nazioni sono libere di scegliere il loro destino ma questo ora non succede. Il diritto del popolo ucraino ad avere un Paese, il diritto del popolo russo a protestare, sì la libertà di parola è chiamata in causa ma la guerra non è su questo ma sul dominio, è una guerra medievale in cui il mondo è diviso, due parti si stanno confrontando ignorando la volontà del popolo ucraino. Il mondo va verso la divisione in due poli: la Cina e la Russia, Paesi autoritari che stringono alleanze, mentre il libero arbitrio dell’Europa occidentale si rafforza. Sono sicuro che l’Unione Europea sarà più forte così come la Nato, ma è questo che vogliamo? No. In effetti, se questa Guerra Fredda continua, la libertà di parola morirà da entrambe le parti. In Occidente molta gente non leggerà più Dostoevskij, in Russia non verrà letto Hemingway. Non voglio che ciò accasa. In questo modo non mi piace questo mondo polarizzato».

Secondo alcune fonti la Cina potrebbe decidere di aiutare la Russia fornendo nuove armi. Qual è l’obiettivo di Pechino? Invadere Taiwan?


«Non lo so, ma quello che vedo è che la Cina si sente rifiutata dall’Occidente e vede la Russia come un’amica. E questo nuovo mondo mi sta sconvolgendo».

La guerra è davanti ai nostri occhi come possono le persone negare la realtà dei video e delle immagini che provengono dall’Ucraina?


«Nei primi giorni di guerra ho visto su twitter video orribili e questo ti rende emotivo, ti fa arrabbiare, è come leggere un romanzo realista, anche più realista di qualsiasi romanzo. D’altro canto, però, attraverso questi filmati non ti rendi conto dek quadro generale, questo puoi farlo solo leggendo i giornali seri che sono ancora vivi ma stanno perdendo potere. Pensavamo che l’umanità potesse esprimersi attraverso internet, pensavamo di essere più liberi ma in qualche modo siamo anche prigionieri del web. Ma non dobbiamo dimenticarci che i Paesi repressivi vogliono controllare internet. Ci sono richieste del genere anche in Turchia e nella Russia di Putin».

16 marzo 2022 (modifica il 16 marzo 2022 | 22:32)

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, 2022-03-16 21:33:00, Dalla sua casa di Istanbul lo scrittore turco premio Nobel si esprime sulla guerra: «Non c’è democrazia se si parla di “dominio”. Una Terza guerra mondiale? Se sarà evitata è perché vale ancora la mappa della Guerra Fredda», Monica Ricci Sargentini

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