Ong e migranti, la linea di Meloni: sono minacce ridicole. Francia e Germania non rispettano le intese

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di Marco GalluzzoIl governo: tolgono i soldi? Non faremo più attraccare e le Ong andranno da qualche altra parte Giorgia Meloni non ha alcuna intenzione di fare marcia indietro. Ritiene quella della Francia una reazione sproporzionata e al tempo stesso una minaccia che si commenta da sola. Una minaccia che comunque non spaventa il governo italiano, tantomeno in quei riferimenti legati ai meccanismi finanziari di solidarietà che Parigi ritiene troppo lauti nei confronti del nostro Paese. Un ministro a Palazzo Chigi è appena uscito da una riunione con il capo del governo, la sua sintesi non ha sfumature: «Quelle di Parigi sono minacce ridicole, vogliono toglierci i soldi? Vorrà dire che non faremo attraccare più nessuno, le Ong andranno da qualche altra parte». La posizione del governo è unita, coordinata, senza interpretazioni diverse rispetto alle accuse che ci muove Parigi e a quell’invito rivolto agli altri Paesi dell’Unione europea a disdettare gli accordi sulla redistribuzione dei migranti siglati a giugno, sotto il governo Draghi. È una posizione che unisce il Viminale, gli Affari europei, lo staff diplomatico di Palazzo Chigi, il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che è in visita in Olanda insieme al capo dello Stato e che non distante da Sergio Mattarella detta alle agenzie il suo giudizio sulla vicenda: quella della Francia è «una reazione sproporzionata». Nelle stanze del governo aggiungono l’aggettivo «abnorme», dunque non solo al di là di ogni proporzione possibile con i dati di realtà e la vicenda della nave Ocean Viking, ma anche in qualche modo fuori da ogni canone possibile nelle relazione fra due Paesi che sino a due giorni fa hanno collaborato sul fronte migratorio. In questa vicenda esiste certamente qualcosa che non è emerso pubblicamente, un’incomprensione avvenuta tre sere fa, quando al rientro dall’Egitto, dalla conferenza Cop27, con una nota Meloni ringraziava il governo francese per la disponibilità ad aprire uno dei suoi porti. Forse all’Eliseo non hanno gradito un livello di pubblicità che avrebbero preferito diverso, forse le trattative erano in corso e un corto circuito nelle comunicazioni ha complicato una vicenda iniziata all’insegna del dialogo e terminata con uno scontro diplomatico senza precedenti. Di sicuro però, al di là di ogni ricostruzione, il governo italiano ritiene di essere nel giusto. Un altro ministro la mette in questo modo: «Quella della Ocean Viking, o scendono tutti o nessuno, è stato un ricatto. Tre navi in pochi giorni non sono stati un caso. Le Ong non possono avere il potere di determinare il rapporto fra gli Stati. Gli accordi di giugno, sottoscritti sotto la presidenza francese dell’Unione, agevolati da Macron, erano e sono giusti: finalmente si è preso atto che il Trattato di Lisbona parla di non solo di equa ripartizione delle responsabilità ma anche di solidarietà fra gli Stati. Peccato che siano quasi inapplicati, visto che in quasi cinque mesi la Germania ha preso da noi solo 75 migranti e la Francia ne ha accolti in tutto 38 su una promessa di 500. Come la mettiamo, chi è che non rispetta gli accordi?». Insomma se il Viminale ha cambiato la linea italiana rispetto al precedente governo è anche perché la dichiarazione che fu firmata dal ministro Lamorgese è rimasta in sostanza lettera morta. E «se diventano un caso 200 persone rispetto ai 90 mila migranti che sono attraccati sulle nostre coste nell’anno in corso, vuol dire che c’è sotto dell’altro — raccontano ancora nel governo —. Macron ha problemi di politica interna, su questa vicenda è scoperto sia a sinistra che a destra, deve affrontare uno sciopero generale, ma non pensi di intimorirci alzando i toni». Anche alla Farnesina la lettura della vicenda sposa il resto della linea governativa: «Non è normale che in alcuni momenti nel canale di Sicilia ci siano addirittura 15 o 16 unità navali delle Ong , con il supporto di due aerei da ricognizione. Non è normale che il capitano di una nave privata decida che uno Stato piuttosto che un altro debba aprire i suoi porti. Un anno fa il caso dei sottomarini all’Australia causò una crisi senza precedenti fra Parigi e Washington, che si è poi ricomposta secondo i rispettivi interessi economici, potrebbe accadere anche in questo caso». 11 novembre 2022 (modifica il 11 novembre 2022 | 07:39) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-11-11 05:50:00, Il governo: tolgono i soldi? Non faremo più attraccare e le Ong andranno da qualche altra parte, Marco Galluzzo

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