Omicidio Ciatti, al via il processo  Il papà: «Gli ho urlato che sono assassini, temo che restino impuniti»

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di Marco Gasperetti

Lo sfogo di Luigi Ciatti prima dell’avvio dell’udienza. Oggi sarà ascoltato in aula

Da cinque lunghissimi anni papà Luigi Ciatti aspettava questo momento. Voleva guardarli negli occhi quei due ceceni accusati di aver ucciso suo figlio Niccolò. Ieri mattina, poco prima le 9.30 è accaduto ed è stata un’esperienza drammatica. «Li ho visti arrivare come scolaretti accompagnati dalle loro mamme — racconta Luigi Ciatti —. È stato uno spettacolo indecente. Ho gridato loro che erano solo assassini anche se camuffati da bravi ragazzi. E che era inutile che stessero attenti a non mostrare muscoli, tatuaggi e la loro forza vigliacca. Gli ho detto che avevano ucciso un ragazzo buono, indifeso, stordito e in ginocchio, come un condannato a morte innocente».

Le hanno risposto, signor Ciatti?

«Hanno guardato me, mia figlia, mia moglie sconvolta dal dolore, poi hanno abbassato la testa. Sembravano le ombre dei picchiatori che erano e sono. Abbiamo gridato ancora che erano degli assassini. Mi sono avvicinato, mi hanno fermato. È arrivata anche la polizia spagnola, ci ha tenuto lontani».

Le hanno chiesto perdono i due imputati?

«Figuriamoci. Hanno soltanto pensato a recitare la parte che qualcuno gli ha imposto, quella vergognosa dei falsi innocenti».

Si è aperto un processo, devono essere ancora giudicati. Sono colpevoli a priori?

«Il processo in questa tragica vicenda dovrebbe servire solo a stabilire la pena. C’è un video che oltre ogni ragionevole dubbio racconta l’omicidio di mio figlio. Sequenze terribili e strazianti che ho visto e rivisto. È stato un agguato premeditato, un’azione coordinata, violenta e spietata. C’è anche il colpo di grazia, la pedata che ha spento la luce nella mente di Niccolò. In Italia sarebbero già stati condannati all’ergastolo. Qui in Spagna, cinque anni dopo, sono ancora liberi di muoversi dove vogliono mentre mio figlio è chiuso per sempre sotto una lastra tombale».

L’accusa ha chiesto 24 anni di carcere per il principale accusato e nessuna pena per il complice. Richieste giuste?

«Ripeto, in Italia i due imputati sarebbero stati condannati al carcere a vita. Temo che in qualche modo riescano a farla franca».

Perché?

«Racconteranno che è stato un incidente. Proveranno a confondere le idee alla corte. Ma se in Spagna la giustizia non è un ectoplasma questo processo non può che finire con una parola: condanna».

Domani sarete ascoltati come testimoni. Che cosa pensate di dire?

«Diremo ai giudici popolari e togati chi era nella vita Niccolò. Racconteremo la storia di un ragazzo straordinario, che amava la gente, il lavoro, la famiglia e risparmiava per mettere su casa. Pregheremo la corte di non ascoltare le sirene di chi lo ha ucciso. Non può esserci impunità o comprensione per chi ha commesso un delitto così terribile».

30 maggio 2022 (modifica il 30 maggio 2022 | 22:36)

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, 2022-05-30 20:43:00, Lo sfogo di Luigi Ciatti prima dell’avvio dell’udienza. Oggi sarà ascoltato in aula, Marco Gasperetti

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